Il vero potere
Macché governo, parlamento, elezioni. In Italia comandano i magistrati, e quanto avvenuto l’altro giorno a Lampedusa ne è l’ennesima dimostrazione. Luigi Patronaggio si sostituisce al governo e consente, lascia fare. Un sequestro trasformato in un permesso. Tutti sbarcati dalla Sea Watch, chissenefrega dello stop del ministero, che la toga ci conferisce poteri praticamente assoluti.
Giudici e magistrati non applicano le leggi e le disposizioni dello Stato. Le rimodulano con la maschera della “reinterpretazione”, ma storicamente fanno sempre la stessa operazione: decidere al posto di chi è stato regolarmente eletto.
Nell’etica come nell’immigrazione. Sulla prima materia si segnala quale eccezione solo la recente debole sentenza della Cassazione, che nega la liceità della maternità surrogata in Italia ma riconosce una genitorialità omosessuale, totalmente assente nelle leggi italiane. Per il resto riconoscimenti di figli nati all’estero e approvazione di unioni tra persone dello stesso sesso ben prima della legge Cirinnà.
Le leggi contro l’immigrazione sono inutili
Sulla seconda materia i magistrati italiani esercitano il proprio dominio da più di 15 anni. A suo tempo ignorando le disposizioni della Bossi – Fini, divenuta futile nel giro di pochi anni se non addirittura mesi, poi fregandosene altamente del reato di immigrazione clandestina introdotto dall’ultimo governo a nome Berlusconi.
Alla fine del mese scorso i giudici italiani hanno disposto che tutti i clandestini possano considerarsi rifugiati fino a prova contraria, e qualche settimana fa perfino che un falso rifugiato possa restare in Italia. Per internazionalizzare il potere nazionale, a loro si aggiungono quelli europei, che intimano di elargire le abitazioni ai rom.
Il governo italiano è inutile?
A quanto pare sì. Almeno, stando alla storia degli ultimi 20 anni. Questo a meno che non si decida a promulgare leggi già generate ad hoc dalla magistratura (come quelle sulle unioni omosessuali poc’anzi citate). Salvini si prenda un bel caffé, ha una bella gatta da pelare. Quella di chi ha il dovere di eseguire le leggi, sempre che qualche toga gli consenta di farlo.
(di Stelio Fergola)