Cimiteri con croci coperte, l'ultima sinistra follia

Cimiteri con croci coperte, l’ultima sinistra follia

Cimiteri senza croci o con croci coperte. Avete letto benissimo. Il motivo è ovviamente quello di non offendere le altre religioni. Che la follia venga da sinistra non ci sarebbe nemmeno bisogno di intuirlo, ma le spiegazioni sono ancora più comiche.

Tanto per cominciare, l’iniziativa viene dal sindaco PD di Pieve di Cento (Bologna), con un messaggio chiaro: coprire i simboli cristiani nei cimiteri per “non turbare” nessuno, nello specifico probabilmente i musulmani, minoranza ormai crescente nella provincia.

Nel corso della puntata di “Dritto e Rovescio” condotta da Paolo Del Debbio, la consigliera regionale del Veneto Alessandra Moretti (sempre PD) ha difeso la stramba proposta: “C’è la possibilità di coprire temporaneamente con delle tendini amovibili, che salgono e scendono, i simboli religiosi”, ha detto.

Non vanno turbati “i laici”, ribadisce.

Insomma, questo “sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto sintetico per coprire temporaneamente le tombe di famiglia situate alle pareri della cappella” (come riporta anche Giuliano Guzzo sul suo blog) sarebbe concepito per le cerimonie “laiche”.

In effetti ci sembra giusto non turbare nessuno. Laici, musulmani, magari buddhisti, perché no. Alt! Quasi nessuno, rettifichiamo. Perché in verità l’importante è continuare a turbare i cattolici. Perché di loro ce ne possiamo anche fregare, in fondo rappresentano solo la nostra intera storia religiosa e il 90% di quella culturale. Giorgia Meloni, sui social, ha reagito con una certa forza all’iniziativa folle. “Delirante” è l’aggettivo utilizzato.

Cimiteri con croci coperte, l'ultima sinistra follia

Difficile se non impossibile darle torto. Ma io penso, da “credente fallito”  come amo spesso definirmi (e quindi ben consapevole anche personalmente della questione), che abbia ragione Guzzo. Il vero problema alla radice sono le Chiese vuote, e l’inesistenza di cattolici realmente turbati da tutto ciò. Gli stessi che Papa Francesco tenta penosamente di recuperare reggendo il moccolo alle èlite progressite e globaliste sui temi dell’immigrazione, e non affondando il colpo come si dovrebbe su temi come aborto, eutanasia, unioni e magari adozioni omosessuali e quant’altro.

La vittoria del relativismo, in sé stesso anzitutto una religione di altro genere, ha distrutto un impianto di principi e valori condivisi, sebbene logicamente proposti dall’alto. E lo ha fatto nel peggiore dei modi, esaltando una componente empatica a discapito di quella dogmatica incapace di tenere ancorati i cittadini alle proprie radici. Perché questa è la Chiesa odierna.

Per carità, per molti versi vittima incolpevole di un mondo, quello post-capitalista, che l’ha letteralmente fagocitata in pochi decenni: troppe seduzioni, troppi vantaggi in più per l’uomo comune. Ma anche che non ha fatto nulla o quasi nulla per resistere.

Questi sono i risultati. Il cattolico turbato è in via di estinzione. E le Moretti di turno, con i loro sindaci che coprono croci, non si fanno alcuno scrupolo a schiacciarlo, seppellendo tutto ciò che resta.

(di Stelio Fergola)

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