Johnson ferrovie

Johnson, prima mossa post Brexit: nazionalizza le ferrovie

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Boris Johnson, il trionfatore della Brexit, va oltre: il premier britannico ha infatti appena annunciato la nazionalizzazione di una parte delle ferrovie settentrionali nel Paese.

Johnson e la nazionalizzazione delle Ferrovie: il programma

La notizia è del Guardian, che ha riportato con una certa perizia il programma di nazionalizzazione previsto da Johnson. La linea interessata è la Northern Rail, con l’obiettivo di migliorare i collegamenti con una parte di elettorato dell’area che si è dimostrata vicina ai conservatori. Come riporta Inside Over:

“La manovra di nazionalizzazione, operativa dal primo marzo, coinvolgerà un gruppo operante dal 2004 nelle regioni storicamente industriali del Nord dell’Inghilterra, come lo Yorkshire, in cui recentemente i Tory hanno sfondato elettoralmente nell’ultima chiamata alle urne, conquistando le roccaforti rosse del Partito Laburista.”

Costo dell’operazione, mezzo miliardo di sterline, almeno stando ai numeri pubblicati dal Financial Times. La Northern Rail accusa da anni problemi di rinnovamento delle infrastrutture e di potenzialmento delle linee, nonostante gli oltre 101 milioni di passeggeri gestiti su oltre 2.500 tratte.

Il Johnson liberista è meglio del liberista europeista

Evidentemente sì. E non ci vuole molto a comprendere il perché. Stante il fattore “visionario” delle libertà economiche, il liberista “autonomo” Boris Johnson sarà comunque un soggetto politico in grado di gestire in modo maggiormente autonomo le proprie risorse.

Certamente, la Gran Bretagna ha sempre avuto, tra i Paesi membri UE, maggiore spazio di manovra, non avendo aderito all’Euro, ma in ogni caso la sua potenza di fuoco era limitata comunque dai parametri di Maastricht, il che stava a significare comunque dover limitare le proprie possibilità di spesa pubblica e di investimento statale, così come di programmazione economica.

Va detto che il programma di Johnson è meno ingente economicamente rispetto a ciò che aveva proposto il leader laburista Jeremy Corbyn durante la campagna elettorale, ma che si stia dalla parte dei conservatori o dei laburisti, la cosa certa è la necessità per lo Stato di poter spendere – soprattutto nei settori strategici – senza che nessuno ponga vincoli.

La nazionalizzazione di una parte delle ferrovie britanniche era probabilmente una mossa già prevista. Ma la sua cadenza temporale mostra già da subito, in tempi perfino fin troppo veloci, quante potenzialità inaspettate potrebbe sprigionare essere liberi da vincoli.

Con tutti i distinguo del caso, per carità. A differenza della appena liberata Gran Bretagna con Johnson in testa, l’Italia è infatti ancora più ingabbiata dalla moneta unica.

(di Stelio Fergola)

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin

Articoli correlati

Potrebbero piacerti

Johnson, prima mossa post Brexit: nazionalizza le ferrovie
Boris Johnson, il trionfatore della Brexit, va oltre: il premier [...]
La “Rivoluzione Francese britannica”: bye bye, EU
Rivoluzione Francese del nuovo millennio: questo è l'augurio che mi [...]
Cosa ci dicono le elezioni regionali
Così è ufficiale: dopo mesi di intensa campagna elettorale, la [...]
Sardine e media, così il PD ha vinto in Emilia: ma la sinistra è in crisi nera
Le Sardine, la spalla del PD, hanno portato a termine [...]
Ultime

NOTIZIE

Seguici su

Facebook

Ultime da

Twitter

Scroll Up