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Armenia, viaggio in una Nazione del Cristianesimo

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Laddove si è sempre resistito alle persecuzioni dell’uomo e oggi si lotta contro la decadenza degli idoli della modernità, si trova l’orgogliosa frontiera dell’Armenia. Questa piccola nazione di origine indoeuropea, incastrata fra i monti del Caucuso, culla del Cristianesimo, racconta di una civiltà millenaria che però da sempre ha dovuto lottare per la propria sopravvivenza.

Armenia, le dominazioni passate e presenti

Prima le varie dominazioni straniere, dai persiani ai bizantini, dai selgiuchidi ai mongoli, dagli ottomani alla Russia zarista e sovietica; oggi si trova di fronte a un nemico immateriale e ancora più temibile: la globalizzazione. Certo la sicurezza del Paese ancora non è una garanzia a causa della pressione a tenaglia di Turchia a Occidente e Azerbaijan a Oriente, la recente rovinosa guerra per il controllo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha certamente aumentato la percezione di minaccia sulla pacifica popolazione armena, ma per le strade si cominciano a vedere i primi tentativi di una colonizzazione ideologica che muove i suoi grigi e livellanti passi anche qui. Ne sono molto consapevoli i sacerdoti della Chiesa Apostolica d’Armenia, autonoma rispetto al mondo cattolico e a quello ortodosso poiché pre-calcedonese (come la chiesa egiziano-coopta o quella etiope), dove la dolcezza dei loro sguardi non tradisce una lucida e lungimirante analisi sulle nuove sfide culturali e antropologiche di questo atavico popolo. Probabilmente in questi prelati è chiara la lezione di Arnold Toynbe secondo il quale “Le civiltà non muoiono per omicidio ma per suicidio”.

Dopo il genocidio del popolo armeno, perpetrato fra il 1915 e il 1918 in un progetto di pulizia etnica in cui vennero sterminati circa un milione e mezzo di persone per mano turco-ottomana, il rischio di annientamento si è spostato sul piano culturale e identitario. Siamo solo agli inizi di quel processo, ormai noto anche in Italia ed Europa, che si insinua in maniera melliflua e menzognera fra le legittime aspettative della gente e dei suoi bisogni, specialmente materiali, ma che ne corrode lo spirito. Un processo presentato come progressista, umanitario e per le libertà ma che in realtà mira modellamento del consumatore perfetto attraverso l’annichilamento di qualsiasi identità che genera comunità e quindi alternativa ai bisogni di un Mercato sempre più aggressivo. In questo senso l’Armenia è diventata una nuova trincea della cosiddetta “guerra del sangue contro l’oro”.

Un Paese del Cristianesimo

Ma le fondamenta sono molto profonde e i bastioni ancora robusti. Il popolo armeno è storicamente il primo a convertirsi al Cristianesimo e i segni di questo viscerale abbraccio sono ben visibili nella presenza di khachkar sparsi in ogni angolo di questa terra. I khachkar sono delle croci votive scolpite dentro un blocco di pietra riccamente decorato con motivi floreali e geometrici, un’espressione artistica unicamente armena. Un altro segno evidente di quanto sia radicata e tenace la spiritualità di questo popolo è la numerosa presenza di monasteri, alcuni restaurati altri che portano i segni delle varie devastazioni seguite nei secoli ma che non hanno mai fiaccato l’animo di questa nazione.

Armenia, viaggio in una Nazione del Cristianesimo

Monasteri significa anche cultura ed è del monaco Mesrop Mashtots, all’inizio del V secolo, l’intuizione di creare un alfabeto originale che ha consentito al popolo armeno di dotarsi di una propria letteratura nonché la possibilità di maturare una salda coscienza nazionale e unitaria. Questi due elementi, lingua e religione, sono stati determinanti per la resistenza armena nella sua lunga e travagliata storia. Molti popoli si sono estinti ma l’Armenia no! Benché abbia ritrovato la sua indipendenza appena trent’anni fa allo sciogliersi dell’Unione Sovietica, in un fazzoletto di terra che è appena un decimo di quello storico, l’Armenia ancora resiste ed esiste animando quella che può essere considerata anche la frontiera più orientale di un’Europa dei popoli.

È per questo che in Italia l’area culturale “scorretta” deve cominciare a scoprire e approfondire questa terra dal grande fascino, particolarmente suggestiva per gli scenari paesaggistici che offrono gli altipiani caucasici ma anche molto attraente per la ricca presenza di arte, monumenti e siti storici; deve aprirsi a questo popolo che nonostante le tante sofferenze ha ancora un passionale e orgoglioso amor proprio nonché un carattere genuinamente caloroso e accogliente. Chiunque abbia la fortuna di visitare l’Armenia, infatti, si lascerà coinvolgere in maniera naturale dalla grande ospitalità delle famiglie, qui ancora patriarcali ovvero unite dalla gratuità dell’amore, qui ancora allargate, focolari ardenti a baluardo della propria identità e patrimonio del proprio futuro.

(di Giorgio Arconte)

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