“Procida capitale della cultura” è forse l’unica cosa da sottolineare del discorso di Giuseppe Conte di oggi. Non perché sia realmente rilevante, ma perché nel resto non c’è altro, oltre a una sequela incredibile di banalità, bugie e – perdonateci – esplicite idiozie.
“Procida capitale della cultura”: non si va oltre, e meno male
“La salute prima di tutto”, “tutelarla significa tutelare la produzione”, “lo spread”, “vocazione europeista”, “contrasto alle logiche sovraniste”, per non parlare dell’onnipresente “spread” richiamato, guarda un po’, nel contesto di una sfiducia di governo. Nel discorso di Conte c’è veramente di tutto, raccontato con la sicumera necessaria a renderlo reale presso le menti deboli.
E ci sarebbe da lanciare pomodori in libertà, non fosse altro che ogni affermazione del premier si è già smentita da sola da mesi. La “salute prima di tutto” non è la salute prima di tutto, dal momento che l’Italia è ai vertici nelle classifiche di presunti “morti di covid”, e no, “tutelare la salute prima di tutto” non “significa tutelare la produzione” dal momento che bloccare un’intera economia nazionale non rende esattamente salutare la vita delle persone che potrebbero finire in mezzo alla strada a causa di tutto ciò.
Forse un altro picco raggiunto dalle parole di Giuseppi, però, è quando mette “liberale” e “socialista” nella stessa frase. Una supercazzola alla cultura dominante e alla totale mancanza di sostanza invidiabile. Ma d’altronde, da chi sta per raggiungere l’altrettanto invidiabile record di presidenza del Consiglio in tre governi con tre diverse maggioranze parlamentari, non possiamo attenderci che perle.