Con il 92,8% delle preferenze, il Prof. Avv. Giuseppe Conte da Volturara Appula è il nuovo Presidente del Movimento 5 stelle.
Con una sofferta votazione piena di pathos, in perfetto stile cinque stelle, gli adepti del Movimento hanno incoronato l’Avv. del Popolo come loro nuovo sovrano assoluto.
Conte e l’elezione a presidente 5 stelle
Un’elezione tesa e tiratissima in cui, voto su voto, si sono contesi la vittoria i candidati Giuseppe Conte e Conte Giuseppe.
E ce l’ha fatta, come dichiarava dalle pagine del Fatto Quotidiano, senza alcun endorsement: un vero successo personale di cui non ha esitato a gloriarsi nel primo video consegnato alla storia dopo l’elezione, in cui ha “avuto il conforto della stragrande maggioranza dei votanti”.
Ben 62.242 persone – tra questi un emozionato Rocco Casalino che ha postato su Facebook la schermata del suo voto- hanno risposto SI alla domanda “sei favorevole all’elezione del Prof. Giuseppe Conte alla carica di Presidente del Movimento 5 stelle?” mentre 4.822 non l’hanno capita e hanno cliccato NO.
Certo, gli aventi diritto al voto erano circa 120mila: significa che la metà degli iscritti ha totalmente ignorato il Presidente #BelloBelloInModoAssurdo. Ma questo non bisogna dirlo.
Non si può mica rischiare di offuscare la meraviglia di un simile plebiscito: gli adepti hanno deciso e la loro decisione cambia il corso della storia di un movimento il cui corso della storia cambia, mediamente, dalle 12 alle 24 volte alla settimana.
Di giornata storica in giornata storica, infatti, i pentastellati sono giunti alla proclamazione tanto attesa: finalmente, tra il giubilo di Vito Crimi e l’esultanza di Luigi Di Maio, il leader eternamente in pectore è stato consacrato Presidente.
In Giuseppe Conte, Giuseppi per gli amici, il Movimento trova il punto di riferimento che merita: alla totale assenza di ideali e coerenza politica non poteva che corrispondere una personalità senza alcuna personalità ma totalmente disposta a diventare ciò che è necessario essere per adattarsi al vento che cambia
Un uomo che ha la forma dell’acqua: sovranista coi sovranisti, europeista con gli europeisti, giustizialista coi giustizialisti, garantista coi garantisti.
Sì, perché appena qualche giorno fa il neopresidente del Movimento 5stelle si è confermato campione di giravolte, guadagnando la medaglia d’oro olimpica nella specialità trasformismo politico.
La giravolta su processi e riforme della giustizia
«Non abbiamo più la visione che il processo non debba mai finire» e ancora: «È sbagliato schiacciare un cittadino con un processo infinito»: sarebbero queste le parole che – secondo il quotidiano Il Dubbio – Giuseppe Conte avrebbe rivolto all’assemblea congiunta di senatori e deputati pentastellati sulla riforma della Giustizia.
Strano!
Sono trascorse appena poche settimane da quando, intervistato da Giovanni Floris, impartiva lezioncine di diritto al direttore Alessandro Sallusti, blaterando di “giustizia censitaria” e “collegi di grandi difensori ben pagati che conoscono tutte le astuzie” per far prescrivere i processi ed è trascorso ancora meno da quando, pochi giorni fa, ha tentato di inquinare i pozzi sostenendo – bugiardo o ignorante? – che la riforma Cartabia rischiasse di compromettere il processo per la strage del ponte Morandi (avvenuta nel 2018, nel vigore della disciplina ante Bonafede).
Nelle ultime ore, l’eroe dei due Governi – verde coi verdi, fucsia coi fucsia – ha sacrificato sull’altare della propria sopravvivenza persino Fofò, l’artefice del suo destino, colui che lo ha portato a Palazzo Chigi schiudendogli le porte della sua seconda vita: quella da sciovinista della politica.
Ma ora che è Presidente, Conte promette: quando torneremo al Governo – perché ora sono al Governo ma a loro insaputa – cancelleremo la riforma Cartabia che abbiamo appena votato per cancellare quella Bonafede che avevamo votato due anni fa.
Un po’ come quando posava compiaciuto col cartello “decreti sicurezza” che un anno dopo avrebbe abolito con fierezza, insomma.
Complice il semestre bianco, Conte parla da vero leader: Draghi ci deve ascoltare, proclama. “il movimento che esce da queste ultime votazioni rafforzato nella leadership” dice senza alcun afflato autoreferenziale “si farà ascoltare efficacemente.”
Che Giuseppi non avesse alcuna intenzione di rinunciare a telecamere, autoblu, dirette e microfoni è chiaro da tempo: probabilmente da quando, due settimane dopo aver annunciato che la sua esperienza politica sarebbe finita con la fine del Governo gialloverde, si è presentato al Parlamento per chiedere la fiducia al Governo con cui il Movimento si è consegnato al partito di Bibbiano, il partito di quelli che dovevano morire ma un attimo dopo potevano anche vivere, purchè appoggiassero il Governo Giuseppi 2.
Giuseppi adesso ha un ruolo ufficiale: Presidente “privo di visione e di capacità manageriali, senza esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione” (cit.) di un’accolita di miracolati della politica. In fondo quello che davvero conta è esserci: e Giuseppe Conte c’è!
E adesso che c’è, esorta il suo seguito a non lasciare la politica “a chi la usa come mezzo per fare carriera, per appagare ambizioni personali”.
Già, lasciamola a lui la politica: mettiamo il Paese nelle mani del giurista inurbato di Volturara Appula passato, in men che non si dica, dall’anonimato al cuore delle bimbe d’Italia.
Lasciamo la politica a lui, che per il bene del Paese è disposto a passare da Salvini a Zingaretti nel volgere di una settimana.
A lui che è andato a caccia di responsabili per non perdere la poltrona di Palazzo Chigi, a lui che ha convocato i senatori dell’opposizione per promettergli prebende in cambio della fiducia, a lui che, per il bene del Paese, non ha mollato neppure quando è rimasto appeso a un Ciampolillo qualunque ma non usa la politica come mezzo per appagare ambizioni personali.
Nelle sue mani incompetenti, prive di visione e di capacità il Movimento e il Paese tutto sono al sicuro.
(di Dalila di Dio)