Scanzi non le manda sulle proteste al dpcm a dire e ci augura di morire come mosche. Lo fa citando tale Lorena Verucchi, ma certamente approvando. Grazie, Andrea, ce lo segnamo. D’altronde, il truce atteggiamento di chi, all’inizio della pandemia, parlava di banalissima influenza e conferiva appellativi sprezzanti a chiunque non la pensasse allo stesso modo, era ampiamente prevedibile.
Scanzi cita: “Come la Svezia e poi godrei nel vedervi morire come mosche”
Ce lo augura, il signor Scanzi pro-dpcm, sulla sua pagina facebook. Non possiamo che rinnovare i ringraziamenti, morire come mosche potrebbe perfino considerarsi onorevole. La “sferzata” è contro le decine di migliaia di manifestanti in tutta Italia che non vogliono morire di fame, invece che di covid.
Gentucola, evidentemente, per il signorino Scanzi. Con il solo torto di voler vivere e non morire.
Poco dopo, consapevole di averla sparata grossa, il signor Scanzi estende il post con l’inevitabile correzione paraculo. “Sono parole forti, lo so” dice dopo. Perché morire come mosche non è mica mancanza di sensibilità, quanto un monito saggio da cui trarre esempio.
Scanzi, dpcm, e auguri che non ricambiamo
Lo Scanzi che augura de facto ai “negazionisti” di morire come mosche è camaleontico. “Eravate rincoglioniti anche prima” insiste il giornalista prendendosela, di fatto, con il popolo impaurito dalla miseria.
Noi, al contrario, le auguriamo una lunga vita, signor Scanzi. A lei e alla signora Verrucchi. Magari non semplice, di certo non ovattata nelle vostre sicurezze economiche. Ma molto lunga e, senza dubbio, piena di difficoltà.
In bocca al lupo.
(la Redazione)