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Trump smaschera il complotto del Russiagate orchestrato da Clinton e Obama

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Trump smaschera il complotto ordito ai suoi danni da parte di Hillary Clinton e dei democratici. Come riporta l’Adnkronos, si arricchisce di nuovi elementi l’intricata vicenda del Russiagate, l’inchiesta sui presunti legami Trump-Putin (mai provati), poi divenuta Obamagate nella contronarrativa repubblicana, che accusa l’establishment democratico di avere organizzato una ‘montaturà ai danni dell’allora candidato repubblicano Donald Trump. Il numero uno dell’intelligence Usa, John Ratcliffe, Director of National Intelligence (Dni), ha declassificato un memo inviato nel 2016 dalla Cia all’allora direttore dell’Fbi James Comey, nel quale si indicava che informazioni di intelligence suggerivano che la candidata democratica alla presidenza, Hillary Clinton, aveva approvato un piano per collegare la campagna di Trump all’hackeraggio del Democratic National Committee, di cui venne accusata la Russia.

Russiagate, il complotto orchestrato da Hillary Clinton

La scorsa settimana, durante un’audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato, Comey affermò di non ricordare di aver ricevuto il documento. Insieme a lui, destinatario del memo era anche il capo della sezione controspionaggio dell’Fbi Peter Strzok, che guidò le indagini sull’uso di un server di posta elettronica personale da parte di Hillary Clinton, all’epoca in cui era segretario di Stato. Una pratica vietata. Le tre pagine del documento, in parte coperte da omissis, sono state inviate da Ratcliffe ai presidenti e ai membri delle commissioni Intelligence di Senato e Camera dei Rappresentanti. Insieme al memo, sono state desecretate anche alcune note scritte dall’allora direttore della Cia, John Brennan.

La scorsa settimana, Ratcliffe aveva già reso noto un sommario relativo al contenuto del documento ora declassificato, nel quale sosteneva che la Clinton avrebbe approvato il piano per prendere di mira Trump il 26 luglio del 2016, mentre le note scritte a mano da Brennan riguardavano un briefing con il presidente Barack Obama alla fine di luglio. Ratcliffe spiegava che le informazioni relative al presunto piano della Clinton venivano da un’analisi di intelligence russa della quale le autorità Usa erano entrate in possesso. Ratcliffe suggeriva anche che, poiché le informazioni provenivano dalla Russia, andavano gestite con attenzione, perché potevano essere state intenzionalmente manipolate.

La cronologia degli eventi

Come riportato da Adnkronos e come fa notare l’Epoch Times, il 22 luglio 2016, Wikileaks rese pubbliche migliaia di email del Democratic National Committee (Dmc), lo stato maggiore dei Democratici Usa. Poco più di un mese prima, il Dnc aveva denunciato l’hackeraggio dei suoi server da parte di pirati informatici russi. Il 25 luglio del 2016, Jake Sullivan, uno dei principali consiglieri politici della campagna di Hillary Clinton, parlò pubblicamente di possibili legami tra il candidato repubblicano Donald Trump e la Russia. Lo stesso giorno, l’Fbi confermò di avere aperto un’indagine sull’hackeraggio dei server del Dnc. Il 26 luglio, la Clinton accettò la nomination democratica alla Presidenza.

Lo stesso giorno, secondo quanto lascerebbero intendere i documenti ora declassificati, la Clinton approvò il piano contro la campagna di Trump. Sempre lo stesso giorno, l’ex agente segreto britannico Christopher Steele, produsse una bozza del suo famoso ‘dossier’ anti Trump (che poi si scoprì essere stato finanziato dai Democratici), nel quale si affermava anche l’esistenza di una vasta operazione di hackeraggio da parte della Russia.

Infine, sempre il 26 luglio del 2016, il diplomatico australiano Alexander Downer informò il vice capo missione dell’ambasciata Usa a Londra di avere avuto una conversazione con un giovane consulente della campagna di Trump, George Papadopoulos, nel quale questi lo aveva informato che la Russia era in possesso di materiale “sporco” sulla Clinton, sotto forma di migliaia di email hackerate. Secondo numerose testimonianze e secondo quanto anche attestato dal rapporto sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller, che accorpò l’indagine dell’Fbi, Papadopoulos ricevette a sua volta l’informazione dal misterioso professore maltese Joseph Mifsud, dopo un incontro alla romana Link Campus University. Mifsud, come è noto, è scomparso da anni.

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