Fedez e la difesa del free speech... solo quando vi conviene

Fedez e la difesa del free speech… solo quando vi conviene

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Era un giorno piovoso di maggio dell’anno del Signore 2021 quello in cui la sinistra italiana scoprì il free speech. La narreremo così ai posteri, la ridicola vicenda Fedez-RAI e tutto quello che ne è seguito.

Sì, perché si fa davvero fatica a non ridere di questa gigantesca pantomima mediatica. Una sceneggiata in piena regola in cui abbondano le più grottesche contraddizioni.

La prima contraddizione: è censura?

Il primo equivoco da sciogliere è il seguente: c’è davvero stata censura su Fedez?

Perché se è sempre sbagliato censurare il pensiero, di certo non si può ritenere corretto consentire un comizio politico (con tanto di attacchi espliciti a un solo determinato partito) senza contraddittorio in diretta sulla TV pubblica.

Evidente dunque, da questo punto di vista, il riferimento al “contesto” di cui i responsabili parlano nella ormai nota telefonata al rapper, sapientemente sfruttata da quel gran volpone della comunicazione che è Federico Lucia.

La censura che avrebbe subito l’artista dunque sarebbe teoricamente stata quella di non consentirgli di trasformare una manifestazione musicale pagata con soldi pubblici in uno spazio appannaggio (come se non lo fosse già) di una determinata parte politica.

Errore (o forse no) comunicativo clamoroso, in ogni caso, che ha consentito al rapper di ergersi a martire e di dare enorme risalto a quello che sarebbe stato l’ennesimo discorso contro Salvini e i suoi fatto da un esponente del mondo dello spettacolo.

La seconda contraddizione: free speech a targhe alterne


La seconda palese contraddizione in cui è caduta la propaganda left è poi quella sul free speech.

Tema sacrosanto, che abbiamo più volte difeso anche su queste pagine, e per il quale, se ci fosse una conversione della sinistra sulla via di Damasco non ci sarebbe che da gioirne.

Tuttavia non è così, perché anche qui si nasconde il classico, solido, viscido doppiopesismo.

Una sinistra che vuole importare in Europa il peggio delle porcherie della Cancel Culture americana; un mondo che ha gioito ed esultato del ban di Trump e della messa al bando dei social conservatori americani; un’area che pretende di affibbiare legittimità politica a seconda delle proprie valutazioni personali si sveglia un giorno e vuole farci la morale sulla censura?

E no, signori miei, così proprio non va. Appena fino a 24 ore prima della folgorazione anti-censura Ferragnez, nei media, in politica e nei social era pieno di critiche e di gente pronta alla censura per il discorso dei comici Pio e Amedeo, rei di aver attaccato il politicamente corretto in TV.

Insomma la censura è brutta e cattiva, ma solo se riguarda me.

Il free speech da difendere e l’ipocrisia da abbattere


Quella per la libertà di parola resta dunque oggi più che mai la madre di tutte le battaglie. Mai sotto attacco come in questo momenti con censure, iniziative legislative e movimenti d’opinione da parte dei soliti noti che si riscoprono difensori del libero pensiero sempre e solo per rinvigorire la loro propaganda.

Un principio da difendere con le unghie e con i denti. Ma su queste barricate non ci troverete Fedez, di questo potete stare certi. Viva la libertà.

(di Simone De Rosa)

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