L’Italia protesta. Se non altro, questo avviene a Torino, Milano, Venezia, Livorno, Bologna, e anche a Roma. Commercianti e altri cittadini non ce la fanno più: si rischia di chiudere. Qualche bonus striminzito, qualche 600 euro a qualche “fortunato” e il nulla al comune italiano, qualche cassa integrazione (spesso anticipata generosamente dalle aziende). Un quadro che dimostra quanto gli italiani possano contare su tutto, tranne che sul governo.
L’Italia protesta, ma a Milano pensano di multare
L’Italia protesta, e il suo cuore economico emette il maggior grido di dolore. Commentano bene la situazione le parole di una ristoratrice: “Volevamo solo visibilità per le nostre richieste, eravamo qui in maniera totalmente corretta e pacifica, le forze dell’ordine ci hanno identificato e poi è arrivata la Digos che ha iniziato a farci i verbali”.
Manifestazione autorizzata quindi, poi la follia: assembramento, multe. Che infatti costituirebbero la ragione delle sanzioni. Come riporta Il Tempo: “un altro imprenditore insieme ai suoi dipendenti è stato sanzionato per 2.400 euro“. Durante la trasmissione L’Aria che Tira su La7, le autorità hanno risposto, interpellate in diretta, così: “Il Comune mi ha fatto sapere di non c’entrarci nulla e di non avere competenza perché la Digos dipende dalla Questura. A sua volta la Questura dice che è intervenuta seguendo la norma cioè divieto di raccolta e assembramento e ha applicato le sanzioni. Le persone non erano autorizzate”.”
Eppure i video trasmessi dimostrano come le persone in marcia stessero rispettando le distanze previste.
Ma Milano non è sola. A Bologna urlavano solo ieri: ““Non ci ha ammazzato il virus, ci ucciderà la fame! Vogliamo Lavoro, Reddito, Dignità e Libertà”. A Torino, a Piazza Castello, i cittadini sono espliciti: “libertà, libertà, libertà, libertà!”, preannunciando lo sventolamento di un Tricolore.
A Livorno e a Roma, i commercianti anticipano l’esempio milanese. A Venezia la libertà e il lavoro sono quasi richiesti in ginocchio. L’Italia è esausta, ma ancora non si compatta contro chi le vuole male.
La protesta e i suoi nemici: Unione Europea e i servi di Palazzo Chigi
L’Italia protesta, Milano protesta, Roma protesta. Regioni intere protestano (Emilia Romagna e Calabria in testa) autorizzando riaperture di fatto non consentite dal governo centrale. Il nemico principale è uno, si chiama Unione Europea. Ma l’Italia che protesta non lo sa, o quanto meno non ne è ancora consapevole completamente. Drammatico, forse inaccettabile, ma la situazione è ben nota a chi abbia voglia di osservare.
Il nemico interno è il secondo ostacolo, potente e pericoloso almeno quanto quello esterno. Ma l’Italia che protesta se ne sta accorgendo a fatica. La priorità è sconfiggerlo. Ben prima di innescare qualsiasi lotta contro i guasti dell’ultraliberismo o sui limiti del centrodestra italiano, la fonte di tutti i mali è lì.
(di Stelio Fergola)