Laura Boldrini prende le difese di Greta Thunberg e Carola Rackete. Come riporta IlGiornale, Laura Boldrini è tornata e ripropone un suo vecchio pallino: il femminismo identitario. L’ex Presidente della Camera, ora passata al Partito democratico, ora ci spiega che chiunque osi criticare o mettere in discussione il fenomeno Greta Thunberg o l’operato della “capitana” Carola Rackete, è in realtà un maschio – ovviamente bianco ed eterosessuale – che non tollera il protagonismo delle donne ed è, dunque, un povero sessista.
“Donne coraggiose”
Boldrini: vietato criticare Carola e Greta
È tutta colpa del sessismo dei maschi bianchi: “Quelli sono, tutt’al più, mezzi, scuse, alibi, squallido rumore di superficie. Ma ciò che davvero non sopportano di queste donne straordinarie è che si sono esposte, costi quel che costi, ci hanno messo la faccia e non il corpo, usano la testa invece del c***, non sono rimaste al loro posto, rifiutando testardamente la parte che questa società aveva assegnato loro, rivestono ruoli di responsabilità che il 90% degli uomini che le deridono non reggerebbero per dieci minuti, che sia il timone di una nave, un ruolo istituzionale o un microfono spianato di fronte agli uomini più potenti della terra”.
E aggiunge che queste donne “hanno deciso di prendere posizione in un mondo in cui tutte le posizioni che contano o hanno un qualche peso o valore sono state prese da un’unica persona: maschio, etero, bianco, ricco, potente e che se ne strafotte dell’ambiente, di chi verrà dopo di lui, di chi la pensa diversamente, di chi è altro, diverso. Donna”.
L’ossessione femminista di Laura Boldrini
Capito? se Carola Rackete se frega delle leggi di uno stato – che dovrebbero valere per tutti – non è colpa sua, ma del sessismo. Se si osa analizzare il fenomeno Greta Thunberg sotto una luce diversa, sottolineando come esso rappresenti in tutto e per tutto un movimento “populista”, è perché Greta è una giovane donna. È chiaro che si tratta di un’operazione che ha un chiaro obiettivo: tentare di eliminare ogni pensiero critico in nome politicamente corretto, vero riflesso della politica identitaria femminista che qui Laura Boldrini ripropone sui suoi canali social. Ma non c’è nulla di più “sessista” del politicamente corretto stesso.
(La Redazione)