ONG è schiavismo. La più recente delle torbide situazioni sulla identità appena menzionata riguarda la Mare Jonio, accusata addirittura di trasbordo di migranti in cambio di soldi. L’accusa, come riportato da Repubblica, “è gravissima: avrebbero preso a bordo migranti in cambio di soldi. La procura di Ragusa indaga su un trasbordo di 27 naufraghi, avvenuto nel settembre scorso, dal cargo danese Maersk Etienne alla alla nave italiana Mare Jonio. Sono quattro gli indagati tra soci, dipendenti e amministratori della società armatrice del rimorchiatore messo in mare dall’associazione Mediterranea: l’ex disobbediente Luca Casarini, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia, ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone, al timone durante le operazioni”.
Ovviamente, la questione Mare Jonio non è – ancora- l’ennesima prova dell’equazione ONG – Schiavismo visto che si parla – ancora – di accuse, di inchieste e non di sentenze. Anche se, considerando la tendenza della magistratura italiana a scagionare chi favorisce lo smercio di esseri umani (inversamente proporzionale a quella che palesa nel far condannare chiunque non sia allineato a certi diktat), possiamo forse considerarlo un altro punticino.
Sarebbe futile tornare su tutte le volte che lo abbiamo detto, costruendo passo passo il nostro pensiero nel merito. Perché noi – è bene ricordarlo – non eravamo partiti da una considerazione simile. Senza dubbio, eravamo scettici sulla santificazione assoluta di queste sedicenti organizzazioni umanitarie. Quello sì.
Ma – con onestà intellettuale – non potevamo neanche immaginare il fatto che ci saremmo trovati di fronte a deportazioni organizzate via mare, trasponder spenti per non venire rintracciati, stasi di settimane di fronte a Lampedusa rifiutando sistematicamente tutte le alternative proposte che non riguardassero l’Italia.
ONG e schiavismo, un’ombra che viene da lontano
All’inizio si pensava semplicemente che ci si trovasse di fronte a una filosofia discutibile: ovvero quella incapace di comprendere quanto “salvare vite in mare”, continuamente e senza sosta, fomentasse l’immigrazione clandestina e i traffici organizzati dagli scafisti.
Si pensava, in altre parole, che la maggior parte delle ONG fossero in sostanziale buona fede, sebbene distorta da un approccio ideologico altrettanto discutibile.
Poi, all’improvviso, vengono fuori articoli, video, approfondimenti che scoperchiano un vaso di Pandora un tempo solo frutto di supposta malignità. Tra la primavera del 2016 e quella 2017 le informazioni cominciano a diffondersi. Carmelo Zuccaro è uno dei pochi pm italiani ad avanzare dubbi sulla santità delle ONG, Gefira mette in luce i movimenti sospetti delle navi “salva migranti” e – soprattutto – il fatto che arrivassero nella stragrande maggioranza dei casi a raccogliere naufraghi sulle coste libiche, Luca Donadel pubblica il suo video chock in cui mostra graficamente le rotte delle navi.
E poi vengono fuori i guadagni delle ONG, almeno di quelle più importanti (Medici senza Frontiere, Save The Children, Emergency), ma anche le più focalizzate sui “salvataggi” nel Mediterraneo (Sea Watch, Open Arms). Senza contare la pur tardiva inchiesta di Report, che mostra direttamente i contatti avuti tra diverse navi delle ONG e i trafficanti via mare.
Insomma, la questione che vede invischiati Casarini & Soci (sarà troppo definirli così?) non è che l’ultima in una storia torbida che con l’umanità ha molto poco a che fare.
(di Stelio Fergola)