La destra e la sfida dell'Islam: per una difesa (razionale) delle identità

La destra e la sfida dell’Islam: per una difesa (razionale) delle identità

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Il tema Islam è uno di quei temi verso i quali ci siamo abituati alle polemiche, con posizioni molto spesso macchiettistiche e cristallizzate. È comparso, però, un bel pezzo, a firma di Rino Cammilleri, sul sito di Nicola Porro, sulla possibilità (verso la quale l’autore si pone in modo favorevole) di introdurre nelle scuole l’insegnamento del Corano come alternativa all’ora di religione cattolica. Da qui l’ispirazione per dare alla destra un suggerimento (assolutamente non richiesto) sulla posizione da assumere verso il mondo musulmano.

La destra e il multiculturalismo

Sgombriamo il campo da equivoci. Agli occhi di chi scrive il multiculturalismo imposto rappresenta una aberrazione della storia. È sotto gli occhi di tutti come le società che abbiano subito negli anni massicci fenomeni migratori di popolazioni culturalmente distanti (in USA, Francia, Belgio, Svezia) sono ben lontane dall’essere l’Eden di tolleranza e rispetto che i suoi cantori ci vanno descrivendo. Tensioni razziali, insicurezza e conflitti sociali sono problemi che la società multiculturale porta in dote a chiunque sogni un mondo girotondino che non ha alcun contatto con la realtà.

Da questo punto di vista la strada che la destra dovrebbe percorrere appare chiara e netta: porsi, senza la minima esitazione, a difesa delle identità e delle specificità dei popoli. Preservare la propria cultura e le proprie radici e non cedere alla globalizzazione culturale imposta rappresenta un imperativo categorico. Deve farlo però senza scadere in un gretto, stupido e volgare razzismo: si difendono le specificità di tutti i popoli presso di loro, in Italia come in Nigeria, in Francia come in Iraq.

L’Islam e un Occidente inetto

 

L’atteggiamento del mondo Occidentale verso l’Islam pare inefficace e patetico. Da un lato vediamo una sinistra che, preda di un politicamente corretto ridicolo e per portare avanti il suo progetto di disintegrazione delle identità, rifiuta di vedere un problema gigante come quello dell’integralismo islamico. E allora ad ogni attentato ripetersi il circo in cui si minimizza o si cerca di sovvertire il reale: “Era un disadattatato“, “Non arrivano coi barconi“, “Il problema è l’isolamento“, “Ci vuole più accoglienza” ed altre frasi ripetute a pappagallo per paura di turbare i sentimenti della comunità musulmana nell’affermare l’ovvietà di un problema che esiste.

La destra, dal canto suo, spesso non fa di meglio, gettandosi in un fallacianesimo, che molto spesso è usato semplicemente per nascondere – dietro una patina presentabile – un malcelato razzismo e risolverla con qualche insulto ai musulmani e magari il sogno di nuova crociata contro il feroce sarcino.

Un nuovo approccio della destra all’Islam


La realtà è cosa ben diversa. Bisogna prendere atto che abbiamo solamente due alternative: o crediamo che tutti i musulmani siano potenziali pericoli oppure che solo alcuni di loro e alcune interpretazioni fanatiche lo siano. Nella prima ipotesi non resta altra soluzione che espellere tutti i musulmani dal Paese e vietare il culto della fede islamica. Certo, questo minerebbe in maniera profonda un fondamentale principio laico e di libertà, ma, d’altronde, con milioni di potenziali terroristi in casa non ci resterebbe altra scelta. Dall’altro lato invece, se riteniamo pericoloso solo un certo tipo di Islam, non si capisce perché non controllare la diffusione di una versione “moderata” e compatibile con le nostre leggi e i nostri principi fondamentali.

Avere registri di moschee regolarizzate, con imam controllati e che non abbiano frequentazioni, fondi e passati sospetti in aggiunta all’insegnamento nelle scuole – dove è molto semplice controllare che tipo di messaggio venga insegnato ai bambini – non possono che aiutare. Si deve evitare la clandestinità, l’ombra e la predicazione abusiva, perché è lì che si nasconde il grosso del problema.

 

Le preoccupazioni, su queste misure, di chi non vuole “un’Europa islamica” appaiono in tal senso del tutto infondate. Ma davvero c’è qualcuno che crede – fermo restando quanto detto in premessa su un blocco del processo migratorio extra-europeo – ad una conversione di massa di tutto l’Occidente perché c’è qualche moschea con 50 fedeli o si insegna il Corano a scuola per chi non vuole fare l’ora di religione cattolica? E pare francamente ridicolo che alcuni cattolici si preoccupino di questo, quando la loro religione in Occidente è sotto un attacco costante e feroce che va avanti da anni. E non proviene dell’Islam, ma da parte dell’ateismo e del nichilismo che hanno ucciso ogni idea di Sacro in Occidente.

È l’ora forse di pensare ad un nuovo approccio: freno all’immigrazione, difesa delle identità, controlli serrati su certo tipo di proselitismo e sui finanziamenti che pervengono alle varie moschee, ma dall’altro lato apertura dello Stato alla predicazione tra i fedeli musulmani presenti sul territorio di un Islam civile e moderato. Questa è una battaglia che la destra dovrebbe combattere, evitando estremismi ideologici semplicistici e irrealizzabili che non faranno altro che negare al mondo un’alternativa seria e lasciare alla sinistra campo libero per far entrare nel nostro Paese, in nome dell’accoglienza e del politicamente corretto per cui le minoranze sono intoccabili, ogni tipo di fanatismo.
(di Simone De Rosa)

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