Le proteste a Torre Maura e tutto ciò che le circonda sono l’ennesima dimostrazione che esiste una polarizzazione manichea che si limita a etichettare l’altro e che si nutre dei rispettivi antagonismi. C’è una simmetria nello scontro che fa in modo che nessuno ne emerga vinto, ma neanche vincitore.
Da una parte Forza Nuova, e il rischio di offrire il fianco ai detrattori della manifestazione che avranno un appoggio per poter dare del ‘fascista’ a chiunque vi partecipi; dall’altra Simone, con un ragionamento orripilante (parafrasando: “a me nun me cambia gnente”), che farebbe rigirare nella tomba Platone, Dante e chiunque abbia in mente un’idea di ‘cittadinanza’. Da una parte la strumentalizzazione, dall’altra il menefreghismo, o l’ignoranza dei problemi.
La questione è chiara, e non è il ‘razzismo’, sempre lanciato dall’etichettatrice automatica di chi, i problemi di Torre Maura, non li conosce nemmeno. La questione è il degrado che si aggiunge al degrado; una morbosa attenzione verso solo alcuni bisognosi, non verso tutti; i roghi tossici, i bambini sfruttati, i furti, le molestie. Non è vero che “nun cambia gnente”.
Il grande fenomeno che le periferie vivono è un vero e proprio laboratorio di razzismo e risentimento sociale: poveri a cui viene chiesto un ulteriore sforzo per aiutare altri poveri, mentre i ricchi, grassi, sicuri, comodi, pontificano dalle loro posizioni privilegiate su chi, questo sforzo, non ce la fa più a sostenerlo.
Torre Maura, e con essa tante altre zone periferiche, è incubatrice di razzismo, che viene generato dalla forzata convivenza di persone bisognose, costrette a spartirsi quelle poche briciole che cadono dal tavolo dei grassi.
Da queste considerazioni, la proposta: voi che incitate a una maggiore umanità, dimostratevi superiori quali siete: fate una petizione per accogliere voi, nei vostri quartieri. Prendetevi cura di chi dite di amare, prendete il giogo che vorreste dare a Torre Maura, rischiando di strozzarla ulteriormente. I cittadini ve ne saranno grati.
(di Alessandro Carocci)