Scuse a Donald Trump

E adesso chiedete scusa a Trump

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Si dovrebbe chiedere scusa a Donald Trump. Con un po’ di imbarazzo, per averla sparata grossa. E con un po’ di vergogna, per aver quasi tifato per i democratici statunitensi alle ultime elezioni (avendo, importante sottolinearlo, pure il coraggio di definirsi dissidenti). Quanto sta avvenendo in Ucraina, a poco più di un anno dall’elezione (per essere gentili e con tutti i dubbi del caso) di Joe Biden alla Casa Bianca, dovrebbe far mangiare la lingua a tanti, troppi osservatori, progressisti ma anche sedicenti “critici” dell’imperialismo americano. Non avverrà, perché l’orgoglio e l’idiozia sono terribili difetti dell’essere umano. Ma il punto, quanto meno, andrebbe ricordato.

Scuse a Donald Trump, Presidente che più di ogni altro ha evitato conflitti

La frase “Presidente che più di ogni altro ha evitato conflitti”, non significa, proprio nella lingua italiana “Presidente che ha eliminato i conflitti dal pianeta terra”. Premessa stupida, ma forse utile proprio per le categorie summenzionate che dovrebbero chiedere scusa a Trump (e che non lo faranno mai). Come, sempre in italiano, “non aver iniziato nuovi conflitti” non significa “non aver fermato ogni conflitto in cui siano coinvolti gli Stati Uniti d’America”, ma – da ripetere, come ai bimbi delle elementari – semplicemente non averli iniziati. Andiamo avanti, sperando che queste due affermazioni siano ben chiare ai lettori.

Il ridicolo puntiglio sulle “bombe” del Tycoon

Riflettere sulla oggettiva difficoltà (se non impossibilità), per gli Stati Uniti d’America, di abbandonare una politica estera aggressiva, è un conto. E anche noi non siamo sfuggiti a rilanciare riflessioni al riguardo. Un altro è cadere nel qualunquismo di bassa lega secondo il solito mantra “sono tutti uguali, sono americani, quindi Trump non cambia niente”. E noi, in questo, siamo caduti decisamente meno. Anzi, abbiamo anche pubblicato altri spunti che riflettevano sull’apporto effettivamente discontinuo del Tycoon sul complicatissimo scacchiere, spesso sì, monolitico, della politica estera di Washington: abbiamo focalizzato l’interesse proprio su quel Medio Oriente spesso teatro di scontri e tensioni, che sotto la sua amministrazione ha vissuto una fase di relativa quiete.

Qualcun altro, in compenso, ha ben pensato di concentrarsi sul tema delle “bombe di Trump”, dimostrando assoluta linearità con la stampa mainstream, concentrata ad enumerare statisticamente gli ordigni lanciati dall’esercito americano durante la sua amministrazione. Un esempio: “Nel 2019 gli aerei militari statunitensi hanno lanciato  in Afghanistan 7.423 bombe e altre munizioni, il numero più alto di sempre degli ultimi 10 anni, stando a dati ufficiali dell’aeronautica militare americana“. Così si leggeva sul Post (e su altre testate).

Con questo dato, si voleva asserire una sostanziale inconsistenza tematica di chi, come noi, pur con occhio critico, aveva messo in luce semplicemente un dato di fatto. Ovvero che Donald Trump fosse stato il leader della Casa Bianca che più di ogni altro – almeno negli ultimi quarant’anni – avesse evitato conflitti e perfino nuove tensioni: una verità incontrovertibile anche soltanto guardando agli scenari in cui i “suoi” Stati Uniti potevano essere coinvolti. Dalla Corea del Nord, alla Siria, passando per l’Iran, fino al Venezuela, Trump è riuscito a ricomporre crisi che spesso i suoi consiglieri stessi (su tutti, John Bolton) volevano portare a conseguenze più estreme.

Certamente, il Presidente aveva dichiarato intenzioni molto più ambiziose: su tutte, una distensione con la Russia avvenuta solo in parte. Certamente, è sempre stato la guida degli Stati Uniti, una Nazione impegnata militarmente in scenari internazionali da decenni, e non li ha “sconvolti” con una bacchetta magica. Ma è stato un freno incontestabile alle degenerazioni yankee. E una stupida statistica sulle bombe non rende questo quadro meno reale.

Dunque, qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Donald J. Trump. In tanti, per dir la verità, anche nella cosiddetta “stampa dissidente”. Ma non lo faranno: perché l’orgoglio e l’ignoranza sono una brutta bestia, per il genere umano.

(di Stelio Fergola)

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