L'aristocrazia sinistroide e la rivolta delle terre umbre

L’aristocrazia sinistroide e la rivolta delle terre umbre

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Mazzata, ma forse rivolta, ribellione, contro l’aristocrazia sinistroide. Contro i nobili di oggi, i salottieri con la pretesa di guardare al bene del popolo senza curarsene. La disfatta delle sinistre in umbria ha questo sapore. E mai come questa volta l’appellattivo “sinistroide” calza a pennello. Verso una classe dirigente che ostenta tanto un’essenza “di sinistra” totalmente fuori dalla realtà.

I numeri: 20 punti contro l’aristocrazia sinistroide

Per l’appunto, mai come oggi parlare di aristocrazia “sinistroide” sembra essere l’espressione corretta. Perché mai come oggi, essa evidenzia nei politici di appartenenza a partiti eredi del vecchio PCI, quella totale lontananza dal popolo che li ha contraddistinti negli ultimi trent’anni. L’Umbria, a tutti gli effetti una regione definita “rossa”, dà all’aristocrazia una mazzata che si ricorderà per sempre. Sono costretti a prenderne atto tutti, da Repubblica, a Il Fatto Quotidiano, che senza troppi fronzoli cita così:

“Dopo 50 anni l’Umbria non è più una regione rossa. Il centrodestra ha stravinto le elezioni e per la prima volta dal 1970 la regione non sarà amministrata dalla sinistra. Anzi: come già era successo alle europee, gli umbri si sono riscoperti leghisti. Le urne hanno confermato quanto già raccontavano i sondaggi delle scorse settimane e gli exit poll di domenica notte: il partito di Matteo Salvini è di gran lunga la prima forza in regione con il 36.9%. Anche la nuova governatrice è leghista: si chiama Donatella Tesei, è senatrice del Carroccio e presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama. Ha preso il 57,55%, cioè venti in più rispetto a Vincenzo Bianconi, candidato del Pd e del M5s al 37,48%. Con la Lega prima partito, fa registrare un vero e proprio exploit anche Fratelli d’Italia, che supera i dieci punti (10,4%) e doppia Forza Italia, ferma al 5,5%. La coalizione di centrodestra raggiunge tutta insieme il 58,84%, ovvero 22 punti di vantaggio rispetto ai voti presi dalla cosiddetta alleanza civica composta da Pd e M5s (36,8%).”

La coalizione della Tesei arriva quasi al 60% dei voti, quella di sinistra non vede al 40. La mazzata, la rivolta, contro l’aristocrazia sta tutta qui.

L’aristocrazia sinistroide e la sua distanza dal popolo

Da decenni l’aristocrazia sinistroide non ha nulla a che fare con la difesa delle classi deboli e dei lavoratori. Di prove, ormai, ce ne sono a bizzeffe. Dalla svendita del Paese agli stranieri, gruppi privati o aguzzini europei che siano, l’abbraccio al neoliberismo, la distruzione dello Stato sociale, la totale indifferenza nei riguardi dei poveri e indigenti italiani, lo sposalizio insopportabile dell’immigrazionismo e dello squallido giro d’affari che c’è dietro.

Perché scene penose come lo sciopero della fame “a tappe” per lo ius soli, il costante tema del razzismo contro gli stessi italiani, alla lunga, hanno delle conseguenze. E le vediamo non solo nel voto umbro, ma anche nei risultati delle elezioni europee e, chissà, magari lo vedremo anche nelle prossime consultazioni emiliane.

La sinistra non esiste più: qualcuno la prende anche male

Qualche giorno fa, nel corso della trasmissione “Dritto e Rovescio” condotta da Paolo Del Debbio, Gennaro Migliore di Italia Viva (ed ex PD) ha perso la pazienza contro Maurizio Belpietro.

Il motivo è ancora più imbarazzante: si parlava di immigrazione, e il direttore de “La Verità” si era permesso di affermare ciò che tutti pensiamo: “Uscite dai vostri salotti e dai vostri palazzi, rendetevi conto di come sta la povera gente nelle periferie!”.

Migliore non ci vide più. Il dibattito si trasformò in reazione scomposta: “Non sai niente!” era l’unica frase che Migliore riuscisse a partorire. Perché che gli venisse sbattuto in faccia che lui, con il popolo, non avesse nulla a che fare, beh, non andava proprio giù.

Come non va giù a tanti amici che si dicono di sinistra, di essere nient’altro che un’aristocrazia. Che col popolo, ormai, non c’entra nulla.

(di Stelio Fergola)

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