Perché il Covid può servire al sovranismo e non solo al mondialismo

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Al di là del quando, come e perché si sia diffusa l’epidemia Covid-19, questa sembra essere una vera manna dal cielo per il mondialismo. E’ l’“operazione Covid”, la palla da cogliere al balzo per tutta una serie di gruppi economici, politici, culturali e del “dietro le quinte”, al fine di avanzare in processi già iniziati da tempo.

Ma la stessa può essere viceversa utile per quei gruppi, movimenti, partiti ed entità collettive che invece perseguono la battaglia per i “popoli sovrani”. Vanno nella giusta direzione le varie proteste e iniziative politiche, movimentistiche e culturali, in numerose città italiane e occidentali, contro le restrizioni di legge e i meccanismi ad esse relative.

Il Grande Reset: Covid, mondialismo e postmodernità

Se volessimo collegare la diffusione dell’epidemia Covid a dinamiche più profonde del succedere storico, epocale ed umano, potremmo dire che essa rappresenta una tappa fondamentale e una drastica accelerazione di passaggi in atto da tempo. “The Great Reset” come titola il Time, consiste nella transizione dalla modernità alla postmodernità, nell’ulteriore liquefazione dei rapporti sociali, nella “smaterializzazione” del mondo economico e del modello antropologico-culturale, e in altri movimenti ideologici. In particolare nel passaggio all’economia telematica (e-commerce e moneta virtuale), a teorie postscientifiche (scientismo e medicina altamente tecnologica), postmediali (smartworking e maggiore fusione dell’uomo con la macchina), e a concezioni ambientalistico radicali (gretismo) e socialisteggianti (si veda la lettera dei 200 Vip per il cambio del sistema economico).

Dal punto di vista della struttura di potere, il Covid è utile anche per una prosecuzione di dinamiche totalitarie precedenti. Abbiamo più accentramento del potere economico-finanziario a vantaggio delle oligarchie europeiste e mondialiste, e una maggiore limitazione del pensiero “non allineato” e non “politicamente corretto”. In questa ottica vanno valutate le riforme strutturali in ambito UE, come il Recovery Fund, che consegnano ulteriormente l’economia nazionale nelle mani di prestiti e finanziamenti a fondo perduto. Ma il cui “fondo”, ricordiamolo, è comunque costituito dal denaro dei popoli d’Europa.

Sempre al riguardo, abbiamo l’aumento vertiginoso dei profitti delle multinazionali e dei colossi dell’e-commerce e della tecnologia informatica. Apple rispetto all’anno scorso ha visto aumentare dell’11% i propri ricavi, Microsoft del 13%, e ancora Amazon del 95%.

Oltre a Facebook, con un maggior numero di utenti attivi su base giornaliera del 7% e mensile dell’8% rispetto al 2019. E Google, che non ha capitalizzato maggiori ricavi ma un aumento del 43% dei servizi cloud.

Il tutto mentre nei due mesi di “lockdown” in Italia una PMI su quattro ha avuto un calo di fatturato superiore all’80% (indagine Promos Italia). E il settore della ristorazione ha perdite stimate sui 33 miliardi, con un crollo del 35% del fatturato e con 60 mila imprese e oltre 300 mila posti di lavoro a rischio (previsioni Fipe Confcommercio).

Allo stesso modo significative sono le censure. Pagine, canali web, post e contenuti mediatici oscurati, blogger arrestati (vedi Andreas Noack e Li Zehua), e il politicamente corretto che ha trovato il suo nuovo dogma nell’allarmismo Covid e il suo nuovo nemico: il negazionismo! Tra i perseguitati illustri vi è addirittura il presidente USA Donald Trump, il quale si è visto più volte censurare alcuni post sui social Facebook e Twitter, e persino durante le elezioni presidenziali. Ma non è solo una questione inerente al pensiero.

In alcuni paesi siamo in presenza di una vera e propria svolta oscura dal punto di vista istituzionale (Germania e Italia), con notevoli forzature dell’ordine costituito in nome della salute (Stato d’emergenza in Italia prolungato fino al 31 gennaio).

Covid e nuovo totalitarismo

 

Da questo punto di vista andrebbe rettificata una certa parola d’ordine delle mobilitazioni contro le ristrettezze Covid e che fa riferimento alla “dittatura sanitaria”. Trattasi in realtà di riconfigurazione “neototalitaria” delle democrazie liberali occidentali. Riconfigurazione già in atto da tempo, in particolare con la caduta del Muro di Berlino e del blocco dei paesi socialisti dell’Est. E’ lì infatti che vanno ricercati i primordi dell’affermazione di un unico pensiero e di un unico sistema economico-politico-culturale, in Europa quanto nel resto del mondo e senza alcuna forma di dissenso e alterità. Da quel momento in poi si ha la trasformazione neoliberale e totalitaria del liberalismo, contro la quale a torto o a ragione il comunismo rappresentava ancora un’altra possibilità, se non addirittura un argine.

