La Super Lega fallisce e le faccio i miei complimenti, signor Mentana. È riuscito ad avere anche un’idea che poteva essere divertente, ovvero assimilare il flop clamoroso della suddetta Super Lega (il torneo europeo “scissionista” durato negli intenti meno di qualche giorno) a una sorta esercito di falliti, e a renderla antipatica ironizzando per colpire per l’ennesima volta il popolo italiano, in versione fascista (gli stemmi dei club a testa in giù, richiamando una delle immagini più terribili della storia umana) ma anche in versione non fascista, ovvero di quel popolo che si sacrificò per la Patria e vinse, con tutti gli onori, a Vittorio Veneto il 4 novembre 1918.
Non era facile, ma lei ci è riuscito, sulla sua pagina Facebook.
Mentana, un post sulla Super Lega carico di disprezzo per il popolo italiano
Questo è il post di Mentana sulla Super Lega. Un concentrato di odio, dileggio, derisione, perfino bullismo. Non farebbe così male se le persone, gli antenati a cui dedica tanta acredine non fossero anche suoi connazionali.
Ma purtroppo lo sono, e stavolta il direttorissimo non ha fatto proprio nulla per nascondere i suoi sentimenti.
Ne prendiamo atto. Non abbiamo mai avuto alcun dubbio sul fatto che lei odiasse questa Nazione, signor Mentana.
Non ci aspettavamo, semplicemente, che riuscisse a non renderlo così palese perfino in un’occasione come questa. Magari evitando di richiamare piazzale Loreto, una delle pagine più disgustose della storia di questa povera Italia.
Ma forse – ancora peggio – evitando di prendere in giro chi, 100 e passa anni fa, ha fatto cose che lei non farebbe nemmeno motivato da uno stipendio decuplo. E che forse non farei nemmeno io, figlio – come lei – di questa epoca storta e lontana dal coraggio.
La differenza è che io ammiro e cerco di seguire con umiltà chi so essere molto migliore di me. Lei lo insulta. Così, perché non aveva niente di meglio da fare. Senza che questa gente le abbia fatto nulla (perché gli eroi del 1918 no, non le hanno fatto nulla).
Con cattiveria gratuita. Magari avendo perfino il coraggio di guardarsi allo specchio la mattina.
(di Stelio Fergola)