Censura google

Censura, ormai è comicità pura: se la prendono anche coi finti comunisti

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Censura Google e comicità ormai sono sinonimi, a quanto pare. Tralasciando la modalità di boicottaggio e le giustificazioni ufficiali, perfino il manifesto è finito sotto la scure del progressismo mondiale. Proprio il manifesto, il “quotidiano comunista” che negli anni si è schierato con praticamente tutti i processi sociali, economici e politici che col comunismo non c’entrano niente: immigrazione, europeismo e con un certo – si passi il termine volgare – “paraculismo” anche l’abbattimento dei confini.

il manifesto fuori da Play Store

Così cita il quotidiano nell’editoriale di oggi sulla censura google, mascherata, ovviamente, da altro:

All’improvviso, a poche ore dalla partenza della campagna abbonamenti, scopriamo quasi per caso che la storica app del manifesto è sparita dal Google Play Store.

Dopo ANNI che siamo sullo Store e da mezzo secolo in edicola, Google ci chiede di dimostrare:

se siamo la app di un giornale (la gerenza è sia embeddata nella app che qui sul sito)
se rispettiamo la privacy (pochi sono più scrupolosi di noi, che non tracciamo né profiliamo)
se la nostra app fornisce contenuti a pagamento (lo fa di default, è accessibile solo agli abbonati e Google prende circa il 40% dell’abbonamento da diversi anni)
se pubblichiamo annunci pubblicitari (no, non lo facciamo ma è questo un motivo valido per cancellare un giornale?)
se pubblichiamo contenuti non adatti ai minori (un giornale non è un porno, comunque nel dubbio autodichiariamo che siamo adatti a un pubblico dai 13 anni in su. Google ci risponde classificandoci subito come un prodotto “non adatto alla famiglia” senza ulteriori spiegazioni).
Ma non basta. Google ci chiede anche:

un abbonamento omaggio per verificare effettivamente il contenuto delle nostre edizioni digitali con tanto di istruzioni di login (Google che chiede l’abbonamento omaggio al manifesto ci fa abbastanza ridere)
ci spedisce a un ente di valutazione dei contenuti denominato IARC (mai sentito prima, almeno da noi)
Al termine della compilazione di questi assurdi questionari compaiono delle confortanti spunte verdi. Ma il problema rimane.

Google ci riscrive comunicando che saremo ancora al bando a causa di questa “Policy Issue”: “Apps without an IARC content rating are not permitted on Google Play”.

Finché lo IARC non trarrà le sue conclusioni siamo cancellati dallo Store. Risolviamo anche questa ma la app resta in revisione.

Non si sa cosa stia avvenendo. Eppure la app è pubblica da anni e i commenti degli utenti e degli abbonati sono sempre stati super-positivi

Che dire, la censura, Google e i giganti mondiali adesso se la prendono anche con gli amici. Indipendentemente dalla loro rilevanza editoriale, la cosa fa discretamente ridere. Avanti così, con molto divertimento.

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