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Coronavirus: ora siete d’accordo che i confini servono a qualcosa?

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Il Coronavirus si sta diffondendo capillarmente anche in Italia, colpa del lassismo ai confini che non sono stati adeguatamente controllati. Non è un’opinione, ma un dato di fatto. Bloccare solo i voli diretti provenienti dalla Cina non è infatti servito a niente.

Bisognava infatti controllare tutti i passeggeri che atterravano nei nostri aereoporti anche da paesi terzi, magari dopo aver fatto scalo. Le polemiche sul paziente zero o meno non servono a nulla, serve lucidità e un’azione efficace.

Azione efficace che si può attuare solo se non ci si lascia sopraffarre dall’ansia e dalla pandemia. I casi in Italia ci sono, e sono numerosi, ciò non toglie che le autorità si siano mosse, seppur in ritardo, e bisogna avere fiducia.

Confini e Coronavirus

Il nostro paese si trova in una situazione molto pericolosa, il rischio pandemia e blocco è dietro l’angolo. Il tutto è dovuto alla miopia di una certa parte politica che non vuole solo limitare i controlli alla frontiera, ma cancellarli del tutto.

Del virus si sapeva da tempo, e per più di un mese le autorità potevano prendere le giuste precauzioni. Ciononostante stiamo vedendo sui media nazionali – primi allarmisti e prima causa di pandemia- immagini apocalittiche di supermercati vuoti e code per comprare generi di prima necessità.

Per quanto riguarda l’argomento abbiamo contattato Fausto Andrea Marconi, autore del libro edito da Passaggio al Bosco Edizioni, “Confini, storia di frontiere muri e limiti da Roma a Schengen“, per fargli qualche domanda.

confini libro coronavirus

Due parole con l’autore di “Confini, storia di frontiere muri e limiti da Roma a Schengen

 

La situazione è sfuggita di mano, sarebbe il momento per un bel “ve l’avevo detto!”, non pensa?

Non penso proprio, anzi, è il momento di avere fiducia nelle istituzioni e nello Stato che, seppur in ritardo, sta prendendo le giuste precauzioni. A volte possono sembrare eccessive, come il divieto per i locali e bar di chiudere alle 18.00, ma, come dicevano gli antichi “melius est abundare quam deficere“. È sempre meglio prendere precauzioni eccessive piuttosto che ritrovarsi nel Caos. Sono invece d’accordo sul fatto che si poteva evitare il dramma di questi giorni.

Ciononostante diversi attori politici nazionali, Salvini e Meloni in primis, è da anni che vanno dicendo di inasprire i controlli – o almeno attivarli- alla frontiera per poter evitare problemi e situazioni come queste. Come mai questi consigli sono andati nel vuoto e perché il tema dei confini è così avverso alla sinistra liberale e globale?

Anche questo è vero. Da molto tempo entrambi parlano di messa in sicurezza dei confini del paese, ovviamente quelli esterni e non con altri paesi UE. Salvini, proprio qualche giorno fa, era stato criticato per aver detto di blindare tutti i confini del paese. Col senno di poi andava fatto. Sul perché i confini siano così avversi alla sinistra odierna è presto detto: essi sono nemici del Capitale globale ed amici delle identità e dei popoli. E la sinistra di oggi, postmarxista e postcomunista ha abbracciato tutte le idee liberali e liberiste della borghesia di ieri. Non è un caso infatti che si parli di “radical chic” come di una supposta “èlite”.

Ma questo odio per i confini, che senso ha?

Guardi, di senso non ne ha proprio nessuno. Anche perché i confini sono antichi quanto la stessa civiltà umana. Essi sono anzi il primo segno di civiltà insieme all’agricoltura e alla sedentarizzazione. Nulla togliendo alle antiche popolazioni nomadi, la civiltà umana come la conosciamo noi fatta di comunità, gerarchia, ordine e sacro nasce proprio laddove l’uomo si fa colono e soldato.

Roma ne è un esempio perfetto. Roma nasce nel momento stesso in cui Romolo, re e sacerdote, incise con il vomere di bronzo la terra del colle Palatino. Sancendo così un rito sacro benedetto dagli dèi e volto a creare ordine nell’indistinto e caotico mondo. Il confine infatti è ordine, è sicurezza, ma questo non vuol dire che sia per forza esclusione.

Chi parla di confini viene sempre identificato con un “costruttore di muri”, mi sta dicendo che non è così?

No, per niente. È vero che nell’immaginario comune i muri sono i confini per eccellenza, dalla Grande Muraglia Cinese fino al Vallo di Adriano. Essi ci affascinano e rapiscono la nostra immaginazione; ma sono gli uomini, e non le pietre, a fare i confini. Sparta, ad esempio, non aveva bisogno di mura, perché la sua difesa più potente erano i cittadini cresciuti nel culto dei più antichi valori, della cosa pubblica e della comunità. I confini non sono un aut aut, un dentro o fuori, sono anzi lo strumento che ci permette di fare chiarezza e di aprirci all’altro senza paura.

Controlli efficienti ai confini permettono l’ingresso in casa nostra di forze, persone, merci e capitali sani ed utili, mentre lo proibiscono a malattie – come sarebbe dovuto essere-, droga, malavita e persone indesiderate. Ciò che conta sono gli uomini e l’uso che ne fanno.

Quale è dunque il suo invito in un momento come questo?

L’unico invito che posso dare in questi tempi così caotici è quello di ritrovare il proprio centro e i propri “confini” interiori. Solo in questo modo si possono affrontare questi giorni di ansia e pandemia. Lucidi a noi stessi e agli altri si può agire di conseguenza, ascoltando le indicazioni delle istituzioni ed evitando panico e disordine inutile. Qualora piombassimo nel Caos ne potremmo soffrire tutti.

Grazie mille, la ringrazio per il veloce scambio di parole, mi scusi invece se non le stringo la mano. Potremmo fare come suggerisce il buon Feltri…

…Ma Fiano si arrabbierebbe! Sono io a ringraziare per la chiacchierata.

(Intervista a Fausto Andrea Marconi a cura di Alessandro Venier)

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