I tentacoli del potere dei Rockefeller: le rivelazioni di Aaron Russo

I tentacoli del potere dei Rockefeller: le rivelazioni di Aaron Russo

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I Rockefeller sono una dinastia assai nota, Aaron Russo fu un regista conosciuto, ma decisamente meno planetario: eppure, le rivelazioni di quest’ultimo sulle diramazioni del potere dei primi sono sconcertanti. Essi rappresentano una delle famiglie più ricche ed influenti al mondo, con tentacoli che arrivano un po’ ovunque: dall’industria del petrolio alle banche, dalla politica alla cultura. I finanziamenti dei Rockefeller premiano da sempre ONG ed associazioni accomunate da una linea di pensiero finto-progressista, i cui scopi sono in realtà lontani da quelli ufficialmente dichiarati.

Lotta al terrore, femminismo, ridimensionamento della supremazia culturale del maschio bianco: i presunti obiettivi che portano la firma dei Rockefeller sarebbero in realtà i mezzi per portare a compimento la strategia della destabilizzazione sociale.

 

Le rivelazioni di Nick Rockefeller a Russo sul 9/11

Aaron Russo (1943-2007) era un produttore cinematografico ed attivista politico americano: conosceva personalmente membri della succitata dinastia. Nel 2006, egli ha diretto e prodotto “America: Freedom to Fascism“, un documentario inchiesta sugli sporchi affari del Federal Reserve System.

Ex amico di Nicholas Rockefeller, Russo aveva interrotto i rapporti col magnate americano dopo che, 11 mesi prima degli attentati dell’11 settembre, Rockefeller gli aveva confidato in anticipo le intenzioni del governo ombra americano. I particolari delle rivelazioni di Rockefeller li riporta lo stesso Russo, durante un’intervista rilasciata ad Alex Jones, nel gennaio del 2007.

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Il regista Aaron Russo in compagnia di Nicholas Rockefeller

Afferma Russo: «Incontrai Rockefeller [Nicholas] tramite una donna avvocato di mia conoscenza. Mi chiamò per dirmi che Rockefeller voleva incontrarmi. […] Ci scambiammo idee e pensieri e fu proprio lui a dirmi, 11 mesi prima degli attentati dell’11 settembre, che ci sarebbe stato un evento. Non mi disse quale evento, mi disse solo che a partire da quell’evento avremmo invaso l’Afghanistan per costruire oleodotti attraverso il Mar Caspio, avremmo invaso l’Iraq per prendere il controllo dei campi petroliferi, posizionando una base in Medio Oriente ed integrando queste zone nel Nuovo Ordine Mondiale.

Poi, avremmo invaso il Venezuela di Chavez. E più avanti, infatti, vi fu l’attentato dell’11 settembre. Mi ricordo che mi diceva che avremmo visto i soldati andare alla ricerca di persone all’interno di grotte in Afghanistan, in Pakistan e dintorni, e che ci sarebbe stata una guerra al terrore in cui non ci sarebbero stati nemici reali. Perché in realtà si trattava di una enorme bufala che serviva a controllare gli americani».

 

Guerra infinita e spregiudicatezza: Russo diverso da Rockefeller

Una guerra infinita senza nemico sarebbe stata dunque un’invenzione di grandi personaggi della finanza, che avrebbero attuato una strategia della tensione su piano globale per sottomettere e schiavizzare i popoli. «Non c’è nessuno da sconfiggere, quindi si può andare avanti così per sempre, e possono avere cosa vogliono, spaventando a morte gli americani», aveva precisato Russo, al quale Rockefeller aveva chiesto di far parte del Council on Foreign Relations, ricevendo però risposta negativa.

«Per quanto tu mi piaccia, Nick, siamo agli antipodi come modo di essere. Io non credo nello schiavizzare la gente. E lui mi diceva “Ma cosa ti importa di loro? Cosa ti importa di quelle persone? A te cosa cambia? Prenditi cura della tua vita. Fai il meglio che puoi per te stesso e per la tua famiglia. Cosa conta per te il resto della gente? Non significano niente per te. Sono solo servi, sono persone.” Era come una mancanza di premura nei confronti degli altri, e io non ero così».

 

«Il femminismo lo abbiamo creato noi Rockefeller»

Nel corso della succitata intervista, Aaron Russo ricorda anche le parole pronunciate dal suo ex amico Nick Rockefeller in merito alla rivoluzione femminista: «Mi disse “Aaron, secondo te cosa è stato il femminismo?”, ed io risposi in una maniera piuttosto convenzionale per l’epoca. Dissi: “Penso che le donne abbiano il diritto di lavorare, avere uno stipendio come gli uomini, così come abbiano il diritto di votare”.

Lui cominciò a ridere e mi disse: “Sei un idiota. Lo abbiamo finanziato noi Rockefeller, il femminismo. E vuoi sapere perché? Per due motivi principali: perché prima del femminismo non potevamo tassare metà della popolazione e, in secondo luogo, avremmo così potuto mandare i bambini a scuola ad un’età ancora più precoce, indottrinandoli nel modo di pensare e distruggendo quindi le loro famiglie. I bambini ora vedono lo Stato come fosse la propria famiglia».

Aaron Russo morirà sette mesi dopo aver rilasciato questa intervista.

 

Arte: più donne e neri, meno maschi bianchi

La potente influenza della famiglia Rockefeller – come si è appreso dalla scottante intervista di cui sopra – si fa sentire ovunque. Anche e persino nei musei d’arte. Ad esempio, il MoMA (Museum of Modern Art) di New York, fondato da Abby Aldrich Rockefeller, ha recentemente riaperto le porte al pubblico dopo quattro mesi di ristrutturazione, grazie ad una donazione di 450 milioni di dollari da parte di uomini d’affari e finanzieri. Tra questi 450 milioni di dollari, 228 milioni sono stati sborsati dal banchiere David Rockefeller, scomparso nel 2017 (125 milioni nel 2017 ed altri 103 milioni nel 2019, secondo le sue volontà).

La novità principale del MoMa riguarda la concessione degli spazi, notevolmente ridotti per gli artisti maschi bianchi e grandemente ampliati per le artiste donne e gli artisti neri. I temi trattati, poi, non nascondono di certo una insistente politicizzazione dell’arte: emancipazione femminile, concentrazione della ricchezza, turismo su Instagram, Black Lives Matter, evoluzione dell’espressione di genere.

Una scelta che farà sicuramente discutere, ma che non sorprende più di tanto, considerata l’ideologia di base dei finanziatori. Ovverosia, quegli stessi Rockefeller il cui ampio potere Aaron Russo, prima di morire, ha illustrato con chiarezza, in tutte le sue radici e diramazioni, nella sua intervista con Alex Jones.

–> LEGGI ANCHE “BOHEMIAN GROVE: QUANDO IL BILDERBERG VA IN VACANZA”

(Flavia Corso)

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