Parler, ma anche Sfero. Dobbiamo usare le leggi del mercato per scalfire il monopolio a Facebook e Twitter. Non sarà facile né immediato, ma dobbiamo farlo. Non raccontiamoci frottole: vivremo un periodo più o meno lungo di transizione in cui continueremo a concentrarci sulle piattaforme più diffuse, semplicemente perché esse avranno una maggiore platea a cui rivolgerci nonostante le restrizioni crescenti. Il nostro obiettivo deve essere di ridurre quella platea, costantemente, giorno per giorno, anno per anno. Fino a dimezzarne l’efficacia e raddoppiarla, triplicarla, centuplicarla altrove.
Il mercato è ciò che domina questa società: usiamolo a nostro vantaggio
Ci dimentichiamo troppo spesso di un elemento fondamentale: siamo noi la fortuna di Mark Zuckerberg e Jack Dorsey. Siamo noi che, per carità in modo del tutto inconsapevole e legittimo, abbiamo loro conferito successo commerciale nel corso degli anni. Siamo noi che, senza versare un euro (almeno quello) abbiamo consolidato il loro dominio nel campo dei social network.
Twitter e Facebook, comunque la si veda, traggono le proprie fortune dalla più semplice delle dinamiche: l’adesione del pubblico. Ma il mercato totalmente libero, tra tante storture, ha almeno un aspetto positivo: può far naufragare i nemici se si palesano realtà alternative in grado di farli naufragare. O quanto meno può ridurre costantemente i loro guadagni e la loro influenza.
Non si dica che è impossibile. Semmai è difficile e, soprattutto, lungo. Per citare uno degli esempi più famosi, quello dei sistemi operativi, è noto quanto Microsoft fosse assoluta monopolista negli anni Novanta. La principale e possibile rivale, Apple, nello stesso periodo si trovava sull’orlo di un precipizio. In alcuni decenni la situazione è cambiata radicalmente e, al netto di chi detenga la maggioranza delle quote di mercato, l’azienda di Cupertino prospera anno dopo anno.
Dobbiamo decretare il successo delle alternative a Facebook e Twitter. Con lentezza, ma anche con una certa decisione, queste alternative si stanno mostrando agli utenti.
È giunta l’ora di iniziare a iscriverci e a postare, magari puntando su quelle più accreditate per smuovere un po’ la nostra innegabile pigrizia. Ma insisto: dobbiamo farlo.
Perché questa gente, inconsapevolmente, ci ha dato voce prima che i social diventassero una piattaforma di diffusione del pensiero. Resisi conto dell’inghippo, ci stanno mettendo all’angolo. Rigiriamola contro di loro.
Parler, Sfero, VK: le alternative
Bisogna essere realisti fin da subito. Non tutte le alternative hanno sviluppato ancora le premesse necessarie per poter affrontare questa sfida. Certamente, lo sta facendo Parler, che non a caso qualcuno ha definito “social network di estrema destra”, mentre sono ancora indietro i ragazzi di Sfero, il progetto italiano così accattivante dal punto di vista strutturale quanto ancora deboluccio sui mezzi tecnologici di diffusione (pesa tantissimo la mancanza di una app per smartphone, una cosa a cui i creatori stanno pensando ma che richede ovviamente ingenti risorse).
VK ha uno storico interessante e ha già tutto, tecnicamente, per sfondare. Ma ancora non h ottenuto il successo sperato.
Delle tre, attualmente Parler sembra decisamente la piattaforma più avanzata, quella che – d’altronde – ha avuto il maggior lancio pubblicitario, e la riprova è che ha subito attirato le attenzioni e le critiche dei padroni.
Se Telegram è riuscita a ottenere consensi nel mercato occidentale e – progressivamente – ad essere una reale alternativa a WhatsApp, non c’è motivo per ritenere impossibile una crescita esponenziale anche di uno qualsiasi dei social network “dissidenti” al pensiero unico globalista.
Non ci vorrà un giorno né tanto meno una settimana. E per lungo tempo continueremo ad utilizzare i social network dei padroni. Quindi siamo realisti: probabilmente il cavallo su cui puntare adesso è Parler. Noi, ovviamente, ci auguriamo che crescano tutte le altre realtà menzionate.
Nel frattempo le parole d’ordine devono essere le seguenti: iscriversi, scrivere, invitare amici. Usare il mercato libero contro di loro, fino a danneggiarli economicamente prima ancora che culturalmente. Questa è una battaglia destinata a durare una vita intera: chi non l’ha capito è bene che smetta da subito, invece di far perdere tempo a tutti.
(di Stelio Fergola)