Ecco perché il nucleare è la vera energia pulita: intervista a V.De Felice

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Il nucleare: energia pulita oppure no? Ne abbiamo parlato con Vittoria De Felice, esperta in ambito finanziario e di energie rinnovabili, nonché attivista politica.

1) Le istituzioni Ue sono alle prese con una decisione molto importante: classificare le attività economiche sostenibili. Il nucleare lo è?

L’atto delegato pubblicato il 21 aprile mette in standby per il momento la questione nucleare. In un primo momento gli esperti incaricati di valutare se l’Unione europea debba etichettare l’energia nucleare come un investimento verde avrebbero fornito una risposta positiva. Lo scorso anno i consulenti si erano divisi sul fatto che l’energia nucleare meritasse un’etichetta green: mentre produce emissioni di CO2 molto basse per il riscaldamento del pianeta, sono necessarie ulteriori analisi sull’impatto ambientale dello smaltimento dei rifiuti radioattivi. La Commissione ha quindi chiesto al Joint Research Center, il suo team di esperti scientifici, di riferire sulla questione: nella bozza di rapporto messa a punto dal JRC, che dovrebbe essere pubblicata a breve, si sostiene che il nucleare meriti l’etichetta di investimento sostenibile. “Le analisi non hanno rivelato alcuna prova scientifica che l’energia nucleare arrechi più danni alla salute umana o all’ambiente rispetto ad altre tecnologie di produzione di elettricità”, afferma il rapporto. Lo stoccaggio dei rifiuti nucleari in formazioni geologiche profonde è ritenuto “appropriato e sicuro”, sebbene gli esperti del JRC ammettano che “non è attualmente disponibile alcuna esperienza operativa a lungo termine poiché le tecnologie e le soluzioni sono ancora in fase di dimostrazione e sperimentazione”.

2) C’è un tabù, un pregiudizio ideologico contro il nucleare, soprattutto in Italia?

Vorrei citare un intervento da parte di Chicco Testa due legislature in parlamento (nel Pci e nel Pds), ex presidente di Legambiente e di Enel, oggi presidente di Assoambiente, commenta così la svolta ecologista impressa, almeno a livello programmatico, dal Pnrr, il piano nazionale inviato ieri dal governo Draghi alla commissione europea per l’utilizzo dei 238 miliardi di euro di Next Generation EU:” L’Italia è da sempre vittima di pregiudizi ideologici , basta alla raccolta differenziata che deve essere un obiettivo non uno strumento. Altra questione importante è lo smaltimento dei rifiuti che vengono raccolti e riuscire su ogni territorio ad avere impianti sul territorio che devono trattare i rifiuti a seconda della loro tipologia. Nel Lazio c’è una situazione che lascia riflettere, poiché mancano impianti per trattare quella parte di rifiuti urbani o speciali che non può essere riciclata. C’è una stima che in Italia il 10% del metano utilizzato potrebbe essere prodotto dal trattamento dei rifiuti umidi.”

Vittoria De Felice - nucleare

3) In Europa quali Paesi sono a favore del nucleare o ne fanno ampio uso?

In una lettera indirizzata alla commissaria competente Mairead McGuinness e ai vertici della Commissione, il presidente transalpino Emmanuel Macron e i primi ministri di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia sottolineano “il contributo indispensabile del nucleare per combattere il cambiamento climatico” e chiedono “che le politiche energetiche e climatiche europee sostengano tutte le vie verso la neutralità climatica, secondo il principio della neutralità tecnologica”. Emmanuel Macron ha dichiarato che “il futuro energetico ed ecologico” della Francia passa “dal nucleare”. E vuole un riconoscimento di sostenibilità per gli investimenti necessari al rinnovamento di una parte consistente del parco reattori francese. L’istituto di ricerca Jrc aveva il mandato di concentrarsi in particolare su un aspetto cruciale: la gestione delle scorie nucleari e il loro impatto su salute e ambiente anche nel lungo periodo. Mandato ricevuto dopo lo stallo europeo seguito alla pubblicazione della prima bozza della tassonomia verde UE. “Appropriato e sicuro”. Con queste parole il documento del Jrc definisce lo stoccaggio delle scorie nucleari in formazioni geologiche profonde. E cita paesi come Francia e Finlandia, che stanno portando avanti lavori per creare depositi con queste caratteristiche.

4) Gli italiani votarono in un referendum, negli anni ‘80, sull’onda emotiva di Chernobyl. Oggi ci sono ancora rischi per la sicurezza?

L’Italia è il più grande importatore di energia elettrica al mondo. Acquista il 15% della propria elettricità e la quota di maggioranza arriva proprio dal nucleare francese. L’energia nucleare rappresenta una alternativa low carbon agli altri combustibili fossili ed è un componente critico dei mix energetici di tutti gli Stati europei, Italia compresa. Ma non tutti sanno che oggi le centrali nucleari producono circa un terzo dell’elettricità e un settimo dell’intera energia consumata nell’Unione europea. a prima battuta di arresto è arrivata dopo l’indicente di Chernobyl del 1986: in Italia il dibattito sul nucleare portò al referendum del 1987 e alla chiusura definitiva di tutti e quattro i reattori (Caorso, Garigliano, Latina, Trino Vercellese) costruiti sopra lo Stivale entro il 1990.La seconda frenata si è verificata nel 2011 dopo la catastrofe di Fukushima: il più costoso disastro industriale della storia. Solo tre mesi dopo, in Italia un secondo referendum portò alla totale cancellazione di ogni ambizione nucleare, il Belgio chiuse temporaneamente due impianti dopo la scoperta di crepe nel nocciolo dei reattori e la Germania ne spense otto; ma decise di smantellare tutti gli impianti rimasti entro il 2022.I governanti di numerosi Stati si sono trovati costretti ad abbandonare il nucleare per fare fronte al panico causato da quelle due catastrofi. Ma ben pochi si sono fermati a riflettere sulla sicurezza relativa delle diverse fonti di energia.Uno studio dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica e di Forbes ha calcolato il numero di morti per miliardo di KWh di energia prodotta. Risulta che il carbone è di gran lunga il più letale, seguito da petrolio, biomasse, gas naturale, idroelettrico, solare, eolico e, infine, dal nucleare che risulta la fonte di energia più sicura.

5) All’Italia converebbe davvero tornare a ragionare sul nucleare?

Oggi la battaglia per l’ambiente passa per una politica energetica che non escluda il nucleare, come fonte energetica a zero emissioni di idrocarburi e come unica vera alternativa alla dipendenza energetica delle importazioni di gas e petrolio. Il ritorno al nucleare farebbe risparmiare in Italia da 4,5 a 11 miliardi di euro l’anno, direi che parliamo di numeri molto importanti per il nostro paese. Il leader storico dell’ambientalismo italiano Chicco Testa nel suo libro Tornare al nucleare? L’Italia, l’energia, l’ambiente spiega perché, e nel farlo, ripercorre vent’anni di discussione pubblica italiana sulle politiche ambientali ed energetiche. Racconta le tappe della discussione fino all’arrivo della legge del 1987, e spiega quella che per lui non è un’abiura del verbo ambientalista, ma l’espressione della consapevolezza che la soluzione sia nelle tecnologie. Innanzitutto in quelle che ci possono consentire di usare l’energia in modo più efficiente, nelle fonti alternative, nel miglioramento dei consumi e dei combustibili nei trasporti, ma anche nell’uso dell’energia nucleare.

(di Roberto Vivaldelli)

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