Il crollo dei dogmi europei alla prova del coronavirus

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In questi giorni drammatici per l’Italia, nel pieno dell’emergenza per il coronavirus, oltre all’economia, crollano i dogmi europei. Ovviamente, per chi non si è fatto catechizzare nel corso degli ultimi anni da giornalisti e politici, per la maggior parte progressisti, questi principi non hanno mai avuto senso, o per lo meno non hanno mai superato la prova dei fatti; lasciando agli europeisti solo una retorica inutile che vanno ripetendo meccanicamente.

Il tema della solidarietà europea è stato il primo a cadere.

L’Unione Europea ha abbandonato l’Italia

Francia e Germania hanno vietato l’export di mascherine e attrezzature sanitarie, mentre arrivava dalla Cina un aereo con ventilatori, dispositivi sanitari e migliaia di mascherine in soccorso ai nostri ospedali. Anche l’ambasciatore italiano presso l’UE Maurizio Massari aveva chiesto di attivare il meccanismo di protezione civile dell’Unione Europea ma “nessun Paese ha risposto all’appello”.

Oltre all’incredibile, si fa per dire, fratellanza europea mostrata negli scorsi giorni, la Corte di Giustizia Europea non si è fatta scappare l’occasione di multare l’Italia per 7,5 milioni di euro per aiuti illegittimi alle imprese turistiche sarde. Più 80 mila euro al giorno finché il Paese non recupererà tali finanziamenti.

Ottimo tempismo.

Ma almeno l’Unione Europea, coi suoi organismi sovranazionali, e l’euro ci avranno protetto dalle speculazioni, no? No. La Borsa Italiana ha registrato la peggiore chiusura di sempre a -17% nella giornata di giovedì 12 marzo, per poi riprendere il giorno dopo in rialzo, ma il FTSE MIB si trova ancora al di sotto dei valori di 5 giorni fa, quando era prevedibilissima una caduta dei listini italiani in seguito al DPCM che estendeva la zona rossa a tutta Italia.

Anzi, Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha gettato benzina sul fuoco, sostenendo che non è suo compito sostenere i Paese Europei nel ridurre gli spread, causando per l’appunto un’impennata di questi ultimi; risvegliando persino il Presidente Mattarella, le cui parole però, hanno mostrato perlopiù ingenuità e debolezza politica.

Il crollo dei dogmi europei alla prova del coronavirus

Il disastroso discorso della Lagarde ha dimostrato inoltre che i movimenti dello spread derivano dalle azioni e dichiarazioni della Banca Centrale e non da imprudenti affermazioni dei parlamentari del primo Governo Conte, come ci veniva fatto credere. Il ricatto dello spread è appunto un ricatto, che però venga manovrato da quella che dovrebbe essere la nostra Banca Centrale, è alquanto inusuale.

L’Italia alla mercé dei mercati

A sottolineare tutto ciò, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, ci ricorda che la BCE può comprare BTP per frenare lo spread, e che quindi le oscillazioni sono, e sono sempre state, una scelta politica.

Dunque, mentre la FED annuncia un piano da 1500 miliardi di dollari per sostenere l’economia americana, la Bank of England taglia i tassi e annuncia misure a favore di famiglie e imprese, la Bank of Japan è pronta a fare tutto il necessario per soccorrere il proprio Paese, l’Italia è lasciata completamente allo sbando nel momento più difficile della sua storia recente.

Anche la Germania ha annunciato un piano da 550 miliardi a sostegno di famiglie e imprese, ma che potrebbe comunque aumentare senza limiti nel caso ci fosse bisogno. Perché ovviamente non si può pensare di lasciare nessuno indietro, e che parlare di limiti in questi casi non ha veramente senso.

Le dichiarazioni della Germania hanno messo in ombra ancora una volta il nostro Governo che ha perso giorni tra lettere inviate all’UE, inutili discussioni su 2,5 miliardi, poi 3, poi 25, deficit al 2,8%, forse sforamento della sacra soglia del 3%, fino ad arrivare ad oggi 15 marzo, dopo settimane di piena emergenza, in cui forse scopriremo le misure “salva economia”.

Tutti ci aspettiamo un decreto all’altezza della gravità della situazione e senza vincoli, come per i Paesi sopramenzionati. Stiamo parlando della vita di milioni di cittadini. Che se non verrà colpita dal coronavirus, soffrirà comunque sicuramente di enormi perdite economiche.

Tanti giornalisti, intellettuali e politici, dopo anni di accettazione passiva di dogmi europeisti e liberisti, stanno finalmente aprendo gli occhi. Oggi stiamo subendo le conseguenze di aver distrutto uno Stato. E qualcuno ancora spera nella risposta europea.

L’Italia serva dei dogmi europei

Dal 2000 al 2018, l’appartenenza all’Unione Europea è costata all’Italia circa 150 miliardi di euro tra trasferimenti e contributi ai Fondi EFSF prima e MES poi. Miliardi che tornerebbero utilissimi oggi, ma che comunque il nostro Paese ha perso per sempre per sostenere un progetto che alla prova dei fatti si dimostra sempre oltre che inadeguato, dannoso.

Spiace che per ritrovare un minimo senso di Patria e di Nazione ci siano voluti oltre mille morti e chissà quali danni economici.

Abbandoniamo le ideologie, prese come fedi acritiche, e torniamo a focalizzarci su quello che dovrebbe essere l’interesse comune, ovvero il bene del Paese.

Con la speranza che in futuro si torni ad affrontare temi centrali per l’economia e la politica in maniera costruttiva, non accettando passivamente lo status quo, e magari sarà difficile far passare ulteriori tagli alla sanità per compiacere Bruxelles e rimanere nei limiti di bilancio, dopo che si è visto in che condizioni versano gli ospedali pubblici.

Sarà difficile cadere nel ricatto dello spread senza chiedersi perché viene esercitato, sarà difficile affidarsi ciecamente nei dogmi europei del “più mercato e meno Stato”, quando nelle situazioni di crisi da shock esterni, come quella attuale, solo uno Stato Sovrano può salvare il Paese.

(di Luca Bontempi)

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