Perché l’Occidente odia sempre di più se stesso? Qualche ipotesi

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Un operaio pulisce i graffiti da una statua del generale di brigata Thaddeus Kosciuszko della Polonia in Piazza Lafayette, vicino alla Casa Bianca, a Washington DC. Nella mia adolescenza, criticare l’implacabile struttura degli Stati Uniti era come prendere a calci un carro armato in pantofole da camera. La “maggioranza silenziosa” di Richard Nixon era patriottica. Inveire contro il vergognoso lato oscuro della storia del mio paese – la schiavitù, il genocidio dei nativi americani – sembrava irritante.

Scorrendo avanti veloce, in Occidente distruggere il proprio paese è diventata una preoccupazione centrale della classe dominante. Amministratori universitari, membri del consiglio aziendale ed opinionisti dei media competono tra loro su chi riesce a denunciare la propria disgustosa società con più fervore. La vergogna, o ciò che passa per essa, è la nuova ostentazione. Lo stesso presidente americano denuncia il “razzismo sistematico” del suo paese. Molto più che cantare insieme “The Star-Spangled Banner” ad una partita di calcio o (apriti cielo) “Rule, Britannia” ai Proms, unirsi al coro che proclama l’odiosità dell’America o della Gran Bretagna è diventato decisamente conformista – una regione per cui fare la cacca in tutto il mio paese natale ha da tempo cessato di essere divertente. 

Ora il disprezzo di sé è divenuto mainstream, il report di aprile commissionato dal governo, il quale attesta che il Regno Unito non è “istituzionalmente razzista”, è ciò che si qualifica come veramente tagliente; la sua affermazione che piuttosto la Gran Bretagna dovrebbe fungere da modello per gli altri paesi a maggioranza bianca è ciò che è qualificabile come genuinamente coraggioso. Di sicuro il suo principale autore, il capo della Commissione sulle disparità razziali ed etniche, avrà fatto un confronto con Goebbels.

Su Twitter, un parlamentare laburista ha equiparato i commissari ai cross-burners del Ku Klux Klan. Sulla prima pagina del Guardian, la madre dell’adolescente assassinato Stephen Lawrence ha criticato le eretiche conclusioni del report come un “dare il via libera ai razzisti”. Su Channel 4 News, un ex sovrintendente della polizia del Met ha apostrofato il documento per aver “ostacolato l’uguaglianza razziale per decenni” (ora, questa è una potente pila di carta). Così esagerata, così estremamente arrabbiata da avere la schiuma alla bocca, con gli occhi sporgenti ed ipertesa era l’immediata reazione al fiammante report che l’esibizione era quasi comica.

Le lezioni sono chiare. Al giorno d’oggi la sfumatura morale è un anatema. Difendi il tuo paese a tuo rischio e pericolo. Dato il vetriolo che hanno dovuto affrontare, non dovremmo essere sorpresi se gli autori del report (9 su dieci non bianchi) fossero costretti a nascondersi. Solo una conclusione non avrebbe sollevato alcun problema: che il Regno Unito è irreparabilmente, irrecuperabilmente, imperdonabilmente razzista, fino al livello cellulare, e dannato per sempre. Perché non è un’opinione marginale. È il punto di vista abbracciato da ciò che una volta era chiamato “Establishment”, ciò che i conservatori ora chiassano “élite liberale”, e ciò che per i suoi membri si qualifica semplicemente come i ranghi dei civilizzati.

Chiaramente, l’atteggiamento progressista sia in Gran Bretagna che in America è destinato al consumo interno. Giocare a paintball contro la bandiera è uno sport interno. Ma ciò che impedisce alle estasi teatrali di auto-mortificazione nazionale di essere meramente divertenti – una moda politica passeggera che, ahimè, non sembra passare abbastanza velocemente – è chiunque altro stia guardando lo spettacolo. Il Partito Comunista Cinese potrà limitare l’accesso ad internet del suo popolo, ma la leadership terrà sotto controllo il Guardian, il New York Times e Channel 4 News.