Eventi come l’operazione giudiziaria Tangentopoli o i governi tecnici in Italia, in particolare “Monti 2011”, costituiscono alcune delle mosse sotterranee per l’affermazione di questa ristrutturazione complessiva del potere economico, politico, politico-internazionale e culturale. Delle tappe alle quali ora possiamo aggiungere anche il Covid, ma delle tappe che sono parte di un processo più integrale che è quello “neototalitario” e “mondialista”. Il movimento che si batte contro tali ristrettezze, insensate in buona parte parte dei casi, è da un certo punto di vista la prosecuzione dell’ondata populista/sovranista che ha portato alla vittoria di Trump negli USA, alla Brexit, ai Gilet gialli in Francia, e in Italia alla cacciata del governo Renzi tramite il No al referendum costituzionale e al governo giallo-verde. A questa avanzata i mondialisti hanno risposto, tirando la corda dalla loro parte proprio con l’“operazione Covid” e con l’affaire presidenziali USA. Sotto una marea di accuse circa i presunti brogli dei democratici e dei favoritismi del sistema mass-mediatico, queste elezioni sembrano le più contestate e viziate dalla partigianeria della storia recente USA.

Dunque, mai come in questa fase sono fondamentali le proteste di piazza e le iniziative da noi menzionate che, a partire dalla causa economico-sociale, sembrano ridar fiato alla lotta a vantaggio dei “popoli sovrani”. La battaglia economico-sociale è fondamentale per l’attivazione di un sano moto di riscossa politico-nazionale. Nell’economia nazionale vi è la storia del sudore e del sangue delle nostre genti, vi è il genio creativo e l’impulso all’azione in ambito imprenditoriale e lavorativo del popolo italiano. Sbaglia chi all’interno delle proteste snobba tali battaglie. Certe posizioni improntate ad un malinteso senso di libertà e di ribellismo, legate a personaggi ambigui o in cerca di visibilità, andrebbero seriamente rettificate perché inconcludenti, senza raziocinio e scarsamente ancorate alla realtà.

Dopo il Covid: prospettive politiche e compito dei sovranisti

In questa lotta trasversale si oppongono in ogni zona del globo le forze globaliste ai popoli sovrani. Da un lato avanza la rete di apparati economico-finanziari, culturali, mass-mediatici, di potenze politiche e del “dietro le quinte” e che vanno dalla Silicon Valley, ai colossi dell’e-commerce, da Facebook allo “star system”, dalla Cina all’OMS, dal Bilderberg a Soros e Attali. Dall’altra i popoli hanno la possibilità di difendersi se ben diretti da un azione “dal basso” e da una “dall’alto”.

E se dal basso, le manifestazioni sembrano aver eletto Napoli come “avanguardia”, ovvero la capitale della “periferia” del sistema globale in antitesi ai grandi centri “progrediti” e cosmopoliti. Se proprio a partire da tali manifestazioni va recepito il segnale sulla creazione di coordinamenti di forze, in grado di radunare gruppi, partiti e soggetti vari che si muovono in modo sparso e spontaneo.

E’ venuto il momento di creare questo coordinamento, ampliandolo di tutte quelle forze culturali, politiche e territoriali dei circuiti populisti, sovranisti e identitari. Ma una mobilitazione complessiva di tale coordinamento va diretta “dall’alto” e in maniera obbligata dalle forze sovraniste maggioritarie attualmente presenti in Italia, e ci riferiamo a Lega e FdI. Forze che devono rompere con la sciocca politica dell’“unità nazionale” o dell’“opposizione responsabile”. Non c’è alcuna “unità nazionale” da fare con i traditori della patria della specie del PD. L’unica vera unità nazionale va fatta con il popolo italiano e nell’ambito da noi indicato. Su queste basi è possibile spingere al suo massimo anche l’obbiettivo di queste manifestazioni. Obbiettivo che non può essere meramente economico, né semplicemente contrario alle manovre autoritarie messe in campo dai mondialisti.

L’obbiettivo finale deve essere proprio la cacciata del governo dei mondialisti e la sostituzione con un governo “sovrano”, al quale tutte le forze da noi menzionate hanno il dovere patriottico di contribuire.

(di Roberto Siconolfi)

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