Europa

Europa e magistratura, democrazia a rischio

Europa – intesa come Unione Europea – e magistratura rappresentano una minaccia per la nostra democrazia? Andiamo con ordine. La decisione del gip di Agrigento, Alessandra Vella, di non convalidare l’arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra non nasce dal nulla. Al di là del merito giuridico della vicenda che lasciamo ad altri, tale decisione è frutto di un clima politico-culturale ben preciso. Il politologo Samuel  P. Huntington riscontrava, negli americani, «la loro propensione a diffidare dello Stato, a sfidare l’autorità, a propugnare il controllo delle istituzioni, a incoraggiare la competizione, a santificare i diritti dell’individuo».

Anche la magistratura italiana, legata culturalmente e storicamente alla sinistra liberale italiana – ne è prova l’esistenza di una corrente apertamente schierata e ideologica come Magistratura Democratica, che definisce il Decreto Sicurezza Bis «pericoloso e anticostituzionale –  è figlia di quel clima schiavo del politicamente corretto, ereditato dalla New Left statunitense e dai liberal d’Oltreoceano: una cultura che santifica i diritti dell’individuo a discapito della società.

La dittatura dei diritti dell’uomo e la magistratura

Come spiega magistralmente Jean-Louis Harouel nel suo phamplet I diritti dell’uomo contro il popolo «in maniera deliberata, la religione dei diritti dell’uomo preferisce gli stranieri, gli immigrati, e i figli degli immigrati. Insomma, l’amore per l’altro fino all’oblìo di se stesso! I millenaristi che sono adepti ferventi del ‘culto immigrazionista’ sublimano come articolo di fede l’idea che il potere politico non abbia altra possibilità se non quella di piegarsi con zelo a queste felice fatalità storica che è il flusso senza fine dell’immigrazione extra-europea. L’ideologia immigrazionista lotta per iscrivere il diritto d’immigrare tra i diritti dell’uomo».

In Italia, una magistratura pesantemente ideologizzata rappresenta un grave deficit democratico. Come ha scritto anche Stelio Fergola: «L’Italia è una Repubblica non democratica fondata sulle sentenze. La sovranità appartiene alla magistratura, che la esercita al di fuori dei limiti e delle forme previste dalla Costituzione. Carola, quella che entra illegamente in acque e porti, quella che assalta le motovedette della Guardia di Finanza, viene scarcerata tranquillamente e senza colpo ferire, e la gip “smonta” (per usare il verbo di cui si stanno gloriando praticamente in massa tutti i giornali mainstream e immigrazionisti vari, da Repubblica, a Il Post fino all’immancabile Open). La decisione più telefonata della storia dei giudici italiani ci spinge, anzi ci obbliga, a riformulare l’articolo 1 della Costituzione italiana nella maniera di cui sopra».

L’Unione europea e la democrazia: dov’è?

Mentre la magistratura santifica i diritti individuali a discapito dello Stato e della sua sovranità nel nome del liberalismo progressistas, con le ONG che ora riprenderanno fiducia e vigore nella loro azione di agenti provocatori, l’Italia si ritrova ingabbiata nell’impero neoliberale d’Europa sorretto dall’asse franco-tedesco. Dopo averla minacciata per settimane, la Commissione europea ha annunciato oggi di avere ritirato la proposta di raccomandare ai ministri delle Finanze una procedura per debito eccessivo contro l’Italia. La decisione è giunta dopo che il governo Conte si è adoperato per rimettere in careggiata i conti pubblici del 2018 e del 2019.«Riteniamo che una procedura per debito eccessivo non sia più giustificata – ha detto il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici in una conferenza stampa qui a Bruxelles –. La correzione decisa dal governo Conte di 7,6 miliardi di euro, pari allo 0,42% del PIL, è molto molto significativa».

La verità è che la decisione di ritirare – per il momento – la procedura d’infrazione è squisitamente politica. L’annuncio – non è un caso – è arrivato dopo l’intricata partita delle nomine Ue che ha portato alla presidenza della Commissione la ministra della Difesa tedesca Ursula von der Leyen, della Cdu e alla guida della Bce la francese Christine Lagarde, attuale direttrice del Fondo monetario internazionale. La prova che la minaccia di una procedura d’infrazione era solamente un ricatto che pendeva contro il nostro Paese. Un ricatto politico da parte dell’Europa.

Gli italiani, come hanno dimostrato le elezioni politiche dello scorso e le ultime elezioni europee, rifiutano l’immigrazione di massa e vorrebbero una politica di crescita ed espansiva per il nostro Paese. Unione Europea e magistratura non lo consentono, e questo è un problema per la democrazia italiana.

(di Roberto Vivaldelli)

 

 

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