Italiani gentile

Gli italiani anzitutto: quel commovente incipit del “Discorso agli italiani” di Gentile

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Italiani, punto. Non bianchi, rossi, neri o gialli.  Non meridionali o settentrionali. Italiani e basta. Perché a questo richiama l’importanza di Giovanni Gentile, del suo pensiero ma di quel discorso pronunciato nelle ore buie, quelle della crisi ormai imminente. L’Italia era già “in tocchi”, ormai prossima a perdere la propria indipendenza nazionale, non ancora minimamente vicina ad essere riconquistata a quasi 80 anni di distanza. Ma quell’incipit, premessa di un discorso commovente, va sottolineato. In quanto parte di un amore per questa Patria che insegna a tutti – in particolare agli imbecilli antifa di oggi – quanto sia importante amare la propria terra.

Italiani di Gentile, fascisti e non fascisti

Agli italiani, ai suoi italiani, Giovanni Gentile, in quel 24 giugno 1943, iniziò a parlare così:

Questo discorso si rivolge a tutti gli Italiani che hanno un’Italia nel cuore: un’Italia, che non sia nome vano e retorico, ma qualche cosa di vivo e operante nel pensiero e nella volontà. Parlo come fascista, quale son fiero di essere perché mi sento profondamente italiano, e perciò parlo prima di tutto come italiano che ha qualcosa da dire a tutti gli Italiani, fascisti o non fascisti, fascisti della tessera e fascisti della fede. Dico fascisti della tessera e fascisti della fede, perché ho sempre ritenuto che la distinzione fosse necessaria per non scambiare il principio e l’ideale a cui s’intende aderire e che può essere la sorgente della nostra fede e della nostra forza, con le materiali deviazioni che del principio e dell’ideale sono flagranti falsificazioni e qualche volta pratici tradimenti. E ho sempre ritenuto che tesserati e non tesserati si potesse essere tutti Italiani, concordi nell’essenziale, ancorché dissenzienti nelle forme della disciplina politica: Italiani tutti e perciò tutti virtualmente fascisti, perché sinceramente zelanti di un’Italia che conti nel mondo, degna del suo passato. E voglio dire subito che di due cose sono e sono stato sempre profondamente persuaso: che molti, per vari piccoli motivi, amano dirsi fascisti e tengono alla tessera, i quali non operano né parlano né sentono da fascisti- e viceversa molti, moltissimi non curano d’iscriversi al Partito, i quali sentono, e parlano, e operano da fascisti sul serio, ancorché rimangano talvolta intricati in ideologie inconsistenti e fallaci, annidate nel loro cervello come quei tanti pregiudizi che ogni uomo non riesce ad espellere, ingombro più o meno innocuo al carattere e al pratico operare.

L’Italia anzitutto, una lezione che gli antifascisti non hanno mai imparato

Non ce ne frega niente del fascismo. Nulla, zero niet. Non è, in questa sede, quello il punto. Se ne può discutere in altre. Qui ci preme far capire la differenza del Gentile “orgogliosamente fascista” ma che pensa alla cosa più dirimente, in assoluto: l’Italia!

Ci interessa dell’importanza di una Nazione millenaria, di un popolo che ha dimostrato – con buona pace di chi vive nel mondo delle favole disfattiste – di realizzare cose mirabili (per lo meno rispetto a nove decimi – come minimo – del resto della popolazione mondiale, decidano pure gli anti-italiani se definire una “merda” tutto il resto solo per sminuire questo Paese a tutti i costi oppure, forse, iniziare a farsi qualche domanda sull’assenza totale di ragionamento che li contraddistingue: e non ho dubbi che la scelta sia scontata, ma va bene così).

Perché questa Nazione, probabilmente, morirà. Ma se c’è una piccola speranza che si salvi, lo farà esattamente seguendo gli insegnamenti di Giovanni Gentile: “E ho sempre ritenuto che tesserati e non tesserati si potesse essere tutti Italiani, concordi nell’essenziale”.

Questo essenziale è, prima di tutto, una grande Italia, quale può essere soltanto se stretta in una forte compagine politica, ossia in uno Stato che abbia la coscienza del suo diritto e della sua forza, del suo passato e del suo destino, e potente volontà realizzatrice, e perciò potenziatrice e disciplinatrice delle energie nazionali, individui e classi sociali, in un ordine di giustizia fondato sul principio che l’unico valore è il lavoro: il lavoro umano che è attuazione della vita spirituale nel complesso de’ suoi beni economici e delle sue idealità etiche.

L’essenziale sono gli italiani, così ci ha insegnato Giovanni Gentile, come un buon Maestro insegna ai suoi scolari, come un padre della Patria farebbe con i suoi figli.

Lo riteniamo anche noi. Siamo semplicemente consapevoli che c’è una parte, in Italia, che non lavora per concordare nell’essenziale, ma che lo fa per distruggere una Nazione. Per il nulla che contiamo, noi contrasteremo sempre chi vuole ammazzarci. Come è giusto che sia. Fino all’ultimo respiro.

(di Stelio Fergola)

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