Gino Strada ha fatto del male e non del bene, quanto meno agli italiani e a questo Paese. È un punto fondamentale da cui partire su ogni questione che lo riguardi.
Dobbiamo partire da questo perché la sua morte, purtroppo, sarà un’altra occasione per chi domina questa Nazione da sessant’anni non solo di glorificarlo come sempre, ma di tramandare ai posteri la sua presunta santità.
Gino Strada, il traffico di esseri umani e le azioni utili al marketing
Io non credo che Gino Strada non abbia fatto alcunché di buono. Penso una cosa diversa: che le azioni positive che hanno costellato la sua esistenza abbiano avuto il solo scopo di lanciare mediaticamente e soprattutto culturalmente la sua figura come solidale, unitamente ad Emergency di cui, se non si hanno gli occhi coperti da fette di prosciutto, si conoscono ormai bilanci e incassi. Chiamatelo, se volete, marketing.
Azioni che non hanno mai fatto il bene degli italiani. Ma, anzi, funte da grimaldello per ingannarli, per fare accettare e recepire da essi un movimento gigantesco di clandestini verso le proprie terre e le proprie case, per instigare in loro sensi di colpa e di vergogna utili a fomentare ciò che, di fatto, è da dieci anni un enorme traffico di esseri di cui non solo Emergency, ma grandissima parte delle altre ONG è corresponsabile.
Queste azioni non hanno mai fatto il bene dell’umanità, in quanto compartecipi di un processo vergognoso come quello di cui sopra, in quanto profondamente ostili a qualsiasi vago tentativo di porvi un argine e un freno. In quanto compartecipi di tratte di esseri umani.
E non ci interessa stabilire quanto il signor Strada abbia volontariamente o meno contribuito a ciò che – per ragioni di brevità, visto che ne scriviamo da anni – stiamo sintetizzando oggi.
Strada non meritava l’Italia
Gino Strada non ha mai operato al bene al prossimo, perché il prossimo sono i tuoi vicini, il prossimo è la tua Patria. Favorendo l’arrivo di centinaia di migliaia di clandestini, il signor Strada ha anzi lavorato per il male del suo prossimo, contro ogni suo diritto alla propria terra, alla propria casa e alla prioritaria attenzione in tema di lavoro.
Ieri non è morto un santo, anche se il Feudo utilizzerà i suoi potenti mezzi per continuare a perpetrare questa leggenda priva di fondamento. Senza alcuna intenzione di sputare su un morto, dobbiamo dirlo con forza e determinazione.
L’unico dispiacere reale che proviamo è che Gino Strada sia morto in Italia. Avremmo preferito che avesse soddisfatto il suo desiderio di vivere in un altro Paese, anche perché l’Italia non la meritava.
E noi siamo stufi di vivere nella nostra terra con gente come lui, che l’Italia la odiava e non ha mai fatto niente per nasconderlo.
(di Stelio Fergola)