Del Movimento 5 Stelle e della sua morte parliamo da anni. Un decesso che fatica a concretizzarsi, nonostante le infinite cadute in un gruppo politico che aveva fatto della rivoluzione il suo principale slogan. Cadute su tutto: lotta alla casta, spirito di discontuinità, promesse di cambiamenti radicali. Gli Stati generali sono ormai alle porte: ma di idee chiare nemmeno l’ombra.
I grillini, una rivoluzione mai iniziata
Chi scrive non ha mai appoggiato il Movimento 5 Stelle. Però ha sempre tenuto un atteggiamento elastico sulla vicenda, tentando di recepire possibilità di miglioramento o di evoluzione poi rivelatesi assolutamente impraticabili.
Il governo gialloverde è forse stata l’ultima vera occasione di crescita dei grillini, schiacciati dalla retorica dell’antipolitica e dall’incapacità di affrontare la realtà nella sua essenza pura, sostanzialmente vivendo in una dimensione parallela.
Questo perché alcuni dei temi portanti del Movimento 5 Stelle erano ancora in piedi: lo era in minima parte l’antieuropeismo, nonostante all’indomani delle elezioni le dichiarazioni di Luigi Di Maio (“l’Europa è la nostra casa”) lasciassero già intendere una resa evidente, probabilmente “mitigata” dalla coabitazione con la Lega al governo.
Dopo la “svolta” del governo giallorosso, tutti i propositi dei pentastellati si sono sciolti come neve al sole. E i risultati elettorali, ormai, certificano il fallimento. Il 33% del 2018 è un miraggio irraggiungibile, e se alle prossime elezioni si dovesse raggiungere anche solo il 15%, ci sarebbe da stappare lo spumante.
La realtà nuda e cruda è questa: il Movimento 5 Stelle ha avuto lo stesso percorso dell’ennesimo partito satellite del PD: delusione per la politica, ma anche per la “sinistra che non è più sinistra” e conseguente progetto di una ridefinizione che non avverrà mai.
Ci sono soltanto due differenze tangibili con il partito satellite del PD: la durata e la dimensione del consenso. E questo, probabilmente, ha ingannato tanti elettori.
Movimento 5 Stelle e Stati Generali: un vano tentativo di ridefinzione
La ridefinizione inutile del nulla. Gli Stati Generali esprimeranno questo. E i grillini più ostinati continueranno a crederci. Anche Alessandro Di Battista, una delle voci più critiche del Movimento, non esce da un loop mentale irrisolvibile.
La sostanza sembra essere: torniamo a correre da soli. Il che potrebbe avere anche un senso, ma che smette di averlo nel momento in cui le parole, come sempre, resteranno tali.
Questi Stati Generali rimetteranno in discussione il governo giallorosso? Rimetteranno in discussione la vicinanza col PD, quel partito con cui non ci si sarebbe mai stata alcuna alleanza e che lo stesso Di Battista stigmatizzava come un’eventualità che lo avrebbe portato a lasciare il Movimento? Ripristineranno l’antieuropeismo e l’antimmigrazionismo delle origini, qualità che hanno determinato eccome il 33% di consensi del 2018?
La risposta è scontata: no.
I grillini moriranno. Lo diciamo da anni, purtroppo non lo abbiamo ancora osservato con i nostri occhi. Ma è solo questione di tempo.
(di Stelio Fergola)