Scanzi e Boldrini: crollano gli idoli della sinistra rosé

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È bufera sugli idoli della sinistra politicamente corretta italiota: parliamo del giornalista/opinionista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi e dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, entrambi al centro delle polemiche per due diversi scandali. In realtà, come avrete intuito, stiamo parlando del nulla, ma tant’è. Di seguito un rapido e spassosissimo ripasso di quanto sta accadendo a Scanzi e Boldrini, due idoli indiscussi della sinistra che piace alla gente che piace.  A parlare con Selvaggia Lucarelli e il Fatto Quotidiano è Lilia, una collaboratrice domestica moldava di Laura Boldrini: «A maggio dello scorso anno ho dovuto dare le dimissioni perché la signora, dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato. E io ho famiglia, dovevo partire da Nettuno e andare a casa sua a Roma, per tre ore di lavoro. Io sono andata al patronato, ho fatto fare da loro i calcoli. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita. Alla fine, tramite l’avvocato messo a disposizione dal patronato, ora siamo in contatto, mi faranno sapere. Io comunque la signora non l’ho mai più sentita, non la volevo disturbare. Mi dispiace perché non sono tanti soldi, circa 3.000 euro, forse è rimasta male che non abbia accettato di andare il sabato. Io ero dispiaciuta».

Boldrini, parlano le ex collaboratrici

Ma Lilia, come ricorda l’agenzia Adnkronos, non sarebbe stata l’unica ad aver avuto problemi di lavoro con la Boldrini, sempre secondo quanto scrive il Fatto. Anche Roberta, la sua ex collaboratrice parlamentare racconta al quotidiano diretto da Travaglio di mansioni che esulavano dai propri compiti contrattuali.  «Ho lavorato due anni e mezzo con la Boldrini – riferisce – posso dire che ho tre figli, partivo il martedì alle 4.30 da Lodi per Roma, lavoravo per tre giorni 12 ore al giorno, dalla mattina presto alle nove di sera. Per il resto lavoravo da casa, vacanze comprese. Guadagnavo 1.200 / 1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi. Ero assunta come collaboratrice parlamentare e pagata quindi dalla politica per agevolare il lavoro di un parlamentare, ma il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere. Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o pantaloni. Lei ha una casa a Roma, quando rimaneva sfitta io portavo pure gente a vedere l’appartamento o chiamavo le agenzie immobiliari».

Andrea Scanzi e il vaccino

La procura di Arezzo, guidata dal procuratore Roberto Rossi, ha aperto oggi un fascicolo conoscitivo sulla vicenda della vaccinazione del giornalista Andrea Scanzi, a cui è stato somministrata una dose di AstraZeneca venerdì scorso dopo che il suo nome era stato inserito nella lista della ‘panchina vaccinalè. Il fascicolo è stato aperto, secondo quanto apprende l’Adnkronos, “a modello 45”, senza cioè indagati e senza ravvisare al momento reati specifici. Nel fascicolo per ora sarebbero stati inseriti solo una serie di articoli di giornali che si sono occupati della vicenda.

Il Codacons si costituisce parte offesa nell’inchiesta aperta dalla Procura di Arezzo sul caso della vaccinazione di Andrea Scanzi. «Vogliamo capire se la procedura seguita sia stata corretta o se, al contrario, vi siano state irregolarità in grado di danneggiare la collettività – spiega l’associazione – Con la nostra costituzione di parte offesa chiediamo alla magistratura di chiarire alcuni aspetti poco chiari della vicenda, dall’effettivo ruolo di ‘caregiver’ del giornalista alla lista dei riservisti della Regione Toscana”. “Le disposizioni vigenti stabiliscono che hanno diritto alla vaccinazione in qualità di caregiver solo coloro che si prendono cura in modo continuativo di disabili o soggetti fragili – prosegue l’associazione – Questo significa che solo chi vive in casa con anziani e disabili e si prende cura di loro in modo permanente ha, per ovvie ragioni, priorità nell’accesso al vaccino».

 

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