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Coronavirus, spegniamo la tv e riscopriamo le nostre comunità

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Cari amici e lettori di Oltre la Linea,

Saranno settimane, se non mesi, particolarmente difficili per la nostra esistenza nelle quali le nostre abitudini e i nostri stili di vita subiranno delle modifiche. La diffusione del coronavirus nel nostro Paese ha costretto il nostro governo – a mio avviso giustamente  – a chiudere la Lombardia e altre 11 province italiane. Nell’articolo 1 della bozza del nuovo decreto del governo, che dovrebbe essere varato questa sera, compare il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 11 province, e l’estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna. Nel dettaglio, le province diventate “zona rossa” sono le seguenti: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria.

Misure draconinane contro questo coronavirus che forse mai avremmo pensato di vedere nel corso della nostra vita. Massima solidarietà a tutti i nostri lettori e collaboratori che vivono nelle zone rosse interessate. Sarà dura ma anche questo momento passerà. Non c’è nulla da fare: dobbiamo rassegnarci tutti al fatto che nelle prossime settimane dovremo limitare al massimo gli spostamenti e stare il più possibile a casa, come suggeriscono illustri virologi ed esperti. Solo così riusciremo a limitare la diffusione del coronavirus, l’evento geopolitico del 2020, il Cigno nero dei nostri anni.

Coronavirus, così possiamo riscoprire le nostre comunità

Dunque, casa dolce casa. Dato che non abbiamo altra scelta, cerchiamo di non farci assalire dallo sconforto e di vedere (per quanto possibile) il bicchiere mezzo pieno. Sì, sappiamo tutti perfettamente che le conseguenze economiche di questo stallo globale e dell’imminente dichiarazione di pandemia si faranno sentire, eccome. Non sappiamo come potrà autoregolarsi questo capitalismo finanziario che per definizione non ha regole né religione. Né come la pandemia da coronavirus influirà sugli eventi mondiali. Nulla dopotutto è più imprevedibile di un cigno nero.

Siamo testimoni di un evento che rimarrà nei libri di storia e che cambierà le nostre vite quanto l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 e la crisi economica del 2007-2008. In questi momenti bui, anche se qualcuno vorrebbe l’instaurazione di un governo mondiale, cerchiamo di riflettere sull’importanza dello Stato. La nostra unica arma di difesa. Per quanto riguarda noi, che fare, dunque? Visto che siamo costretti all’isolamento, spegniamo le tv, lasciamo perdere l’irrefrenabile morbosità dei media sul coronavirus, la frenesia del mondo globalizzato e riscopriamo le nostre piccole comunità, i nostri piccoli paesi e le loro bellezze. Spesso dimentichiamo delle meraviglie di cui possiamo godere girando l’angolo di casa nostra. Facciamolo con le nostre famiglie, che magari spesso trascuriamo per la nostra vita concitata e piena di impegni.

Per chi ha ancora li ha, passiamo del tempo con i nostri anziani, le persone più fragili in questa delicatissima fase. Molti di loro hanno superato la Seconda Guerra Mondiale, sopravviveranno anche a qualche stronzo liberale che li lascerebbe schiattare senza cure. Dimenticandosi che se l’Italia ha la sanità che ha, è grazie (anche) ai sacrifici immensi di quella generazione. Cerchiamo, nel profondo disagio di questo periodo, di aprire un libro in più e riflettere su noi stessi. Forse, quando tutto finirà, ne usciremo più forti.

(di Roberto Vivaldelli)

 

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