Di conseguenza, durante il vertice bilaterale di marzo in Italia, il Segretario di Stato americano ha brevemente espresso la sua “profonda preoccupazione” riguardo i diritti umani in Cina, solo per essere accolto con un attacco di 18 minuti dalla sua controparte cinese che accusava l’America di non avere alcun appiglio: “Ci sono molti problemi negli Stati Uniti riguardo i diritti umani, come è ammesso dagli Stati Uniti stessi… Le sfide che gli Stati Uniti devono affrontare sono situate in profondità. Esse non sono emerse solo negli ultimi quattro anni, come il Black Lives Matter”. Con l’aiuto della propaganda progressista, quindi, il PCC stabilisce un’equivalenza morale tra l’imprigionamento di un milione di uiguri nei campi di concentramento  di lavoro forzato, in cui le donne sono soggette alla sterilizzazione obbligatoria. , e l’uccisione di un cittadino di colore per mano di un poliziotto attualmente sotto processo, e in attesa per una sentenza maggiore di quarant’anni.

Un paese che consente il dissenso, incluso il detrimento dello stesso stato, appare forte – e sotto questo aspetto i fanatici del controllo del PCC, spaventati dal loro stesso popolo, sembrano deboli. Ma anche un paese che adotta l’auto-escoriazione come passatempo nazionale sembra debole. I cinesi stanno osservando attentamente come l’Occidente denigra i suoi stessi eroi, ridicolizza le sue antecedenti fonti di orgoglio, vandalizza le sue icone, denuncia il suo patrimonio culturale, calunnia le sue maggioranze popolari come indelebilmente macchiate dal peccato originale e riscrive la sua storia in modo da far apparire il suo passato il più scellerato possibile. Lo spettacolo ispira spregio. I cinesi vedono gli spasimi dell’autoflagellazione dell’Occidente come la campana del sicuro declino terminale. Ci stiamo rendendo patetici. Sia nei paesi che in ogni individuo, un debole per l’autocritica è salutare solo quando bilanciato da una certa dose di fiducia in se stessi. 

Non ho alcun piacere per la struttura del nazionalismo cinese: le esibizioni militaristiche, le marce sincronizzate, lo sfarzo anestetizzante, le centinaia di vacue giovani donne vestite di rosso che cantano canzoni saltellando con voci affettate. I cinesi fin dalla nascita sono addestrati per la grandezza del loro paese, la loro brava gente, i loro nobili leader e il loro grandioso futuro. Tutto quell’indottrinamento patriottico può essere nauseante ma dà al PCC un’enorme solidarietà popolare da cui attingere. La retorica rancida della sinistra odierna potrebbe risuonare nella “Peanut gallery”; a parte il feticismo dei palestinesi, gli identitari sono provinciali. I progressisti mostrano poco interesse per il destino del Myanmar, dello Xinjiang o Alexei Navalny in Russia. Ma la denuncia alla moda della nostra terribile gente, della nostra orribile storia e tremenda cultura non resta tutta in famiglia. È musica alle orecchie dei nostri avversari, le cui ambizioni illiberali sono principalmente limitate dalla paura. Perché temere una società che si sta lacerando per te? 

La Cina, attenta a ciò che da lontano appare come decadenza, disfacimento e implosione, è ulteriormente incoraggiata a respingere Hong Kong, annettere l’intero Mar Cinese Meridionale ed intimidire l’Australia per l’audacia di desiderare ulteriori ricerche sulle origini del COVID-19. Ancora, la geopolitica non è sempre astratta. Verso la fine della guerra del Vietnam, mio fratello stava lottando per decidere se fuggire in cada prima di essere salvato da un fortunato numero di pescaggio. Odierei vedere i nostri ignari perbenisti affrontare un simile dilemma quando la Cina invaderà Taiwan. 

(the Spectator – traduzione di Luisa Carrano)

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Fedez, perché non hai parlato dei lavoratori di Amazon?
Fedez poteva dire tante cose, sul palco del Primo Maggio. [...]
Restrizioni e coprifuoco, un racconto di ordinaria follia pandemica
Quello che segue è un episodio realmente accaduto. Così le [...]
No, il 1 maggio non è il 25 aprile: ecco perché
Sbaglia chi mette il 1 maggio (come del resto, in [...]
Ai tempi del Covid la proprietà non è più un diritto?
Com’è noto, la crisi del covid sta provocando conseguenze disastrose [...]
Scroll Up
oltre-logo

Iscriviti al nostro Canale Telegram

Non perdere le notizie veramente importanti. In un contesto di disinformazione, oscuramento della libertà di espressione da parte dei mass media, è importante avere canali alternativi di informazione.