Se non una palese collusione con un competitor internazionale – della quale, tuttavia, esistono attualmente speculazioni e legittimi dubbi, piuttosto che prove o certezze -, quantomeno un evidente conflitto di interessi emerge da un recente fatto di cronaca politica d’Oltralpe. Sandro Gozi, uomo del Partito Democratico ed ex Sottosegretario dei governi guidati da Renzi e Gentiloni fra 2014 e 2018, è stato scelto da Philippe d’Eduard, facente parte dell’esecutivo del Presidente Emmanuel Macron, come Responsabile delle Politiche Europee.
Come riporta Le Figaro – la cui notizia è stata rilanciata in Italia da Rai News -, «Gozi avrà il compito di “monitorare la creazione delle nuove istituzioni europee e le relazioni con il Parlamento Europeo in stretta collaborazione con il Segretariato Generale per gli Affari Europei di Palazzo Matignon” [la sede del Primo Ministro francese, N.d.R.]».
Dunque, una scelta pienamente europeista per l’ex deputato renziano, e peraltro effettuata non nel Paese natio, bensì presso lo Stato francese, il quale – sino a prova contraria – è solito rivaleggiare con l’Italia dal punto di vista commerciale. Senza considerare l’appartenenza della Francia stessa (assieme alla Germania) alla cabina di regia dell’Unione Europea, un impero “carolingio” di natura neo-liberale, come perfettamente l’ha inquadrato il professor Wolfgang Streeck.
Del resto, una tal tipo di opzione si sposa perfettamente con il curriculum di Gozi: negli anni Novanta ha dato principio alla sua carriera diplomatica, ricoprendo diversi ruoli a livello europeo (membro del Gabinetto della Commissione Europea di Romano Prodi e consigliere del Presidente di Commissione Barroso, tra gli altri). Nel 2013 è stato scelto come vicepresidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. La sua presidenza (dal 2018) a capo del Movimento dei Federalisti Europei è una conferma scontata della sua dura e pura credenza nell’UE (come peraltro ampiamente testimoniato dai social).
Nel 2014 entra a far parte dell’esecutivo a guida PD, con Matteo Renzi che lo scelse in qualità di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche europee; confermato da Paolo Gentiloni, il suo mandato è scaduto il 1°giugno del 2018, quando è entrato in carica il governo giallo-verde di Conte.
Il suo progressivo avvicinamento politico alla Francia, oltre ad essere stato coltivato grazie agli studi, è stato lapalissiano nel 2014, quando il Presidente d’Oltralpe François Hollande gli conferì la Legione d’Onore, un’onorificenza spettante a coloro che abbiano reso decoro, integrità e grandezza alla Francia. Nel 2019, infine, la sua scelta di correre alle Europee con “Renaissance“, lista succursale di “La République En Marche”, prima di questa benemerenza (ed incarico ufficiale) datagli dal governo di Macron.
Ordunque, presa visione della carriera politica di Sandro Gozi, e del suo apice appena venuto in essere, è quanto mai necessario interrogarsi sui motivi e sulle scaturigini che hanno condotto a questo stesso culmine: un ex deputato e ministro italiano scelto in Francia come membro di un esecutivo, e per di più con mansioni di calibro e respiro europei.
Senza voler cadere in accuse che non abbiano prove consolidate, è invece assolutamente fisiologico e naturale domandarsi quali interessi abbia scelto di perseguire Gozi durante il suo mandato per il popolo italiano, a seguito del quale invece ha ricevuto un incarico di prestigio dal governo francese: quali dossier sono passati tra le sue mani? Come sono stati gestiti politicamente? Verso quale direzione e con quali intenti?
Le tempistiche del resto – tipiche della “Matrix Europea” denunciata da Francesco Amodeo nel suo libro d’inchiesta – sono perfette: nel gennaio del 2014 riceve la Legione d’Onore, e nel febbraio dello stesso anno entra in carica con il governo Renzi agli Affari Europei; nel settembre del 2018, tre mesi dopo la vittoria e l’accordo di MoVimento 5 Stelle e Lega, diviene presidente dei Federalisti Europei; nel marzo del 2019 corre alle Elezioni Europee con Macron; adesso, mese di luglio, entra nel governo di quest’ultimo, con la stessa mansione ricoperta in Italia. Una consequenzialità cristallina ed impeccabile.
La denuncia più brillante e riflessiva è arrivata da Pino Cabras, deputato sardo pentastellato: «Dopo le schiere di tredici esponenti PD – da Fassino a Franceschini, passando per Letta e Sala – che negli ultimi sedici anni hanno ricevuto la Legion d’Onore francese, non potendo ricevere una seconda onorificenza, per Sandro Gozi è scattata direttamente la nomina a responsabile degli Affari Europei del governo Macron.
