Napoli protesta: senza soldi non si mangia

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Napoli protesta per non morire di fame. Il sunto di quanto – incredibilmente, sotto certi aspetti – si è visto ieri sera nelle strade del capoluogo campano è questo. Dopo l’annuncio del governatore Vincenzo De Luca di voler procedere a un lockdown generalizzato solo per la regione Campania (coinciso con la richiesta di una chiusura generale per tutto il territorio nazionale al governo), la gente non ne ha potuto più.

Perché senza soldi non si mangia.

Napoli protesta: subito alla ricerca della violenza dei manifestanti

La prima cosa che fanno è di evidenziare gli atteggiamenti violenti e condannare l’intera protesta. Se sono pochi, li cercano con il lanternino. Se di più, vengono catalogati come una collezione da esibire. Obiettivo duplice: stigmatizzare la manifestazione e giustificare eventuali repressioni. Come qualcuno, ieri sera, ha già fatto. Invocando perfino le pistole.

Napoli protesta

È sempre così. E poi parliamo di Napoli, che diamine, è facilissimo metterci in mezzo la camorra e la malavita, perché sono loro che hanno organizzato la rivolta.

Ma nessuna di queste brillantissime argomentazioni riuscirà mai a smentire il dato di fatto peggiore sulla tragedia del covid: quelle persone, se saranno costrette a chiudere le proprie attività, non avranno alcun aiuto. Nessuno, a meno di non definire le briciole, peraltro tardive, come aiuto. Nessun soldo, perché non si stampa moneta, nessun annullamento sulle tasse da pagare (sempre perché non si stampa moneta) ma se va bene sempre la solita formula: prestiti con soldi da restituire (nonostante non si lavori e quindi non si capisce bene recuperati da dove).

Il giornalista Sky attaccato con violenza, cari media e politici mainstream, non cancella che questa gente rischi di finire in miseria. Vi dirò di più: vale di meno di quanto questa gente rischi di finire in miseria. Come vale di meno l’idea che possano esserci chissà quanti camorristi a tirare le fila della rivolta. Potete trovarci tutte le macchie che volete, ma saranno sempre meno rilevanti di una città intera che rischia di finire sul lastrico perché voi non avete alcuna intenzione di tirare fuori i soldi veri per sostenere ogni cittadino, senza distinzioni di reddito, che verrà danneggiato da questa follia.

Tu ci chiudi, tu ci paghi

“Tu ci chiudi, tu ci paghi” è il messaggio perfetto. Chiudici. Chiudeteci. Però vogliamo ogni singolo euro. E non vogliamo prestiti. Non vi azzardate a chiederci le tasse.

Nel mondo ideale, questo sarebbe il messaggio. In quello reale, ci troviamo di fronte a non ottenere alcuna forma di sostegno. E non perché non sia possibile tecnicamente, ma perché ci troviamo da 30 anni in una gabbia economica la quale – per la prima volta nella storia dell’economia – teorizza de facto l’idea che lo Stato non possa investire denaro, non possa elargire sussidi generalizzati, mai, nemmeno in periodi di crisi assurda come quella innescata dalla follia del covid.

Uno Stato che talvolta non ha nemmeno la forza economica per asfaltare le strade, come può costruire gli ospedali per il covid?

Ma tutto questo alla Napoli in protesta non interessa. Sono cittadini comuni, che guadagnano dal proprio lavoro e non chiedono altro. E che ora si sentono dire di non poterlo più fare, di dover stare chiusi in casa in attesa di finire ogni risorsa, ma nel frattempo di dover continuare a pagare le tasse o al massimo di ricevere dei prestiti che dovranno restituire con delle entrate che non ci saranno per anni. È gente che protesta perché non vuole finire in mezzo a una strada e non vuole morire di fame.

Perché saremo ripetitivi, ma senza soldi non si mangia.

Mi dispiace, ma con tutte le critiche che si possono muovere, il giornalista Sky aggredito e la sempreverde camorra napoletana presente tra le fila dei manifestanti, sono elementi che contano di meno di tutto questo. Infinitamente di meno. E sostenere il contrario vuol dire non avere nessun rispetto per la vita.

(di Stelio Fergola)

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