Draghi, beatificazione e santificazione? Cosa potrebbe accadere

Draghi, beatificazione e santificazione? Cosa potrebbe accadere

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Draghi Mario, beatificazione o santificazione? Si salterà il processo intermedio? Il dubbio, visti i primi giorni sulla scena del presidente del Consiglio incaricato, è lecito.

La santificazione di Mario Draghi

A prescindere dalle numerose ombre e dubbi che circondano l’arrivo di Draghi dopo la crisi del Conte bis, sembra che il processo sia già senza intoppi verso la santificazione. Sui media, in questa settimana, si è visto e letto di tutto. Al di là di qualcuno che si è curato di approfondire quale sia lo stipendio dell’ex presidente della BCE. addirittura l’ANSA si è occupata di comunicarci cosa dice il suo edicolante e quanti quotidiani il futuro premier legga ogni giorno.

Draghi santificazione

Beppe Grillo intanto, dopo aver detto peste e corna del personaggio in questione stranamente ci ripensa. “È una brava persona”, dice, dopo essere stato a colloquio con Draghi, dimostrandosi anche lui propendente per la santificazione diretta.

In alcuni dibattiti televisivi si è saltato il fosso della metafora sportiva: “Non stiamo parlando di uno normale, ma di Maradona”. Parallelismo al quale si è curato di rispondere Luca De Carlo di Fratelli d’Italia, ad oggi l’unico partito che dovrebbe opporsi in modo più o meno diretto al prossimo governo.

Osho, con la sua solita satira piccante, vola direttamente sulle prese in giro fantascientifiche riguardo ciò a cui stiamo assistendo.

Draghi santificazione

Ci sono anche le beatificazioni edotte. Una di queste è quella – manco a dirlo –  de il Sole 24 Ore, che titola prepotentemente Perché l’Italia non può fallire l’occasione del governo Draghi.

 Draghi santificazione

Ma da dove nasce tanta sicurezza? Com’è possibile che i media si lancino in modo così certo nel descrivere un futuro di resurrezione per l’Italia? Qualcuno dirà: “È avvenuto anche con Mario Monti”. In realtà, nel caso di Monti, il processo fu leggermente diverso. All’Italia, in quel caso, veniva imputata la solita incapacità di spendere gli inesistenti “fondi dell’UE”, e l’attuale senatore a vita fu spacciato come colui che la salvò dalla bancarotta. Non si puntava, giustamente, sul caro prezzo di quel salvataggio, sulla prosecuzione dell’inesorabile impoverimento delle classi medie non agendo in alcun modo – tra l’altro – sulla crescita dei meno abbienti. ”Rischiamo il rack, Monti ci salverà” era il messaggio.

Draghi santificazione

Nella fattispecie, Draghi non deve salvare l’Italia dai conti in rosso, ma dalla povertà. E la comunicazione della stampa sembra tutta improntata a questa possibilità, comunicata quasi come certezza, puntando sulle indubbie capacità professionali del personaggio e sul suo curriculum, tacendo – come è logico – sui giudizi di valore riguardanti quanto tali capacità siano state messe al servizio dell’Italia in passato.

Christine Lagarde, dai piani alti di Bruxelles, del resto lo dice apertamente: Mario Draghi rilancerà l’economia italiana con aiuto UE.

Governo Draghi, l’occasione per ridimensionare l’antieuropeismo?

La sensazione, al momento, è questa. Non si basa su dati intelleggibili, perché non ve ne sono, ma sul bizzarro orientamento dei giornali e sulle dichiarazioni stranamente sicure e a senso unico su un futuro di resurrezione che, obbiettivamente, non si leggeva ai tempi di Monti. E’ chiaro che, se di resurrezione si parlerà, avrà l’esclusivo scopo far respirare il Paese per un paio d’anni e di mettere all’angolo il sovranismo prima di far versare lacrime e sangue – ipotizzo – nel giro di un decennio. Cosa che, d’altronde, è nella tradizione dell’europeismo per sedicenti “aiuti” che non sono mai stati tali, figuriamoci per un ammontare di denaro appena appena più largo.

Ma nel frattempo, ostriche e champagne. Per mostrare a tutti l’UE benevola, che aiuta a uscire dalla crisi con l’apporto decisivo del suo fuoriclasse. È altrettanto lapalissiano che non sarà minimamente pensabile attuare una resurrezione con i miseri – perché sono miseri, anche se non si dice – 209 miliardi del Recovery Plan (di cui soltanto 80 a “fondo perduto”, ma Giorgia Meloni in tv qualche giorno fa raccontava addirittura 40), una cifra davvero bassa rispetto a quella che può permettersi – specialmente per un rilancio economico tanto imponente – qualsiasi Nazione libera, dotata di una propria banca in grado quanto meno di smaltire con assoluta certezza i titoli di Stato in eccesso e garantire così liquidità nei momenti di crisi.

Aggiungiamoci la possibilità concreta che Draghi sia l’uomo che ci ricondurrà alla “libertà dal covid”, magari tramite lo strumento propagandistico del vaccino per tutti, sfruttando una plausibilissima riduzione dei tamponi e, altrettanto ovviamente, la crescita delle temperature in arrivo con la primavera, che permetteranno di favorire l’abbattimento sul fronte “numero dei contagiati” diffuso quotidianamente e senza criterio dalla stampa italiana.

Mettiamola così: se io fossi un vertice europeo, sacrificherei volentieri – e in via del tutto temporanea – i dogmi di Maastricht per mettere all’angolo i sovranisti e presentarmi come il salvatore. Sfrutterei la comunicazione ai massimi livelli per ridurre il terrorismo su una pandemia che – dati alla mano – riguarda un numero veramente ristretto di persone, sebbene su scala mondiale.

Cosa accadrà, poi, è chiaramente un’altra storia. Francesco Amodeo, che di europeismo se ne intende, d’altronde prevede un colpo di grazia immediato. Il mio pensiero, invece, è che sempre di colpo di grazia si tratterà, ma di medio e lungo periodo. Staremo a vedere.

(di Stelio Fergola)

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