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Draghi, Renzi e lo strano tempismo dell’ultimo bollettino BCE

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Mario Draghi è ovviamente al centro del discorso, quasi come lo è stato Matteo Renzi nelle ultime settimane. Sulle ragioni che hanno portato il leader di Italia Viva a provocare la crisi si specula ormai da settimane.

Da Renzi a Draghi: crisi commissionata

Personalmente ho sempre pensato – come anche riportato sul mio profilo facebook quasi un mese fa – che la ragione risiedesse in una sorta di insoddisfazione di Bruxelles per l’applicazione delle misure decise dall’UE in Italia, a causa della peculiare composizione del gabinetto Conte bis e del fatto che i 5 stelle, nonostante avessero ceduto praticamente su tutto, si riservassero di mantenere vivo per lo meno lo slogan “no MES”, che guarda caso era uno dei punti – insieme al Recovery Plan – sui quali insisteva di più Matteo Renzi nel corso delle numerose interviste televisive rilasciate durante l’entrante crisi di governo.

A Mario Draghi, invece, non pensavo molto. Per meglio dire, ci pensavo quanto ci pensavano tutti, il nome circolava da praticamente un anno e che fosse nell’aria era chiaro, meno se si sarebbe realmente concretizzato (soprattutto come presidente del Consiglio).

Certo è che, mettendo in fila gli eventi, è ormai praticamente impossibile non pensare che l’intuizione iniziale fosse corretta, e che a Renzi sia stata commissionata de facto una crisi utile a portare Draghi stesso a Palazzo Chigi. Chiaramente, possono sussistere altri elementi esogeni. Uno di questi è stato ipotizzato da Germano Dottori: la vicinanza del leader di Italia Viva ai dem americani e i buoni rapporti che egli stesso ha intrattenuto con Mohammed Bin Salman potrebbero significare un “investimento” del leader saudita per un governo appoggiato da Renzi che ricucia i rapporti “militari” tra i due Paesi? Chissà.

Draghi Renzi Draghi Renzi

Le due ingerenze, comunque, non sono necessariamente in contraddizione e potrebbero coesistere.

Draghi e il bollettino BCE

Che i giochi siano stati diretti prevalentemente da sponda Bruxelles, però, è quanto meno ipotizzabile leggendo il bollettino BCE appena riportato dall’ANSA, con straordinario tempismo dopo la nomina di Draghi e la precedente crisi di Renzi. Certamente, si potrebbe citare il “solito spread” che – guarda un po’ – scente tra il 107 e il 100 proprio subito dopo la convocazione dell’ex-presidente BCE al Quirinale.

Ma è interessante vedere cosa pubblica l’agenzia di stampa italiana sul suddetto bollettino il quale, guarda un po’, ribadisce con una certa energia l’importanza della cosiddettta “Next Generation EU” e ovviamente del Recovery Plan:

“Gli investimenti aggiuntivi” nell’ambito Next Generation Ue “svolgeranno un ruolo di primo piano nel sostenere la ripresa, una volta terminata la pandemia”. Lo scrive la Bce nel suo bollettino, spiegando che “tale strumento produrrebbe un’espansione di bilancio incentrata sul debito pari, in media, a circa l’1 per cento del Pil nell’area dell’euro, nel periodo 2021-2024”. E “la maggior parte degli interventi” finanziati dal Ngeu “dovrebbe essere destinata agli investimenti e alle riforme strutturali volte a favorire la crescita”, sottolinea la Bce. 

Quando all’emergenza covid, testualmente si legge:

“La pandemia continua a porre seri rischi per la salute pubblica e per le economie dell’area dell’euro e del resto del mondo. Il nuovo aumento dei contagi da coronavirus e le rigide misure di contenimento imposte per un prolungato periodo di tempo in molti paesi dell’area stanno minando l’attività economica”, osserva la Bce nel suo bollettino, pur sottolineando che “l’inizio delle campagne di vaccinazione nell’area dell’euro rappresenta un traguardo importante nel processo di risoluzione della crisi sanitaria”.

Infine una chiusura che – forse – pone degli interrogativi sul ruolo di Draghi e sulle posizioni “keynesiane” espresse nel suo ultimo di mandato a Bruxelles oltre che immediatamente dopo lo scoppio della pandemia. Subito dopo, il 7 aprile del 2020, la casa di Mario Draghi bruciava di notte, mentre lui e famiglia si trovavano dentro. Forse una casualità, forse no.

Per continuare “a garantire” a tutti i settori economici condizioni di finanziamento favorevoli nel periodo della pandemia, “continua a essere fondamentale un ampio grado di stimolo monetario”. Lo ribadisce la Bce nel suo bollettino, così “contribuendo a ridurre l’incertezza e a rafforzare la fiducia, ciò incoraggerà la spesa per consumi e gli investimenti delle imprese, sostenendo l’attività economica e salvaguardando la stabilità dei prezzi nel medio termine”, spiega Francoforte.

Il quadro è ancora confuso. Che Draghi sia un nemico che storicamente ha fatto solo il male dell’Italia – come giustamente ricordano in tanti – è incontestabile. È anche vero che la storia ci insegna diverse cose, tra cui quella che gli interessi possano mutare, che un nemico pluridecennale possa diventare un “amico” (virgolette non casuali) per questioni del tutto contingenti e che le contingenze stesse, in generale, siano spesso mutevoli.

Non sto sostenendo assolutamente sia questo il caso. Dovremo per forza attendere il corso degli eventi.

(di Stelio Fergola)

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