Greta Thunberg la si potrebbe definire la clone in vitro scandinava di Bana al-Abed. Il veicolo “grazioso” di cui si serve l’Occidente per mandare messaggi ostili e bellicosi contro quei Paesi che stanno promuovendo in prima linea un assetto globale caratterizzato da molteplici, e ben definite, sfere di influenza.

Questa volta non lo fa a colpi di tweet da quell’Aleppo “assediata e bombardata dai leoni di Bashar al-Assad“. Ci mette, al contrario, direttamente la faccia. Un cartellone 60×40 e la frase “Russia, permetti di scioperare contro il clima” scritta a caratteri cubitali. La quale, se letta tra le righe, suona più o meno come: “sei la prima responsabile del cambiamento climatico, quindi meriti ulteriori boicottaggi e sanzioni.“

Una falsità, ad un’attenta analisi. Tolte le difficili condizioni nella città chiusa di Noril’sk causate dalle forti emissioni di diossido di zolfo dovute all’intensivo sfruttamento minerario di palladio, plutonio e nichel. Il Cremlino è in prima linea per la sostenibilità ambientale.
Dal 2013 è promotore del progetto SUST-RUS (Spatial-economic-ecological model for the assessment of sustainability policies of Russia). Il fine di questo è un approccio integrato di modellazione state-of-the-art in grado di prendere decisioni di importanza strategica per le politiche ecologiche del Paese. Talmente di ampie vedute, che i massimi ricercatori hanno deciso di implementarlo in Europa.
Tra le altre cose, infatti, valuta l’efficienza energetica del gas naturale e conclude che la politica dei prezzi dovrebbe essere favorevole sia per i produttori che per i consumatori al fine di avere un impatto reale sull’efficienza e le emissioni di CO2.
Il tutto mentre a Washington disconoscono persino il protocollo di Kyoto.
(di Davide Pellegrino)