È stato vicino al barcone dei migranti per oltre 12 ore, in acque territoriali maltesi, il peschereccio “Accursio Giarratano”, guidato dal comandante Carlo Giarratano.
“Non li avremmo mai lasciati alla deriva: si torna a casa dalle nostre famiglie dopo che abbiamo conosciuto la loro sorte” ha dichiarato. “Mio figlio Accursio è morto nel 2002, dopo una lotta lunga due anni contro un male incurabile che lo aveva colpito. Se n’è andato che aveva appena 15 anni, e la nostra barca oggi porta il suo nome. (…) Come potremmo voltarci dall’altra parte di fronte alle richieste di aiuto che provengono da esseri umani, che possono essere anche bambini, che magari ci guardano con gli occhi di mio figlio? No, noi li salviamo, e lo facciamo anche pensando al mio ragazzo, perché lui era come noi, e da lassù ci benedice“.
Il peschereccio siciliano, attivo anche in acque internazionali in quanto autorizzato alla pesca mediterranea, ha incrociato, a circa 50 miglia da Malta, un barcone con a bordo 50 persone e gli ha prestato soccorso.
“Non conosciamo la loro nazionalità, non possiamo lasciarli alla deriva, vorremmo poterli consegnare ad una autorità marittima disponibile, sia italiana che maltese.” Questo il messaggio lanciato dal peschereccio alle autorità.
La Valletta, dal canto suo, ha bloccato l’equipaggio ed ha negato la propria disponibilità ad offrire un porto sicuro.
Sono dovuti intervenire dunque gli uomini della motovedetta cp319 della Guardia Costiera proveniente da Lampedusa, che hanno soccorso la nave e hanno portato i migranti verso l’isola.
(La Redazione)