Deformazione professionale. Qualora dovessimo applicare un’etichetta al tipo di scrittura offertoci da Pietro Carini nel suo postumo Dove sognano gli yeti. A proposito del Tibet opera prima dei dossier di Reading Class probabilmente sarebbe questa la più calzante.
Carini e Tibet, la trasposizione dei consigli di un libraio
Storico libraio di una delle pochissime realtà alternative ai colossi della grande editoria Pietro Carini ha svolto per decenni il suo mestiere, purtroppo sempre più a rischio dopo la comparsa e l’esplosione della vendita tramite e-commerce, in una città del Meridione di media grandezza quale Salerno.
Una conoscenza rivelatasi la chiave di lettura del suo libro, un vero e proprio lascito. Quando si scorrono le 110 pagine del suo volume, infatti, si resta estasiati dalla capacità di coniugare passaggi e note (rigorosamente continuate nel testo e non poste a piè di pagina) per meglio esprimere un concetto, a volte astratto, tramite il racconto dell’esploratore Giuseppe Tucci, piuttosto che del giornalista Mario Appelius o dell’alpinista Reinhold Messner.
I temi del libro di Carini
Non deve stupire allora, non fosse altro che per l’immenso apparato bibliografico, la varietà dei temi affrontati: dal viaggio alla fascinazione per l’Oriente, dalla storia della regione tibetana agli ultimi sviluppi geopolitici fino alla riproposizione di un’intervista sull’esistenza degli yeti.
Un condensato antologico della letteratura riguardante il Tibet che potrebbe prestarsi benissimo anche al ruolo di guida per turisti con l’appendice fotografica a colori a dare un affresco ai racconti ivi contenuti che, però, come sottolineato nella postfazione a cura di Antonio Marmo pongono l’autore in parallelo con altri “viaggiatori immobili. Si Pensi a Salgari o a Tolkien, demiurghi comodamente seduti alla scrivania di casa le cui opere sono mitopoietiche, ossia creazione di articolati e compiuti mondi letterari”.
Il Tibet, un argomento dimenticato
In definitiva l’uscita di questo libro ci permette di recuperare l’attenzione verso una parte del mondo che la crescita esponenziale della Cina, giunta a sfidare gli Stati Uniti per l’egemonia mondiale, obbliga a conoscere con più dovizia di particolari sia per ciò che concerne altre regioni sottoposte al pugno di ferro di Pechino (lo Xinjiang e Hong Kong su tutte) sia quelle che in nome dell’autodeterminazione dei popoli non dovremmo mai abbandonare lasciando su di esse un faro sempre acceso ricordando che “il ribelle è deciso ad opporre resistenza, perché il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata.”
(di Luca Lezzi)