Prescrizione

Prescrizione, siamo “imputati per sempre”. Vano il tentativo di FdI

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“Prescrizione, respinto il nuovo blitz di FdI. Il partito di Meloni tenta di far passare un ODG per superare la riforma Bonafede, respinto grazie ai voti di M5S e Pd mentre Lega Forza Italia e Italia Viva si astengono”.

Con queste parole il Fatto Quotidiano, il 23 febbraio, dava conto di quanto accaduto alla Camera dei Deputati nel corso della discussione sul Milleproroghe.

Dunque, un ordine del giorno per riportare un barlume di civiltà giuridica nel nostro sistema penale sarebbe un “blitz” del partito di Giorgia Meloni, sventato grazie all’intervento salvifico del Movimento 5 manettari e del fu PD, partito del garantismo, ormai incomprensibilmente ostaggio dell’Elevato e dei suoi.

L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia mirava a sospendere l’efficacia della riforma della prescrizione targata Bonafede, che ne prevede la sostanziale abolizione mediante interruzione del suo decorso dopo la pronuncia della sentenza di primo grado.

Da “Bonafede non si tocca” a “la riforma Bonafede non si tocca” il passo è stato breve: se il Guardasigilli delle meraviglie è, improvvisamente, divenuto sacrificabile sull’altare del buon Governo, la straordinaria idea di addossare all’imputato le conseguenze dell’inefficienza del sistema giudiziario e dell’incapacità dello Stato di dare seguito alla propria pretesa punitiva in tempi ragionevoli, non può essere in alcun modo intaccata.

Inutile tentare di spiegare a costoro che oltre il 60% dei processi penali si prescrive nella fase delle indagini preliminari, quando né l’indagato né il suo difensore toccano palla. Inutile raccontargli di come ogni impedimento alla celebrazione delle udienze ascrivibile all’imputato o al suo difensore sospenda il corso della prescrizione.

Inutile anche rilevare che il corso della prescrizione, dopo la riforma Orlando, rimane sospeso fino ad un anno e mezzo tra il deposito della sentenza di ciascun grado di giudizio e la pronuncia della sentenza del grado successivo.

Inutile menzionare il fatto che i processi si prescrivono per le carenze di organico, gli errori procedurali di Procure e Tribunali o per il continuo andirivieni dei magistrati in cerca d’autore tra le diverse sedi giudiziarie.

Se, per fare un esempio, nel 2015 64.447 procedimenti penali sono stati definiti con decreto di archiviazione per prescrizione emesso da un GIP, la colpa è, comunque, dell’imputato e del suo complice avvocato che, con i loro trucchi, hanno magicamente dilatato il tempo fino ad arrivare all’agognata impunità.

Troppe prescrizioni? Aboliamo la prescrizione

Così, nella sua ineluttabile vocazione giustizialista, con la genialità che contraddistingue ognuno dei suoi componenti, il Movimento 5 Stelle – con la complicità della Lega, occorre dirlo – ha stabilito che se lo Stato non è in grado di pervenire ad una sentenza irrevocabile per il reato di furto semplice in anni 7 e mesi 6 (maggiorati dei periodi di sospensione già previsti a mente della riforma Orlando, di quelli per legittimo impedimento dell’imputato o del suo difensore o, ancora, per le altre vicende processuali di cui all’art. 159 c.p.) la soluzione debba essere, semplicemente, abolire la prescrizione.

Anche un bambino capirebbe che l’unico stimolo alla rapida celebrazione dei processi è proprio lo spauracchio della prescrizione e che la sua cancellazione non potrà che rendere i processi infiniti.

Tutto il contrario di quanto prevede la nostra Costituzione e di quello che ci chiede l’Europa: a chi gioverà una condanna giunta dopo 20 anni dalla commissione del reato?

Non alle vittime, costrette ad un calvario giudiziario infinito.

Non agli imputati, ridotti a vivere con una spada di Damocle sul capo per decenni, nell’attesa di una pena che non potrà avere alcuna finalità rieducativa ma sarà solo punizione e frustrazione di ogni aspettativa di emenda.

Ma spiegare queste cose a chi ha fatto del giacobinismo il faro della propria azione politica e della rivendicazione dell’esclusiva dell’onestà il proprio marchio, è assolutamente inutile.

Fermare il principio “imputati per sempre” diventa un “blitz”

Così, il tentativo di Fratelli d’Italia, di ristabilire il senso delle cose diventa un blitz.

E i pavidi partiti di Governo, un tempo tutti contrari, contrarissimi, alla riforma Bonafede si astengono per non turbare gli alleati.

Si astiene persino Italia Viva, nonostante gli emendamenti a firma Annibali atti a rendere disapplicabile la riforma ai fatti commessi dal 1o gennaio 2020 al 1o gennaio 2021.

In fondo il Governo si è addirittura impegnato “ad adottare le necessarie iniziative di modifica normativa e le opportune misure organizzative volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza della giustizia penale, in modo da assicurare la capacità dello Stato di accertare fatti e responsabilità penali in tempi ragionevoli (art. 111 Cost.), assicurando al procedimento penale una durata media in linea con quella europea, nel pieno rispetto della Costituzione, dei principi del giusto processo, dei diritti fondamentali della persona e della funzione rieducativa della pena”.

Addirittura un Governo che si impegna a rispettare la Costituzione!

Un atto veramente rivoluzionario.

A posto così. Respinto l’attacco fascista.

La riforma Bonafede non si tocca ed i suoi nemici giurati abbaiano ma non mordono.

Governare è più importante. Governare val bene un’abiura.

(di Dalila di Dio)

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