#BlackLivesMatter è l’hashtag che a seguito dell’incidente che ha coinvolto George Floyd ha generato, oltre alle “proteste” – rigorosamente tra virgolette, visti i modi da delinquenti che sta esibendo l’America sedicentemente libera – anche le solite indignazioni contrite di tutto il mondo aristocratico dominatore della società occidentale, dagli artisti, ai capitani d’industria e, ovviamente, alla penosa stampa mainstream, animata dal solito antirazzismo di facciata. Sull’esistenza o meno del razzismo in America, abbiamo ampiamente espresso il nostro punto, motivandolo con dati concreti e non con le sensazioni. Ma descrivere l’ennesima dimostrazione di ipocrisia di questi viziati snob diviene il necessario passo successivo.
#BlackLivesMatter o #WhiteLivesMatter?
Perché a questo si assiste. I dati ve li abbiamo dati, vorremmo delle risposte argomentate minimamente paragonabili a ciò che mostriamo noi, ovvero atteggiamenti di sottomissione di autoumiliazione di una intera razza che chiede scusa per crimini – semmai – commessi da altri.
Vi risulta che le persone di colore nero chiedano scusa per il brutale assassinio commesso da Oseghale – in casa nostra – di Pamela Mastropietro? Per fare solo il primo esempio che viene in mente, dal momento che pare fin troppo chiaro che se un nero ammazza un bianco è un omicida, se avviene il contrario dovrebbe essere a prescindere razzismo. Nonostante dati e numeri non dicano nulla di tutto ciò, tanto negli USA quanto in Italia.
Eppure i poliziotti chiedono scusa per altri, i cittadini chiedono scusa e si inginocchiano per altri. Migliaia di persone chiedono scusa per le azioni di un individuo. Vi sembra normale? Non ci vedete proprio nulla di patologico? Difficile uscire da un turbine di stupidità simile, e fa rabbia, molta, che la cosa non venga percepita nonostante i dati di fatto che la contestano siano evidenti.
#BlackLivesMatter, la penosa Merlino in TV è la brutta copia delle scene viste negli USA
Myrta Merlino si inginocchia in apertura di trasmissione. Chiede scusa anche lei. O si inchina a non si sa bene cosa. L’importante è seguire l’onda, l’hashtag, la giornata perpetua dell’antirazzismo in assenza di razzismo dimostrato. D’altronde, basta che lo dicano tutti e diventa la verità. Anche se i dati dicono il contrario, anche se tutto dimostra l’esatto opposto. Dall’economia all’etica, il vizio di un mondo creato ad arte che non muore mai.
Se non per mostrarsi umani e sensibili solo per ciò che fa tendenza. E magari per iniziare a trarre spunto, magari per lanciare l’ennesimo assalto al presunto razzismo degli italiani, tentato innumerevoli volte, non si fosse scontrato con dati reali (su cifre fornite da “loro”, tra l’altro) e aperte fake news, di cui il caso Daisy Osakue resta forse quello più – amaramente – divertente.
Noi vi sfidiamo sempre, perché mostriamo i numeri e le evidenze, tutti linkati in questo articolo. Voi siete solo convinti che un bianco che ammazzi un nero sia questione di razzismo. La vostra è una fede, la nostra è la ragione.
(di Stelio Fergola)