Essere Lilli Gruber e non vergognarsi deve essere arduo. Per tante e troppe ragioni.
Essere Lilli Gruber
Cosa significhi essere Lilli Gruber è difficile a dirsi. Dopo gli insulti lanciati a ruota libera contro Mario Giordano ancora di più. Significa imitare goffamente la voce di un collega per metterlo in ridicolo, facendo pure la parte della sedicente “superiore” che manco lo considera professionalmente.
Vuol dire offendere costantemente non solo Giordano, ma l’onorabilità degli ospiti “sbagliati” nella sua trasmissione su La7. Vuol dire non permettergli di parlare, vuol dire interromperli continuamente, rinunciando alla benché minima forma di neutralità, almeno nel tempo concesso.
Mario Giordano, con tutti i suoi difetti di “ortodossia”, non è mai arrivato a questo punto. E credo sinceramente che non ci sia mai arrivata nemmeno “gente” come Corrado Formigli, come Lucia Annunziata e perfino come Concita De Gregorio. Forse Lilli Gruber se la gioca – vantiamocene – con David Parenzo. Riguardo la professionalità giornalistica, ma soprattutto riguardo la mancanza assoluta di educazione e di rispetto.
La disonestà intellettuale di una giornalista snob
Questo è Lilli Gruber. Una conduttrice intellettualmente profondamente disonesta, incapace di mantenere anche il minimo di profilo obiettivo. Sono anni che ad Otto e mezzo “dà spettacolo” in tal senso.
E l’altro giorno, quando ha attaccato Giordano come il peggior bulletto di periferia, mettendolo in ridicolo per la sua voce, ha raggiunto l’apice della vergogna.
Recitare la parte della Gruber e non vergognarsi è veramente difficile. Ma lei ci riesce ogni giorno.
(di Stelio Fergola)