due italie

Le due Italie: la vita e la morte

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Due Italie. Contrapposte e per molti versi due Nazioni diverse. L’ultima dipana il suo mortifero cancro, a seguito dell’idea “geniale” di cancellare alcune vie dell’Impero sopravvissuto fino alla seconda guerra mondiale.

Perché Due Italie

Un Paese normale fa del suo passato – bello o brutto che sia – una vicenda a proprio uso e consumo da raccontare ai posteri secondo i criteri più convenienti e favorevoli. È un modo per infondere loro orgoglio, coraggio e un pizzico di adrenalina affinché siano preparati al meglio ad affrontare le sfide che il futuro ha in serbo. Ma voi immaginereste mai Gran Bretagna o Francia proporre una riflessione collettiva sulle loro parentesi più controverse? Pur di pensare in grande e modellare ancor più la coscienza nazionale non hanno esitato a trasformare nell’immaginario collettivo delle bruciante sconfitte in imprese eroiche. Vedi il caso Dunkirk, film del 2017. Spregiudicatezza assoluta. Nella terra delle due Italie, piace sempre autocommiserarsi. Dopo un’epoca di costante piagnisteo cinematografico e revisionismo al ribasso sulla Grande Guerra, ora è la volta dell’Impresa d’Etiopia. Via Eritrea ed Etiopia, a Roma, vengono cancellate perché agli italiani si deve far credere di essere stati carnefici come i loro colleghi europei. Anche se tutta la storiografia dimostra il contrario e Asmara è Patrimonio dell’UNESCO. Si vuole perpetuare un senso di sconfitta trionfale per continuare ad allevare impunemente generazioni di depressi e vulnerabili. Più siamo ininfluenti, più ci godono. Più siamo morti, più ridono. L’etica del Paese è contro il Paese stesso ed è promossa da una minoranza elitaria che ci incatena all’apatia da 50 anni. Questa cosa non possiamo ignorarla, mai. Questa cosa influisce su tutto, anche sulla reazione alle provocazioni esterne. Ad oggi, solo per fare un esempio banale, non esiste un dibattito costruttivo sull’immigrazione che non sia annacquato da questo folle retaggio. Unico caso al mondo. E non sono nemmeno contemplate normali azioni di contrasto del fenomeno. Per bloccare una nave, allo stato attuale, un ministro rischia un processo per sequestro di persona. Perché la storia delle due italie è quella di

Due Italie: vivi contro morti

La verità è che date come l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 hanno rappresentato, volente o nolente, un drammatico spartiacque tra le due Italie. Prima vi è un’Italia capace di esprimere imprese, virtuosismi e un’identità tutto sommato coesa e precisa (Risorgimento-‘15/‘18-Ventennio). Dopo, invece (salvo alcune straordinarie eccezioni), vi è un popolo educato all’anti-Nazione e all’insignificanza, secondo cui la sottomissione a tutto e tutti è un valore e avere ambizioni, al contrario, è un crimine. Un trauma psicologico da cui non ci siamo mai ripresi e che si riflette nell’atteggiamento assunto dalle nostre élite con gli organismi sovranazionali in questo periodo delicato. Le uniche ridotte a prostituirsi agli usurai di Bruxelles con il cerino in mano pur di avere un briciolo di attenzione e assumersi l’infame responsabilità di salvare il salvabile a cui non crede più nessuno. Piccoli stalker ossessionati dal complesso di inferiorità. Ossequiosi e servili oltre ogni limite. Zero dignità, zero orgoglio, zero autostima. Sottoni in doppiopetto che godono dell’appoggio di un vero assetto mediatico di guerra. “I soldi del MES sono gratis! Perché non prenderli?” “Grandi passi avanti sul Recovery Fund!” Morire letteralmente per Maastricht. Quanta miseria.

(di Davide Pellegrino)

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