Mascherine all’aperto contro il coronavirus, quello che ci salverà dalla fine, dalla salute precaria. Non ci salverà dalla povertà, ma questi sono dettagli. In fondo, chi potrebbe mai preoccuparsi di quella, ammazzando un’economia già disastrata con delle costrizioni psicologiche ancora più gravose per i consumi, per il mercato, per il lavoro? Cosa sarà mai.
Le mascherine all’aperto e lo spettro di un secondo lockdown
Io continuo a crederlo poco possibile, ma una cosa è sicura: governo, media e informazione allineata stanno facendo di tutto per arrivare a una seconda chiusura generalizzata. Con la campagna terroristica assolutamente fuori scala riguardo contagi che portano nel 94% dei casi a soggetti del tutto asintomatici. E con decessi che si contano spesso sulle dita di una mano (o 4 mani, se vogliamo essere più capziosi).
Le mascherine all’aperto non sono altro che l’ennesimo tentativo di esasperare una situazione che andrebbe solo gestita e affrontata con eventuali cure mediche, lavorando in senso politico e non medico. Perché non è sano governare una società, ovvero un organismo complesso fatto di lavoratori, classi sociali, ordine e civiltà, come se fosse un gigantesco terreno da ospedalizzare.
Covid, la salvezza del governo giallofucsia
Il Covid ha salvato il governo Conte 2. O quanto meno ha dato una grossa mano a una sopravvivenza teoricamente impossibile tra il partito-madre (il PD) e un satellite di sfigati che ha dovuto sottomettersi in ogni ambito per mantenere un posto al sole del gabinetto esecutivo.
Le mascherine all’aperto rinvigoriscono la stramba stasi della maggioranza, spingendo ancora di più sullo stato di emergenza e sulla necessità di allontanare il più possibile le elezioni anticipate. Non che ci fossero grandi speranze già precedentemente, sia chiaro.
Ma la possibilità di dover ricorrere a poteri speciali ha rappresentato una risorsa insperata. Sulle mascherine all’aperto qualcuno, anche nel mondo dell’arte – sebbene, ormai, non massificata – reagisce.
Lo spettro della povertà, nel frattempo, si fa sempre più strada. Auguriamoci che questo delirio finisca il più presto possibile.
(di Stelio Fergola)