WSJ: due attacchi razzisti su tre sono bufale

WSJ: due attacchi razzisti su tre sono bufale

Quando ho chiesto a Wilfred Reilly riguardo la nomina del pubblico ministero per la riapertura del caso di Jussie Smollett, mi è sembrato cautamente ottimista. Reilly è autore di un nuovo libro, “Hate Crime Hoax”, nel quale spiega nel dettaglio come l’iniziale pubblicità che ricevono i presunti crimini di odio tenda a non scomparire anche quando le accuse si rivelano false.

Quindi, la copertura mediatica che ha ricevuto Jussie Smollett – l’attore televisivo accusato di avere finto un attacco razzista a gennaio, per poi vedere i sedici capi di accusa a suo carico decaduti per ragioni che gli inquirenti non hanno mai reso chiare – significa qualcosa?

È l’archetipo del finto crimine di odio. È uno dei più chiari esempi di questo genere”, ha detto Reilly. Un uomo apertamente gay che vive in una delle metropoli più aperte e diverse del paese viene attaccato da due supporter bianchi di Donald Trump, i quali brandiscono flaconi di candeggina e un cappio mentre urlano insulti razziali e omofobi?

“È una situazione così estrema e bizzarra che ti viene da pensare quanto, negli Stati Uniti, siamo regrediti a livello di diritti”. La nomina di un inquisitore speciale, e la possibilità di infliggere nuove accuse a Smollett, è un buon segno, dice Reilly, “ma vedremo lo stesso tipo di copertura mediatica quando viene colpita una persona non famosa?”.

Reilly è professore di scienze politiche alla Kentucky State University, e il suo interesse per i crimini di odio risale ai suoi tempi dell’università, quando si è reso conto che molti degli incidenti che avvenivano nella sua città si erano poi rivelati falsi. Nel 2012, un noto gay bar nella periferia di Chicago è stato dato alle fiamme, e il proprietario ha detto che si trattava di un attacco omofobico.

Lo stesso anno, gli studenti neri dell’Università di Wisconsin-Parkside hanno denunciato minacce di morte da parte di gruppi estremisti e trovato un cappio alla porta del dormitorio. In realtà, il proprietario del bar si è dichiarato colpevole di avere dato fuoco al suo stesso locale per truffare l’assicurazione. E le minacce e il cappio provenivano da un altro studente nero.

Più si sono susseguiti gli incidenti, più è cresciuto lo scetticismo di Reilly. “Questo fenomeno dei finti crimini di odio non sembra essere su piccola scala, o su scala regionale”. Un pastore gay in Texas ha accusato un negozio Whole Food di avergli venduto una torta con degli insulti omofobi. Il negozio ha dimostrato, attraverso un video, che il pastore stava mentendo. Una donna bianca dell’Oregon si è sfigurata la faccia con l’acido e ha detto che l’aveva attaccata un uomo nero, poi si è scoperto che la storia era del tutto falsa. Dopo che in un bagno dell’Università di Buffalo sono stati trovati cartelli con scritto “solo per bianchi” e “solo per neri”, uno studente nero ha ammesso di averli messi lui.

Reilly ha compilato un database di 346 crimini di odio, e scoperto che meno di un terzo si sono rivelati veri. Spostando la sua attenzione verso le accuse false, ha messo insieme 400 casi confermati di accuse false avvenute tra il 2010 e il 2017. Reilly ammette che il numero esatto di accuse false è probabilmente impossibile da conoscere, ma dice che “con assoluta certezza il numero è ancora più alto”. E aggiunge: “non parliamo di alcune mele marce”.

La più grande preoccupazione dell’autore, e non a torto, è la crescente politicizzazione dei crimini di odio, specialmente quando sono rivolti a gruppi sottorappresentati, e a prescindere che questi fatti siano realmente avvenuti o meno. La triste realtà è che non c’è carenza di individui e di entità con tutto l’interesse ad esagerare le tensioni razziali negli USA – dalle organizzazioni per i diritti civili ai professori di studi di genere e di razza fino alle grandi aziende.

Questi presunti incidenti vengono strumentalizzati da politici e attivisti che vogliono nutrire la sacrosanta fede, presente soprattutto tra i liberal, per la quale la discriminazione e l’oppressione sono i principali fattori dell’ineguaglianza. “Nei media mainstream sentiamo parlare di queste nuove e spaventose forme di razzismo: privilegio bianco, appropriazione culturale, bigottismo subdolo”, e tuttavia “una grossa percentuale di questi orrendi crimini di odio, portati come prova del nuovo bigottismo, sono falsi”.

Se “Hate Crime Hoax” offre diversi esempi – quasi cento – per illustrare questo fenomeno, ha già fornito un importante servizio pubblico. Ma Reilly vuole evidenziare un punto molto più grande: il caso Smollett non è un caso isolato, è la norma. E la mancanza di interesse dei media a smontare bufale che non riguardano persone famose è una grossa parte del problema.

(dal Wall Street Journal – traduzione di Federico Bezzi)

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