Accordo sui migranti, la bufala di Malta e i sinistri che non capiranno mai

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Accordo sui migranti, quello vero, quello definitvo: l’Europa ci aiuterà! Anzi no. Niente di tutto questo. Ma andiamo con disordine e vediamo cosa ha detto la mitica Ursula Von Der Leyen.

Accordo sui migranti, un sunto: nessun obbligo di ricollocamento

L’accordo sui migranti descritto dalla Von Der Leyen lascia pochi elementi di orgoglio per la cloaca sinistroide – rosé che a suo tempo ci ruppe timpani – e anche qualcos’altro – riguardo i favolosi accordi di Malta, quelli che dimostravano che l’Europa aveva vinto e il populismo perso, che l’accoglienza indiscriminata potesse essere – non si capisce per quale assurda ragione – addirittura condivisa. Quelli che “la solidarietà europea trionfa”.

Come a dire che se un carico di cocaina invade il quartiere di una città, anche gli altri sarebbero dovuti essere ben lieti di raccogliere le loro quote di estasi. Vabbè. Comunque, come riporta InsideOver, i “tre pilastri” del nuovo accordo non lasciano molto spazio all’immaginazione:

Così come diramato dalle note della Commissione Europea, ad emergere in primo luogo è il fatto che il piano ideato da Ursula Von Der Leyen si poggia su tre punti fondamentali. Il primo riguarda la cosiddetta “procedura di frontiera integrata”. Si tratta di un vero e proprio screening pre ingresso, come viene nominato dalla stessa commissione, con il quale verranno identificate tutte le persone entrate in Unione Europea senza autorizzazione oppure dopo le missioni di salvataggio e ricerca in mare: “Ciò comporterà – riferiscono da Bruxelles – anche un controllo sanitario e di sicurezza, rilevamento delle impronte digitali e registrazione nella banca dati Eurodac, già prevista dalle regole in vigore”. Una volta identificati i migranti, questi ultimi verranno “indirizzati nella giusta procedura – si legge ancora nella nota della commissione – sia alla frontiera per determinate categorie, sia nell’ambito di una normale procedura di asilo per coloro che chiedono lo status di rifugiato”.

In poche parole, in questa fase è previsto un monitoraggio dei migranti che arrivano alle frontiere esterne comunitarie e l’obiettivo è quello di prendere subito dopo le decisioni necessarie che saranno valutate caso per caso: al migrante dunque o verranno aperte le procedure per la richiesta di asilo oppure quelle per il rimpatrio. Il secondo pilastro poggia su un termine ambiguo per le velleità dell’Italia sul tema: si richiama infatti alla solidarietà, che potrebbe voler significare un aiuto concreto ai Paesi di primo sbarco, così come potrebbe invece apparire come l’ennesima promessa del genere. Il piano prevede infatti solo degli impegni che però non ammette alcun tipo di obbligo. Questione che evidentemente cambia di molto la percezione di questo nuovo patto dell’unione europea sui migranti dal momento che un’assenza di meccanismo che renda obbligatorio il ricollocamento, di fatto non darebbe alcun tipo di sostengo concreto ai Paesi di primo approdo, a partire da Italia, Grecia e Spagna. Infine, il terzo pilastro prevede accordi con i governi extra europei sia per la gestione dei flussi migratori che per i rimpatri.

La bufala degli accordi di Malta e gli elettori rosé che continueranno a non capire

Il nostro superlativo ministro Lamorgese splendeva, in quella sottospecie di conferenza, e tutta la stampa mainstream tuonava al seguito. Finalmente l’Europa fa l’Europa.

Noi, inutile dirlo, ve l’avevamo detto. A parte l’esplicito limite temporale dello stesso accordo (sei mesi), a parte il ricollocamento su base sempre e solo volontaria (ma gli immigrazionisti non riescono a sentire, da nessuno dei propri organi auditivi), che potremmo considerare agilmente dettagli.

Sono mesi e mesi che la stampa non allineata tenta – come al solito invano – di sottolineare questioni che, in condizioni normali, potrebbero considerarsi ovvietà.

Ma per i sinistri non conta. Per loro il problema sono Austria e Ungheria, i cattivoni sovranisti che – sorpresa! – non accettano di aprire le proprie frontiere a chiunque, sostenendo un principio molto semplice: che gli arrivi debbano cessare.

Non sono un problema invece Francia o Germania che preferiscono continuare a sostenere sbarchi a volontà, ma a spese nostre. E per numeri di eventuali ricollocamenti infinitamente più grandi, come citano gli stessi accordi europei di cui tanto si gloriano.

Nel frattempo, Lampedusa continua a bruciare. Ma a nessuno frega nulla.

(di Stelio Fergola)

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