USA, polizia violenta: il problema è davvero il razzismo?

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L’omicidio, brutale e immotivato, di George Floyd ad opera degli agenti della polizia di Minneapolis ha generato negli Stati Uniti un vero e proprio caos. Intere città sono state messe a ferro e fuoco dalla popolazione afroamericana (e non) in protesta per quella che denunciano essere una sistematica campagna di aggressione nei loro confronti da parte della polizia ormai invasa dal razzismo.

Floyd infatti rappresenta l’ennesimo caso di omicidio di un uomo di colore dovuto ad un uso scellerato ed eccessivo della forza ad opera degli agenti negli States.

Al grido di “Black lives matters” (la vita dei neri conta) in centinaia di migliaia stanno facendo sentire la loro voce lanciando accuse di razzismo e discriminazione.

Polizia e razzismo: i numeri

Tuttavia, prima di prendere una posizione, sia in un senso che in un altro, occorrerebbe analizzare i numeri (metodo che i giornalisti ad oggi, in preda a sempre più manifesti ormoni ideologici, hanno praticamente dimenticato) per poi porsi le giuste domande partendo dalle giuste premesse.

Ebbene, sulla materia i dati abbondano e le analisi da fare sarebbero molteplici. Ma cosa dicono i numeri?

Nel solo anno 2019, stando agli archivi del Washington Post, per mano della polizia sono morte ben 1004 persone.

In alcuni casi i dati del Post non riportano l’etnia (in 202 casi su 1004). Volendo però, per chi ha tempo e pazienza, si potrebbero analizzare i casi nome per nome, anche per gli anni precedenti al 2019 basandosi su un campione di quasi 6000 vittime. Per praticità però ci limiteremo ad eliminare i 202 “unknown” dell’anno scorso concentrandoci sugli 802 casi classificati per etnia, che rappresentano un campione comunque abbastanza corposo. Ebbene di queste 802 persone la maggioranza (370) erano bianchi. I neri sono stati invece 235.

In particolare è interessante analizzare i dati relativi agli omicidi avvenuti ad opera di poliziotti su persone disarmate. Anche perché qui i non classificati per etnia sono appena 3 e con una facile ricerca sui quotidiani si può colmare il vuoto ed effettuare analisi su un campione del 100%.

Ebbene, su 41 civili disarmati uccisi durante operazioni di polizia 21 (51.2%) erano bianchi. Seguono 10 neri (24.4%), 6 ispanici (14.6%) e 4 (9.8%) classificati come “altro”.

Un primo dato appare chiaro: le vittime della pluridenunciata brutalità della polizia a stelle e strisce sono in netta maggioranza i bianchi, nonostante resti molto alta la percentuale dei neri se rapportata alla popolazione. Ma andiamo per gradi.

Omicidi a sfondo razziale negli USA?

Per quanto riguarda invece gli omicidi tra la stessa popolazione scopriamo che il problema razzismo non sembra affatto incidere (o lo fa in maniera del tutto marginale) sulle morti violente. La fotografia che emerge andando a guardare i dati infatti è che, di solito, gli omicidi avvengono all’interno dello stesso gruppo etnico.

Stando al Bureau of Justice, infatti, nel 2018 su tutti gli omicidi in cui la vittima era un uomo di colore lo era anche l’assassino nel 70.3% dei casi. Anche gli omicidi di bianchi ad opera di neri rappresentano appena il 15.3% del totale su questa categoria etnica. Il dato è però ancora più interessante perché in palese contrasto con una tesi di presunta motivazione razziale. Quel 15.3% se rapportato alla popolazione di colore ci mostra invece come l’incidenza della criminalità degli afroamericani sui bianchi vada molto oltre il dato contrario.

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Criminalità: problema razzismo o povertà?

Passiamo dunque agli arresti. I dati 2017 forniti dall’FBI evidenziano che il 68.9% degli arrestati è bianco. Il 27.2 nero. Il 18% è ispanico.

I numeri legati all’etnia della popolazione carceraria rivela una incidenza molto forte sulla popolazione nera del tasso di criminalità.

Questo si attesta al 2.3% nei neri, 0.45 nei bianchi e 0.83 negli ispanici. I neri, che sono circa il 13% della popolazione residente avrebbero commesso infatti, nel 2017, ben il 52.2% degli omicidi (dati FBI).

La spiegazione di questi numeri può essere dovuta a più fattori. Ci sono infatti più voci che sostengono come la polizia sostanzialmente discrimini gli afroamericani di fatto falsando questi dati. Ma queste accuse, che arrivano da più parti, sono davvero difficili da provare in maniera oggettiva.

Un dato verificabile invece, che non si può evitare di tenere in considerazione è quello legato al fatto gli afroamericani siano nettamente l’etnia con il più basso reddito di tutti gli USA (e che la criminalità aumenti al diminuire del reddito è cosa scontata).

In particolare il “median household income” fotografa il reddito annuo medio delle famiglie americane. Dai dati raccolti nel 2016, quello dei bianchi si attesta a 67.865 dollari. Quello degli asiatici, l’etnia più ricca, è di ben 85.349. Sugli ispanici il dato scende drasticamente, 46.882 $ l’anno. Quello dei neri crolla addirittura a 30.555 (meno della metà dei bianchi e quasi 1/3 degli asiatici).

Sarebbe interessante a questo punto, più che incentrarsi esclusivamente sull’aspetto razziale (che di certo può spostare qualche voto ma che non per forza aiuta a chiarire la faccenda in maniera definitiva), verificare il reddito medio degli arrestati, di quelli uccisi e di quelli che denunciano un abuso di potere.

Certo, i dati, in ogni caso, anche a voler essere meticolosissimi, non dicono e non diranno mai tutto. Si potrebbero aprire infatti sull’argomento svariati ragionamenti e congetture, a partire dalle denunce continue di maltrattamenti da parte di afroamericani (specie in alcuni Stati degli USA) fino ad arrivare a ragionamenti sulla condizione psicologica di essere poliziotto in un Paese in cui tendenzialmente chiunque venga fermato in auto potrebbe avere un arsenale da guerra con sé.

Sono tutte variabili non verificabili coi numeri. Tuttavia evitare partigianerie aprioristiche (in un senso o nell’altro) e ragionare numeri alla mano quando si tratta di vite umane dovrebbe essere sempre la strada maestra.

(di Simone De Rosa)

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