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Coronavirus: psicosi o precauzione, si può fermare adesso

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Coronavirus, psicosi, precauzione. L’incapacità politica e soprattutto l’onestà del Governo passa ora il vero setaccio di valutazione: Carnevale e i suoi giorni di ferie in Piemonte, Lombardia e molte altre regioni, permettono all’esecutivo di tirare il fiato e poter ragionare lucidamente sul da farsi. Prima che sia troppo tardi.
Questo prima che la bomba Coronavirus rischi di deflagrare veramente, con numeri ingestibili e fuori dalla portata di qualunque sistema sanitario. Non si tratta di emulare Cassandra o simili figure di sventura ma porre la ragione davanti a tutti: i numeri non mentono mai.

Coronavirus: le cifre del potenziale contagio

Otto milioni e quattrocentomila alunni. Più docenti e personale ATA. Secondo l’ISTAT invece, la popolazione residente da zero a ventiquattro anni (quindi in età scolastica, dal nido all’università) risulta pari a circa dieci milioni e novecentomila potenziali alunni. (Tavola 3.2 – Popolazione residente per sesso ed età al 1° gennaio).

Il numero medio dei componenti delle famiglie, secondo l’ultimo Annuario Statistico Italiano del dicembre 2019, è in calo a 2,3 componenti. In particolare, di 25 milioni e 500 mila famiglie registrate, il 33,2% risultano quelle con prole. Quindi otto milioni e mezzo di famiglie hanno almeno un figlio. (Tavola 3.17 – Famiglie per numero di componenti e regioni).

Basterebbero queste cifre per capire quanto, in un solo giorno di lezione, potrebbe potenzialmente diffondersi il contagio. Perché se è vero che il numero massimo degli alunni è 22/27 a seconda del grado, negli intervalli spesso la circolazione è libera all’interno dell’istituto: basterebbe un solo infetto inconsapevole per contagiare una scuola e relativo indotto.

Psicosi da Coronavirus o semplice precauzione?

Qualcuno potrebbe dire “psicosi”: un conto è arginare e debellare un lieve contagio – Coronavirus o qualsiasi altro – come quello che sta attraversando in particolare il Nord Italia, un conto è contrapporsi a un problema divampato in fretta e con numeri decuplicati.
Del resto, siamo sinceri, quale genitore ha mai insegnato ad andare in bicicletta ai propri figli lasciandoli cadere o rischiando che si procurassero del male? Li si accompagna, per poi farli pedalare da soli.
Come diceva una vecchia pubblicità medica, “prevenire è meglio che curare”.
Mentre guardavamo i precedenti numeri, è intervenuto nuovamente il virologo Burioni che ha sentenziato: “non mandate i bimbi a scuola”.

“Me ne lavo le mani.”

A questo punto basterebbe far slittare di una settimana o due l’anno scolastico: prolungarlo a giugno, per non perdere giorni preziosi di scuola, non creerebbe grossi problemi. Tutti i docenti infatti, compresi i supplenti di III fascia, hanno contratto sino al 30 giugno.
Non farlo invece, rischiando il moltiplicarsi di infezioni gratuite, vorrebbe dire sporcarsi le mani di ogni nuovo caso creato: dal Ministero della Sanità a quello dell’Istruzione in giù ogni persona con possibilità di decidere del calendario dovrà ritenersi responsabile delle sue scelte.
Siete tutti grandi, prendetevi le responsabilità delle vostre azioni: di Ponzio Pilato, l’Italia ne ha già avuti troppi finora.

(di Davide Bologna)

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