Di fronte alla rapida carriera nella politica francese dell’ex sottosegretario agli Affari Europei dei Governi Renzi e Gentiloni ci chiediamo: quali dossier tra Italia e Francia ha trattato Sandro Gozi, evidentemente non certo a sfavore degli amici d’Oltralpe durante il suo mandato governativo con Renzi e Gentiloni?
La collaborazione tra i popoli è importante, ma qui, dopo aver ricoperto un ruolo delicatissimo in due governi italiani si passa direttamente – e con le stesse mansioni! – a far parte di un governo di un altro Stato dell’Unione Europea. È una nomina che desta politicamente più di un sospetto e che inquieta».
Molti sospetti emergono legittimamente, altrettante preoccupazioni per un tradimento scelto, calibrato e concordato sorgono: l’idea di una collusione – non soltanto della singola persona, ma di tutto il suo partito – con un Paese competitor e rivale non sfiora semplicemente la mente, ma la assilla del tutto. Anzi, viste le scelte del governo cui egli ha partecipato, tutto ciò prende sempre più corpo, sempre più carne, sempre più realtà: giustificata dal medesimo protagonista dei fatti con la sua spinta europeista (implicitamente, anti-populista ed anti-sovranista). Dall’ombra occultata, alla palese luce del sole.
In attesa di vedere se effettivamente ci saranno sviluppi di tipo politico o giudiziario su questo fatto – come già molti auspicano e ritengono necessario [1] -, ed in attesa di seguire il prosieguo della vicenda e la sua evoluzione, vale la pena ricordare una massima di papa Pio XI, poi divenuta proverbiale – ed erroneamente (ma non a torto) attribuita ad un grande statista italiano, Giulio Andreotti -, calzante a pennello con tutto questo: «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca».
(di Lorenzo Franzoni)
[1] Il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena, così si è espresso sulla questione a TPI: «A mio avviso l’ex sottosegretario Sandro Gozi ha già perduto automaticamente la cittadinanza a causa dell’incarico accettato in Francia, ai sensi dell’art.12, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91. […] Nel caso di Gozi non può trovare applicazione l’art. 22 della Costituzione, poiché i cosiddetti motivi politici di cui parla questo articolo attengono alla libertà delle scelte politiche di ciascun individuo, ma sempre nell’interesse dell’Italia, interesse che è oggetto fondamentale di tutela da parte della nostra Costituzione. Gozi, invece, ha accettato un incarico politico in Francia, in favore del Popolo francese e non del Popolo italiano e, poiché gli interessi francesi non corrispondono a quelli dello Stato italiano, egli si trova ad agire anche contro gli interessi italiani. Il meno che si può fare è riconoscere che egli ha perso automaticamente la cittadinanza italiana».
Gli hanno fatto coro – come si può leggere sul Corriere della Sera – il MoVimento 5 Stelle, attraverso le parole di Luigi Di Maio («Bisogna valutare se togliere a Gozi la cittadinanza: è una questione inquietante: un nostro sottosegretario, anche se era del PD, adesso diventa esponente di un altro governo, con cui abbiamo tante cose in comune ma anche molti interessi confliggenti sul tema dell’economia, della concorrenza di alcune nostre aziende, anche nel Consiglio europeo»), e soprattutto Fratelli d’Italia, con una lettera di Giorgia Meloni: «Non capiamo da dove possa scaturire tanta riconoscenza da parte dello Stato francese nei confronti di Sandro Gozi, ma le norme sulla cittadinanza italiana precisano che, motivo di perdita della nostra cittadinanza possa essere il conseguimento di cariche pubbliche da parte di uno Stato estero. Ci appelliamo a Lei, presidente Conte, per impedire a chi abbia avuto la possibilità di accedere a dossier rilevanti per l’interesse nazionale di cambiare casacca impunemente e militare per altre nazioni. Le chiediamo, quindi, di avvisare Sandro Gozi che non sarà tollerata la sua scelta, rispetto alla quale non esiterà alla intimazione di legge e alla consequenziale procedura di revoca della cittadinanza».
Inoltre, nonostante le difese d’ufficio di PD e +Europa in merito alla scelta di Gozi (con l’usuale qual certa disconnessione dalla realtà, e relativa fuorviante categorizzazione esasperata della stessa), persino un uomo di un’importante frangia interna dell’opposizione, ossia Carlo Calenda (non esattamente un sovranista), si è espresso duramente su Twitter nei confronti dell’ex sottosegretario renziano: «Non si entra in un Governo straniero. Non si tratta di un gruppo di lavoro, ma di ricoprire per due mesi nel Governo Francese la carica che ha ricoperto nel nostro Governo, conoscendo posizioni ed interessi anche riservati non sempre coincidenti. Semplicemente non esiste».