Negozi al dettaglio: una riflessione sulla crisi del settore

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I negozi al dettaglio erano un tempo il fiore all’occhiello dell’economia italiana. Insieme al piccolo artigianato e l’imprenditoria locale, senza dimenticare turismo ed economia statale. Oggi sono dei fantasmi a bordo strada. Le ragioni sono ben note e risalgono alla fine degli anni Ottanta, quando gradualmente i centri commerciali hanno cominciato a espandersi, da Nord a Sud, sul nostro territorio nazionale.

È certamente una semplificazione, ma molti di coloro che un tempo erano indipendenti piccoli imprenditori, oggi sono dipendenti all’interno di grosse catene. Spesso malpagati, con differenze di tenore di vita palpabili. I negozi al dettaglio però non hanno smesso di esistere. Sono le condizioni di sopravvivenza ad essere drammatiche.

Negozi al dettaglio: 1 su 4 non guadagna, meno del 20% ha speranze di chiudere l’anno in attivo

Un studio risalente ad agosto di quest’anno, a firma Confesercenti, denunciava che “solo il 18% degli imprenditori del commercio ritiene di chiudere l’anno con un bilancio positivo. Una media decisamente inferiore a quella delle altre imprese (34%) e anche alla quota di commercianti che indica una chiusura d’anno negativa: sono il 24%, sei punti percentuali in più della media delle piccole imprese”.

Rimarcando poi come la sfiducia sia il sentimento predominante: “un commerciante su due (48%) ritiene di avere, rispetto allo scorso anno, meno certezze, l’11% in più delle altre imprese. Solo il 10% dei negozianti si sente invece più sicuro. A spaventare il commercio indipendente è in primo luogo il rallentamento percepito della domanda dei consumatori, segnalata da un’impresa su tre (32%) come principale fattore di preoccupazione: la frenata della spesa fa addirittura più paura del fisco, indicato ‘soltanto’ dal 28% delle imprese, accompagnata però da un 22% che teme l’arrivo degli aumenti IVA. Non desta preoccupazione, invece, l’instabilità del governo, chiamata in causa dal 6%, fattore ritenuto più rilevante dalla media delle piccole imprese (15%).”

I piccoli negozi hanno un futuro?

La crisi del settore è irreversibile fin tanto ché è il sistema della globalizzazione sfrenata ad essere irreversibile. Il sistema dei centri commerciali, è noto, negli ultimi 20 anni ha ammazzato la piccola imprenditoria, i piccoli negozi e ovviamente gli stessi negozi al dettaglio. Secondo uno studio dell’anno scorso, le piccole attività hanno ridotto il proprio volume d’affari di quasi il 15% negli ultimi dieci anni, dal momento che “i consumatori preferiscono la grande distribuzione”. E il motivo è ovvio: prezzi più bassi a condizioni notevolmente vantaggiose, tra ingrosso e non solo. Impossibile competere.

Organi sistemici come l’UE, poi, non hanno perso occasione di farci ridere negli ultimi anni, lamentando “tasse troppo alte” per un contesto in cui – soprattutto grazie alle regole di Bruxelles – è impossibile abbassarle.

Ma il modello dell’ingigantimento economico esasperato ha dimostrato tutte le sue falle ed è indiscutibilmente in crisi, come Michael O’Sullivan, ex banchiere di investimenti ed economista presso l’Università di Princeton, ha sottolineato nel suo ultimo libro “The Levelling: What’s Next After Globalization”.

Riscoprire i mercati interni, l’attività economica indipendente del singolo individuo sembrano, in altre parole, oggi più che mai una necessità assoluta.

(di Stelio Fergola)

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