Del Willy italiano ucciso settimane fa da tre ragazzi di origine albanese, ne ha parlato solo Il Primato Nazionale l’altro ieri. Perché Filippo è un Willy italiano a tutti gli effetti, picchiato, investito con l’auto, ma niente. Nessun contraltare.
Vitangeli sul Willy italiano di cui nessuno parla
Arnaldo Vitangeli, de La Finanza sul Web, ha pubblicato un video piuttosto esplicativo sulla differenza di trattamento tra i due ragazzi e, soprattutto, sulla strumentalizzazione del “Willy originale” rispetto al “Willy italiano”.
Sui media mainstream il “Willy” nostrano non esiste: perché?
Non è difficile da capire, e si rischia di essere parecchio ripetitivi. Filippo è italiano e bianco. Willy nero e, comunque la si veda, si origine straniera. Il Willy italiano non può contare quanto quello straniero e, soprattutto, di colore più scuro.
Un caso di strumentalizzazione di cui abbiamo già avuto modo di parlare. Ma il silenzio evidenziato da altri esponenti di controcultura su Filippo rende la situazione ancora più squallida.
Come si cita nell’articolo di approfondimento de Il Primato, che trova una metafora quanto mai azzeccata definendolo “il telecomando dell’indignazione”, la questione non è certamente una novità:
Sia come sia, semplicemente nessuno ha pensato di strumentalizzare e politicizzare quella tragedia. Niente caccia alla strega “fascista”. Come se non fosse funzionale a improbabili disamine sociologiche, perché i picchiatori non erano immediatamente caricaturabili o almeno non corrispondevano all’immaginario forzato di chi punta tutto sull’indignazione telecomandata. Così la morte di Filippo Limini non ha innescato alcuna speculazione e nessuno si ricorderà dell’omicidio di Spoleto, viceversa quello di Colleferro riempirà le pagine dei giornali ancora per giorni. Potremmo poi citarvi molti altri episodi drammatici finiti presto nel dimenticatoio e in ogni caso meno considerati dai media. Da Pamela a Desirée, passando per Flavio e Gianluca, adolescenti di 15 e 16 anni trovati morti in casa a Terni dopo aver assunto metadone fornito da un tossicodipendente antifascista.
Dal canto nostro, ci sembra giusto ricordare i pochi colleghi che hanno messo in risalto non tanto la vicenda di per sé, ma il raffronto tra le due cose.
(la Redazione)