Con la ripresa delle ostilità in Libia, gli immigrazionisti hanno nuovi argomenti. 800mila è il numero di “migranti” che si stima potrebbero arrivare nei prossimi mesi sulle coste italiane, secondo le recenti dichiarazioni di Al-Serraj.
Il mantra “scappano dalla guerra” si prepara ad essere rilanciato con prepotenza, e le ONG sono pronte alla riscossa. Ma secondo i dati di provenienza degli sbarcati, consultabili sul sito del Viminale, la questione sembra un po’ diversa.
Su 625 sbarcati dall’inizio dell’anno, 105 vengono dall’Africa nera (Nigeria, Somalia, Senegal, Guinea) 360 dal Nordafrica e da luoghi dall’etnia almeno visivamente più simile (dalla Tunisia e Algeria finendo all’Iraq), 57 dal Bangladesh e 61 da “altre provenienze”. Nessuno, quindi, dalla Libia, il che potrebbe essere assimilabile alle origini di dichiarata provenienza Nordafricana e non certo dall’area Subsahariana.
Proporzioni simili a quelle viste negli anni precedenti, dove di “libici” ce ne erano molto pochi, secondo le statistiche ufficiali. Ancora meno secondo quelle “fotografiche”. Per carità, in quest’ ultimo caso la parola “statistiche” si può utilizzare soltanto come iperbole e le stesse non possono considerarsi un campione attendibile. Ma in ogni caso è interessante notare ciò che ci hanno mostrato queste immagini nel corso degli anni, ovvero un quadro quanto meno confuso dei “migranti” che sono arrivati in Italia, quasi tutti di razza subsahariana facendo semplici ricerche su google immagini:
Lo status di rifugiato, già riconosciuto per meno del 10% dei naufraghi giunti da noi, è stato in altre parole confermato minoritario sia dai numeri pubblicati dal Ministero che dai reportage fotografici, incredibilmente in contraddizione (se la maggioranza dei “migranti” viene dalla Tunisia, Paese dove al momento non c’è alcuna guerra civile – e lo stesso dicasi per l’Algeria – com’è possibile che per anni le fotografie dei naufraghi abbiano ritratto quasi esclusivamente subsahariani?).
La ripresa delle ostilità in Libia ci preannuncia il probabile arrivo di quasi 1 milione di persone che “scappano dalla guerra”. Ma c’è da scommettere che le fotografie saranno sempre le stesse, e anche i dati del Viminale (sebbene si smentiscano gli uni con gli altri). Ovviamente, nessuno se ne accorgerà o vorrà accorgersene.
La banale verità, ossia che la Libia stessa altro non è se non un hub di smercio di esseri umani di ben altra provenienza verso l’Europa, verrà messa da parte come sempre.
Nel frattempo si rilanciano vecchi temi, come quelli della “spartizione” con l’Europa che non vuole mai spartire. E che mai lo ha fatto finora. Un modo come un altro per spostare il centro dell’attenzione dalla necessità prioritaria di non farli partire a quella di essere obbligati a riceverli con una presunta divisione che non è mai avvenuta e che non avverrà mai.
Per dirla in maniera semplice: ce li riprenderemo di nuovo tutti noi. E gli immigrazionisti stapperanno nuovamente lo champagne.
(di Stelio Fergola)